Serie A, De Siervo: "Vogliamo una diversa considerazione dalla politica"

I problemi economici nel calcio italiano continuano a esistere. Nonostante il ritorno del pubblico allo stadio (al momento al 75% della capienza degli impianti), l'industria del calcio continua ad avere un'emorragia interna in ambito economico-finanziario. Durante il Social Football Summit è intervenuto Luigi De Siervo. L'ad della Lega Serie A ha dichiarato: "Abbiamo un problema più evidente di quello spagnolo. Quando siamo stati leader non abbiamo avuto la forza di strutturarci. Il nostro problema è con la politica: la Serie A è il capro espiatorio. Siamo forzati alla riduzione del pubblico negli stadi. Il populismo la fa da padrone nel nostro paese. Non è stato fatto nulla per ridurre la pirateria. Pretendiamo una diversa considerazione dalla politica. Abbiamo fiducia nel Presidente Draghi, ma serve programmazione. Il problema degli stadi di proprietà, qui nella Capitale della Lazio e della Roma, non sono da sottovalutare: se ne parlava dai tempi di Sensi e Cragnotti. Siamo l'unico paese al mondo che si è castrato con una legge per vendere il nostro brand all'estero. La pandemia ha enfatizzato le difficoltà e le contraddizioni. Noi dobbiamo ristabilire un rapporto leale con la politica, in modo tale che potremmo tornare a correre come meritiamo".
SUPERLEGA - "Con la Superlega ci sarebbe stata una diminuzione di introiti, è stato studiato. Il secondo problema sarebbe stato quello dei calendari. La nostra posizione è stata sempre chiara. Le 12 squadre firmatarie erano tra le 14 più indebitate. Non si possono compiere prepotenze, dobbiamo migliorare il sistema attuale. La Champions League si può modificare premiando chi investe di più. I fondi che possiedono le società e possono comprare senza un limite rischiano di rovinare il mondo del calcio".
RIVOLUZIONE DEI FORMAT - "Bisogna concentrarsi sulle regole, non sui format dei tornei. La direzione è questa. Può essere più facile o difficile, ma il sistema di revisione del FairPlay Finanziario non deve allentarsi. In Spagna il modello è efficace. Il problema più grande è stato destinare i soldi a un manipolo di giocatori che hanno voltato le spalle ai club in crisi. Nonostante le squadre abbiano cercato di condividere questa difficoltà, da questo punto di vista i calciatori non hanno fatto la loro parte. Questo ha reso nude le società di fronte ad agenti e giocatori. Stiamo cercando di rinnovare un contratto con l'AIC per trovare maggiore flessibilità. I tesserati devono capire la situazione economica dei club di appartenenza".
SOSTENIBILITA' - "Serve un controllo dei costi per evitare che i più forti schiaccino i più deboli. La UEFA deve applicare delle riforme più stringenti, altrimenti potrebbe essere veramente l'inizio della fine. Le dichiarazioni dell'ad del Newcastle? Stamattina gli ho inviato il libro "Le favole di Esopo - La volpe e l'uva". Certe dichiarazioni dimostrano che non conosce il calcio italiano. Per oltre 9 mesi abbiamo lavorato con CVC, all'ultima votazione l'Assemblea ha voluto un altro percorso. Siamo a tutti gli effetti un'associazione che crea intrattenimento. Abbiamo costruito una grande sede di produzione televisiva, siamo una media company e lo faremo in qualsiasi caso. Questa è la strada. Il problema dell'Italia non lo scopriamo certamente oggi: c'è poca chiarezza nella governance. Quando si parte c'è subito opposizione, non si riesce a fare un salto di qualità. Noi rappresentiamo il calcio che ha maggiore potenziale e prospettiva di crescita in tutta Europa".