Morte Maradona, Di Marzio: "Diego è una divinità. Uomo vero circondato da opportunisti"

27.11.2020 07:28 di  Edoardo Zeno  Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Morte Maradona, Di Marzio: "Diego è una divinità. Uomo vero circondato da opportunisti"

Ieri, 25 novembre 2020, è stato un giorno terribile per il mondo del calcio. Ci ha lasciati quello che probabilmente è il miglior giocatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona. Gianni Di Marzio, uno dei primi a scoprire il talento del fuoriclasse nato nella provincia di Buenos Aires, è intervenuto in esclusiva ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it per ricordare la figura carismatica del Pibe de Oro: “Maradona aveva grande personalità, l’aveva nel suo DNA. Era carismatico, con carattere e convinto delle sue qualità. Tutti i bambini da piccoli sognano di trascinare la propria Nazionale a vincere un Mondiale, ma nessuno ci riesce a diventare una divinità come lo è stata lui. È stato il calciatore più forte di tutti i tempi, non ne esistono altri come lui. Oggi ci sono grandi fuoriclasse che comunque ho scoperto, da Ronaldo a Messi, passando per Aguero, Cavani, Lavezzi, Fernandinho e Marcelo. Questi non hanno niente a che vedere con Diego. Messi non ha niente a che vedere con Maradona. El Pibe de Oro risolveva le situazioni difficilissime con una facilità irrisoria e soprattutto si divertiva”.

DIEGO UOMO “Già a sedici anni aveva dimostrato di essere un uomo vero. Non essendo stato guidato e tutelato, poi si è perso fuori dal campo. Maradona era una slot-machine, sfornava soldi da tutte le parti, ma aveva intorno tantissime persone opportuniste. È l’unico che nel corso degli anni mi ha sempre ringraziato quando parlava in televisione, gli altri gli fai un favore nel calcio ma non ti fanno neanche gli auguri di Natale. Questa è una cosa schifosa. Andai a trovare Diego nel suo quartiere a Villa Fiorito, in provincia di Buenos Aires. Stavano messi piuttosto male, era il degrado allo stato puro”.

MARADONA E NAPOLI “Ho avuto il piacere di far conoscere Diego ai napoletani. Per me è stato un atto di amore verso la mia gente oltre che a un atto di competenza. Maradona è arrivato a Napoli al momento giusto. La città aveva bisogno di un simbolo vincente che potesse dargli più dignità e prestigio a livello calcistico. È stato un condottiero, è entrato nella leggenda. Oltre alle sue grandi giocate, ci portiamo ciò che è stato Maradona. È stato il difensore dei poveri, politicamente ha sempre preso posizione specialmente in Sud America. Era amico dei capi degli stati, cosa che non ha fatto Pelé che si è sempre defilato”.

LEGGENDA“Maradona è stato prigioniero della sua notorietà. Si sentiva immortale. Se fosse venuto a Napoli qualche anno prima, quando io ero allenatore, sarei riuscito a tutelarlo sicuramente meglio. Se oggi si parla ancora di Giotto e di Donatello, come fai a non parlare di Maradona nel calcio. Adesso che è morto è il più grande di tutti, prima qualcuno aveva dei dubbi”.

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Pubblicato il 26/11/2020

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