Calciomercato Lazio | Indice di Liquidità: l'ultima volta e dopo addio. Dal 2026...

CALCIOMERCATO LAZIO RASSEGNA STAMPA - L'Indice di Liquidità in casa Lazio è un incubo ricorrente. La leggenda narra che c'è chi la notte si svegli terrorizzato dalla sua rigidità e dalle sue limitazioni. Un nemico ormai noto dalle parti di Formello, con il quale il club sta facendo la guerra da tempo e che, anche in questa sessione di calciomercato, sarà l'argomento numero uno dei dibattiti dentro e fuori dalle mura del centro sportivo. La Lazio, d'altronde, è lontana dalla soglia di 0,8 che quest'anno viene imposta dalla FIGC, motivo per cui si trova con le mani legate costretta a spendere solo quanto incassa per non alterare i valori. Da qui l'impossibilità di fare mercato e la necessità di liberarsi di alcuni esuberi per far spazio almeno a un acquisto.
INDICATORE DI COSTO DEL LAVORO - Anche in questo contesto, però, arriva un respiro di sollievo. Finalmente, una buona notizia. Come riporta anche l'edizione odierna di Repubblica, a partire dalla prossima stagione i paletti dell'Indice di Liquidità verranno rimossi e sostituiti. L'IdL non sarà più vincolante per fare mercato. A partire dal 1° gennaio 2026 e, quindi, già dalla prossima sessione di mercato conterà, invece, l'indicatore del costo del lavoro allargato ( che avrà una soglia 0,8 per la stagione ‘25-‘26) e che corrisponde al rapporto tra il costo della rosa (quindi gli ammortamenti per i cartellini, gli ingaggi lordi e le commissioni per gli agenti) e i ricavi del club.
UN NUOVO CRITERIO - L'obiettivo della FIGC è quello di adeguarsi alle direttive della UEFA sul pareggio di bilancio. Così facendo, ci sarà un altro criterio da dover rispettare per potersi muovere liberamente nelle varie sessioni di calciomercato, stando attenti che che: i costi non superino l'80% del fatturato (il 70% per il 2025/2026), quindi del totale dei ricavi. Come riporta ancora il quotidiano, per rendere più comprensibile il concetto: se un club vanta100 milioni di euro di ricavi, potrà spendere massimo 80 milioni tra cartellini, ingaggi e commissioni.
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