Lazio, questo è un nuovo Sarri e non chiamatelo più integralista

"Nella mia carriera ho fatto tutti i moduli e mi danno dell’integralista. Non penso sia vero. Se mi chiedete una definizione, posso dire di ritenermi un trasformista. Adatto le mie idee, a cui non rinuncio mai, alle caratteristiche che alleno". Queste le parole di Maurizio Sarri rilasciate alla televisione svizzera, a distanza di settimane dalla conferma nel derby. La stracittadina tra Lazio e Roma, in effetti, è stata la prova di quanto ha detto il tecnico biancoceleste, di quanto nel corso della sua carriera è cambiato e si è adattato a ciò che aveva, mantenendo però le sue idee, ma soprattutto la sua mentalità. Come riporta la consueta rassegna stampa di Radiosei, contro la Roma la squadra di Sarri ha abbassato notevolmente il suo baricentro, tenendolo a un'altezza media di 41 metri nei 100' giocati. La Lazio ha rinunciato al possesso palla, ha abbandonato l'idea di supremazia territoriale e ha sfruttato le qualità difensive che in questa stagione sono emerse fin da subito. Sono sette le reti inviolate nelle ultime otto partite, la debacle contro la Salernitana rovina quello che sarebbe potuto essere un filotto niente male. Sarri si è adattato alla partita, dopo il match ha detto chiaramente che quello che conta è vincere queste sfide per il popolo laziale, ennesima dimostrazione di come abbia capito l'essenza del derby e della rivalità capitolina.
Un anno fa, infatti, quando era ancora alle prime armi: vinceva il derby d'esordio per 3-2, lamentandosi, però, al termine del match per il gioco non brillante dei suoi. Questa volta no, nessun accenno a tattica o errori, ha cambiato la sua Lazio, si è adattato ai giocatori e l'ha adattata alla Roma, mettendo in grande difficoltà Mourinho e vincendo meritatamente un derby in cui le occasioni da gol create sono due, ma solo mezza concessa. Sarri è cambiato con la Lazio, non ha rinunciato alle sue idee di supremazia, ma è disposto a modificarle per disporre una squadra in cui prevale la solidità: come visto anche contro la Fiorentina, partita in cui poteva vantare un Immobile e un Milinkovic in più. Nel derby della Capitale il tecnico biancoceleste ha stupito tutti, ha mandato fuori giri la Roma e anche chi si aspettava una squadra diversa, ha motivato i suoi ragazzi e ha tirato fuori dal cilindro una Lazio che ha rinunciato ai singoli, per diventare collettivo, che ha rinunciato al dominio, per vincere la partita delle partite.