Lazio, l'omaggio agli eroi del '74: "La loro spregiudicatezza li portò allo Scudetto"

Alcuni stralci dello speciale sulla Lazio del '74, mandato in onda da Rai Sport: dalla vittoria contro il Lanerossi a quella contro il Foggia.
05.04.2020 06:55 di  Elena Bravetti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Elena Bravetti - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, l'omaggio agli eroi del '74: "La loro spregiudicatezza li portò allo Scudetto"
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Dopo lo speciale su Re Cecconi, Rai Sport ha mandato in onda un omaggio al percorso che portò la Lazio a vincere il suo primo Scudetto, il 12 maggio del 1974. Un evento cruciale per la storia del club che, secondo il direttore Mazza "cambiò l'idea della squadra, fino a quel momento subalterna rispetto alla Roma. Fu una specie di rinascita. Di quel miracolo viviamo ancora oggi". Un cammino che iniziò con la vittoria contro il Lanerossi Vicenza alla prima giornata di campionato, ma che ebbe come premesse la campagna acquisti del '72, che portò nella Capitale, tra gli altri, Garlaschelli, Frustalupi e Re Cecconi, e quella del 73', basata sulla scelta del presidente Lenzini di non lasciar partire il proprio bomber, Giorgio Chinaglia. Artefice di quell'impresa Tommaso Maestrelli, che inizia in salita la propria esperienza in biancoceleste: "I tifosi erano molto affezionati a Lorenzo - spiega Mazza - Maestrelli ci parlò per convincerli che quella squadra aveva bisogno di tempo. Aveva uno straordinario carisma, fu l'inizio di una vera cavalcata". 

CAMPIONATO - Lo speciale inizia tornando, solo per un momento, alla stagione precedente, in cui la Lazio aveva visto sfumare all'ultimo il sogno Scudetto per la sconfitta contro il Napoli e la vittoria della Juventus all'Olimpico contro la Roma. Furino, capitano dei bianconeri campioni d'Italia, ne parla così: "La nostra vittoria fu la conseguenza del risultato che stava maturando a Verona, ci permise di crede alla vittoria". La stagione 73/74 è quella buona per la 'banda Maestrelli', che replica il successo alla seconda giornata, quando Wilson sigla il suo primo gol in Serie A contro la Sampdoria. Dopo la sconfitta ancora contro la Juventus, arriva un'altra disfatta, questa volta in campo europeo, contro l'Ipswich Town: reduce dal 4-0 dell'andata, alla Lazio non basta la vittoria per 4-2 nella gara di ritorno. La partita ebbe conseguenze pesantissime sulla stagione seguente: a causa di quanto accaduto al termine della partita per un rigore non concesso dall'arbitro ai biancocelesti, il club viene squalificato per un anno, e non può participare alla successiva Coppa dei Campioni.

SPERANZA - In campionato, invece, si iniziano ad avvertire sensazioni positive, nonostante la cautela nel parlare di Scudetto. Wilson sottolinea: "Avvertivamo l'interesse a replicare la stagione precedente, la squadra c'era. Si pensava domenica dopo domenica, per noi la parola Scudetto non è esistiva fino alla gara di ritorno contro la Juventus". Arriva la vittoria contro il Cagliari di Riva, quella nel derby, contro il Napoli e il Verona. Due giorni prima del Natale '73 la Lazio è prima in classifica. "Da allora cominciò la cavalcata. Iniziammo a capire che poteva essere l'anno giusto per affermarsi come primi della Capitale", ricorda Mazza. Una squadra folle, divisa al suo interno, che iniziava a far paura anche agli avversari, come testimonia il commento di Furino: "Re Cecconi era un giocatore di sostanza, aveva una bella corsa, un bel contrasto oltre a uno spiccato senso negli inserimenti. Con Frustalupi e Nanni formava un ottimo centrocampo. Mi piaceva giocare contro di lui". 

LENZINI E TOR DI QUINTO - In quegli anni, due costanti: il presidente Lenzini e il centro sportivo di Tor di Quinto. Wilson è tornato a parlare di entrambi gli argomenti: "Il presidente ha sempre onorato quanto promesso, anche nei momenti di difficoltà. I giocatori che hanno lasciato la Lazio hanno rimpianto Roma, la squadra, ma soprattutto Lenzini. Tor di Quinto era la nostra casa. Ancora oggi passo ogni mattina e controllo se c'è ancora la statua di Maestrelli, come se qualcuno potesse toglierla da un momento all'altro". Il cammino trionfale in campionato continua con il successo contro il Genoa, il sesto consecutivo, la sconfitta interna contro il Torino, il poker rifilato al Bologna e la seconda vittoria contro il Lanerossi. "In quel momento potevamo giocare contro chiunque", ammette D'Amico. Ricorda Stefano Mattei: "Maestrelli fu in grado di strigliare i propri giocatore in vista del crocevia della stagione". E il crocevia fu la gara contro la Juventus, terminata 3-1. "Fu memorabile - secondo Wilson - non tanto per il risultato quanto per come arrivò". E l'avversario Furino è dello stesso parere: "Fu lo spartiacque. Da quella partita la Lazio acquistò molta più convinzione e coraggio. Noi non ci avvicinammo più a loro. La loro spregiudicatezza gli consentì di vincere il campionato". 

FINALE - Ci si avvicina, dunque, al finale del campionato. Alla vittoria contro il Cagliari fa seguito quella contro la Roma e poi il pareggio con il Napoli, con Chinaglia autore di una tripletta. Si arriva alla gara della svolta, quella contro il Verona, raccontata dal direttore Mazza: "A fine primo tempo Maestrelli non fece entrare i giocatori negli spogliatoi, gli disse di tornare in campo. Il pubblico iniziò a incoraggiarli. C'era un forte attaccamento nei confronti della squadra. E infatti il secondo tempo fu tutto un altro film". Il 12 maggio 1974, il giorno del trionfo. La Lazio vince contro il Foggia e fu, per ripetere le parole di Mazza, "il coronamento di una storia iniziata anni prima. Il titolo del Corriere dello Sport fu 'Lazio nel sogno', ed effettivamente quel sogno s'era realizzato". Senza quelle premesse non ci sarebbero state le Lazio più belle, degli anni seguenti. Con una settimana di anticipo rispetto alla fine del campionato, la 'banda Maestrelli' è campione d'Italia. Il tecnico ha saputo costruire una famiglia, portandola al successo

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Pubblicato il 4/04 alle 19:15