Piano Colao, Pd: "Alla fine decide la politica". Spadafora, perché nel calcio no?

Il comitato di esperti voluto dal governo e guidato dal manager Vittorio Colao ha consegnato alla presidenza del Consiglio un documento di 121 pagine per favorire la ripresa economica dell'Italia dopo la crisi Covid. Il "Piano Colao", come è stato ribattezzato dai media, non ha però convinto fino in fondo il mondo della politica. A sorpresa però sono sembrati più freddi i partiti che sostengono il Governo rispetto a chi sta all'opposizione. Il Movimento 5 Stelle ha addirittura evitato di commentare ufficialmente, mentre il Pd ha affidato la reazione al vicepresidente Anna Ascani: "Resto convinta che il lavoro dei tecnici sia importante, ma poi le scelte deve farle la politica".
CALCIO MONDO A PARTE? - Che le scelte spettino alla politica non c'è nessun dubbio: i tecnici possono redigere piani, ideare strategie, ma poi è la politica a dover fare la sintesi. Naturalmente questo vale anche per lo sport e il calcio in particolare. In queste ore ciò che preoccupa maggiormente in vista della ripresa del campionato è la durata della quarantena in caso di nuovo positivo. La curva del contagio sempre più in discesa ha spinto a ipotizzare a delle modifiche rispetto ai 14 giorni decisi nella fase più acuta dell'emergenza. Il Comitato tecnico scientifico però continua a insistere che il protocollo non subirà variazioni, con i ministri di Salute e Sport che assurgono quasi al compito di meri esecutori. Le domande quindi sorgono spontanee: "Perché nel calcio il Governo delega tutto ai tecnici senza porsi nemmeno il minimo dubbio? Manca forse la volontà politica di portare a termine il campionato?". L'unico che potrebbe rispondere a queste domande è il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.
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