Mattarella conferisce 33 onorificenze: c'è anche Astutillo Malgioglio

L'ex portiere di Lazio e Roma sarà premiato il 29 novembre al Quirinale, ma la sua esperienza in biancoceleste non è stata positiva...
14.11.2021 10:30 di  Antoniomaria Pietoso  Twitter:    vedi letture
Mattarella conferisce 33 onorificenze: c'è anche Astutillo Malgioglio

Promotori di valori costituzionali ed eroi del quotidiano. Sergio Matterella anche quest'anno conferirà onorificenze al merito della Repubblica Italiana ai cittadini che si sono distinti come esempi civili. In tutto saranno 33 e il 29 novembre sono attesi per la cerimonia al Quirinale. Tra questi c'è anche Astutillo Malgioglio, 63 anni. L'ex portiere diventerà Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana: "Per il suo costante e coraggioso impegno a favore dell'assistenza e dell'integrazione dei bambini affetti da distrofia". L'ex numero uno fin da adolescente si è messo al servizio dei disabili. Ha aperto prima una palestra e poi ha istituito un servizio di cure domiciliari per bambini con problematiche. Una vera attività che ha sempre portato avanti parallelamente al calcio. Da estremo difensore ha giocato sia con la Lazio e con la Roma, ma la sua esperienza in biancoceleste non è stata positiva. Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, Malgioglio si sfoga: «Mi sono sempre chiesto il perché di tanta ostilità; non ho mai preteso applausi, solo un po' di rispetto».

Poi successe l'irrecuperabile in un match con il Vicenza in cui il portiere fu protagonista di tanti errori e dove venne pesantemente contestato. Qualcuno successivamente parlò anche di uno striscione che recitava «Tornatene dai tuoi mostri», ipotesi sempre smentita dai presenti allo stadio quel giorno. Astutillo perde la testa, si toglie la maglia, ci sputa e la prende a calci. A distanza di anni Malgioglio si pente del suo gesto:  «Mi fa male tornare su questo episodio. Non rifarei quel gesto. Solo io e la mia famiglia sappiamo la sofferenza provata. Quello che mi ferì di più non furono le cattiverie nei miei confronti ma la mancanza di rispetto, di solidarietà, di umanità per quei bambini sfortunati che non c'entravano niente. Il giorno dopo a Piacenza rividi i genitori di quei bimbi. Incrociando i loro occhi, non sapevo cosa dire. Molti di quei bambini non sono riusciti a diventare adulti». Pensava di smettere, ma poi ha giocato con Inter e Atalanta prima di appendere gli scarpini al chiodo. Il calcio, però, è un ricordo lontano come spiega a Il Messaggero:  «Con il calcio ho chiuso. Non solo con la Lazio. Ci sarebbe tanto da dire, tipo quello pensa agli handicappati anziché parare... Se ho sbagliato, pagherò davanti a Dio. Quanto accaduto non cancella le belle persone che ho conosciuto a Roma»