ESCLUSIVA - Sforzini, cuore biancoceleste: "La Lazio è casa mia! Rozzi? A lui ci penso io..."

Un laziale in Liguria. Si chiama Ferdinando Sforzini, tifa Lazio sin da bambino e di mestiere fa il tagliagole. Sia chiaro, il killer instinct non valica il campo da calcio, è ben confinato nell'area di rigore. Sassuolo, Udinese, Verona, Modena e Ravenna sono solo alcune delle casacche indossate durante la sua carriera da girovago. L'apice lo raggiunge tra le fila del Grosseto nelle stagioni 2011/12 e 2012/13 (78 presenze e 38 gol), il presente si chiama Virtus Entella. Nell'intervista che ci ha concesso sembra un tifoso qualunque, parla a ruota libera della maglia del meno 9, di Klose e di Antonio Rozzi, oggi suo compagno di squadra. Porta nel cuore anche il Verona, società con la quale ha esordito in Serie B il 28 agosto del 2005.
Come arriva la Lazio e come il Verona all'appuntamento di domenica sera?
“La Lazio è in un momento di forma incredibile, il Verona è in ripresa. Sarà una bellissima partita. Il campionato della Lazio ovviamente è di un altro livello, ma occhio a sottovalutare il Verona”.
Quali sono i ricordi più belli che ti legano a queste due piazze molto importanti per la tua crescita?
“La Lazio è casa mia, io abito vicino Formello. Il Verona è stata la mia prima squadra in B, ho un ottimo rapporto con la tifoseria, è una squadra nella quale ho segnato un gol importantissimo contro il Piacenza che è valso la salvezza. Quell'anno feci 35 partite e 5 gol, fu un'esperienza assolutamente positiva. Non posso che parlare bene di entrambe le piazze, poi le due tifoserie sono gemellate quindi credo che sarà una grande festa all'Olimpico”.
Nella Lazio di oggi milita un certo Klose: cosa vorresti rubare a lui e cosa dovrebbe imparare lui da te?
“(Ride, ndr)... Non scherziamo, parliamo di un marziano, è un attaccante completo. È bravo in area di rigore, è tecnico, attacca la profondità , vede la porta come pochi. Ciò che gli permette di essere a livelli ancora altissimi è la sua professionalità, è un professionista esemplare che cura ogni minimo particolare. Queste cose fanno la differenza. Io posso solo ammirarlo e prendere esempio”.
Pensi che al termine della stagione rimarrà in biancoceleste?
“Secondo me sì. Quest'anno ha sofferto a inizio stagione, Djordjevic giocava di più e garantiva più dinamismo. Oggi con questo calcio moderno l'attaccante deve aiutare molto e Djordjevic porta forse un po' di quantità in più. Alla fine credo che resterà”.
Cosa manca a Djordjevic per divenrare un attaccente da Serie A?
“Niente. Klose è più centravanti, Djordjevic ripiega molto in fase difensiva e dà una mano alla squadra. Non che Klose non ce lo faccia, anche lui fa questo tipo di lavoro. Ma Djordjevic garantisce un apporto maggiore, dal momento che è anche più giovane”.
Da laziale come giudichi l'operato della società, a partire dall'operato di Lotito?
“Negli anni devo riconoscere che Lotito ha fatto un buon lavoro. La Lazio quest'anno lotta per la Champions League, quindi è difficile trovare qualcosa di negativo. Ha portato a Roma dei giocatori importanti, l'ultimo è Anderson. Ma anche lo stesso Djordjevic, il colpo Klose. Alla lunga Lotito sta avendo ragione. Nel calcio parlano i fatti, la Lazo ha speso la metà della Roma ed è a 1 punto dai giallorossi”.
Quando ha visto la maglia del -9 cosa hai pensato?
“Mamma mia che bella! Me l'hanno regalata, la comprerò a mio figlio. Mi hai dato una bella idea! Sarà il prossimo regalo per mio figlio. Appena cresce e comincia a capire lo porto subito allo stadio”.
Nell’Entella gioca anche un altro cuore biancoceleste come te: Antonio Rozzi. Cosa pensi di questo calciatore e come mai sta trovando poco spazio?
“Antonio è un gran bel giocatore. È penalizzato dal nostro modulo, il 4-3-3. Io ci parlo molto, cerco di aiutarlo. È un ragazzo molto tecnico, secondo me si esprimerebbe meglio in un 4-4-2. Il mio consiglio è di restare più anni possibili in una squadra che gli possa garantire il maggior numero di presenze. Meglio non cambiare e ripartire da zero, oppure andare a giocare all’estero. Parliamo di un classe ’94, la società da quello che ho capito crede molto in lui, dovrebbe rimanere a fare esperienza qui. Tra un po’ di tempo potrebbe ambire a tornare alla Lazio per giocare in prima squadra. L’esperienza in Spagna sicuramente lo ha fatto crescere, però gli ha levato un po’ di visibilità sul mercato italiano”.
Quando tu giocavi nelle giovanili della Lazio, in prima squadra c’erano tanti campioni già affermati. Nella squadra di oggi c’è Felipe Anderson. Il brasiliano avrebbe fatto il titolare anche nella Lazio di allora?
“Secondo me sì. È straordinario. Quello che gli ho visto fare al derby ha dell’incredibile. Era la prima volta che lo vedevo dal vivo, mi ha impressionato la corsa. È un colpo importantissimo, qui bisogna dare merito alla società. Secondo posto? Io me lo auguro visto chi c’abbiamo sopra (ride, ndr.). Roma è una piazza esigente, quando si parte con ambizioni importanti e poi i risultati non arrivano è normale che succedano queste cose. È dura venirne fuori”.
È questo il modulo migliore per il gioco che fa la Lazio?
“Se fossi in Pioli giocherei con il 4-2-3-1, così la Lazio è devastante. Felipe Anderson, Mauri e Candreva dietro a uno tra Klose o Djordjevic sono tanta roba. Tra i due di centrocampo non saprei chi scegliere. Anche perché Cataldi è veramente forte. Non pensavo. L’anno scorso a Crotone mi era piaciuto molto, ha dimostrato di avere grande personalità. Comunque nella Lazio chi prendi prendi caschi bene. Puoi anche tirare a sorte”.