Quando a Napoli si andava in trentamila

Ultima puntata dei favolosi terribili anni ottanta
19.11.2009 07:47 di  Alessandro Pizzuti   vedi letture
Fonte: 12 agosto blog / LaLaziosiamonoi.it
Quando a Napoli si andava in trentamila

La Lazio 1986-87, guidata dall’indimenticabile mister Eugenio Fascetti, dimostra di essere una squadra di uomini veri. I biancocelesti giocano al massimo delle proprie potenzialità e a poche giornate dalla fine, nonostante l'handicap iniziale di 9 punti, hanno quasi raggiunto una comoda salvezza. A quel punto subentra un calo psicofisico che porta la Lazio a dover vincere la sfida dell’ultima giornata contro il Vicenza. In questa sede è quasi superfluo raccontare le emozioni vissute in quei giorni: la Lazio batte il Vicenza con il celebre e storico gol di Giuliano Fiorini, ma la vittoria non è sufficiente ed è necessario un girone di spareggi con Taranto e Campobasso per ottenere l’agognata salvezza.
Anche stavolta, lo stellone biancoceleste non abbandona i ragazzi di Fascetti: nel campo neutro di Napoli, sostenuta da 30.000 tifosi trepidanti, dopo un’immeritata sconfitta con il Taranto, la Lazio riesce a battere il Campobasso, evitando la serie C; questa volta è Fabio Poli a risolvere la partita e a salvare la Lazio e la sua storia: la retrocessione in C avrebbe infatti comportato il probabile fallimento.
La stagione 1987-88 inizia con il chiaro obiettivo di centrare finalmente la serie A e l’impresa non sarà facile. La Lazio fatica nella fase iniziale, poi finalmente spicca il volo: decisiva una trasferta a Barletta con i pullman dei tifosi distrutti dopo la vittoria per 0-1, l’emozione più grande è alla quintultima giornata quando i biancocelesti giocano a Catanzaro contro la concorrente diretta per la promozione.
Il Catanzaro gioca bene ed è in vantaggio per 1-0, ma al 91’ c’è il colpo di coda della Lazio: “Paolone” Monelli realizza con una mezza girata il miracoloso pareggio che gela lo stadio “Militare” di Catanzaro. Da quel momento la Lazio manterrà il terzo posto, chiudendo in trionfo con la vittoria decisiva sul Taranto, di nuovo nei destini dei laziali.
Proprio in quei giorni la curva Nord tempio del tifo biancoceleste viene demolita per far posto al nuovo stadio che ospiterà i mondiali di Italia 90, Lazio Brescia e Lazio Taranto vedranno la tifoseria spostarsi di nuovo in Sud come negli anni 70.

Finalmente è serie A, dopo altri tre anni di purgatorio in B, ma non c’è pace perché in piena estate l’allenatore Fascetti litiga furiosamente con il presidente Calleri e “divorzia” bruscamente dalla Lazio. Il nuovo mister Materazzi non entra in perfetta sintonia con l’ambiente e complice una rosa di calciatori non troppo all’altezza, nel 1989 viene raggiunta una difficile salvezza. L’emozione più grande è il 15 gennaio 1989 quando un giovane e sfrontato ragazzo, proveniente dalla “Primavera”, trascina la Lazio alla vittoria sulla Roma: Paolo Di Canio segna l’unico gol di quel derby e corre festante sotto la Curva Sud (ancora in costruzione) occupata dai tifosi della Roma. Quell’emozione e quella sua corsa sembrano essere l’ideale passaggio dai terribili anni ’80 al decennio successivo che, con la gestione Cragnotti porterà la Lazio fra le grandi del calcio europeo.
Si lascia poi l'Olimpico per andare al Flaminio, stadio piccolo e bellissimo per il tifo, ma pericoloso per la ridottissima capienza e così finiscono i favolosi terribili anni ottanta, e arrivano i novanta che hanno segnato il cambiamento nel calcio italiano. Comincia l'era della televisione, delle prime partite in diretta la sera e della pay per view. Oggi a molti sembrerà una cosa scontata, ma per noi che al massimo potevamo intrufolarci in qualche sede Rai a vedere la partita in bassa frequenza, quando non riuscivamo ad andare in trasferta, fu un cambiamento epocale. Per la Lazio inizia un periodo straordinario, quello della presidenza Cragnotti che parte nella metà del decennio con la spettacolare, ma sfortunata squadra di mister Zeman che finalmente gioca in Europa e se la batte con le grandi e comincia a vincere trofei con Eriksson nel 1998 aprendo il ciclo più importante della storia della Lazio che culminerà nell'anno Domini 2000, l'anno del centenario del più antico sodalizio della capitale.