Lazio, Couto: "Che coppia con Nesta! Eriksson, Veron e Simeone: i miei ricordi"

Intervista doppia a Formello. Nel centro sportivo gli ex calciatori della Lazio Fernando Couto e Luca Marchegiani ripercorrono le annate vissute insieme in biancoceleste ai microfoni di Figurine Panini. Di seguito le parole dell'ex difensore: “Tornare a Formello è una grande emozione. Mancavo da quando ho smesso di giocare nella Lazio, il centro sportivo è cambiato in modo molto bello, molto positivo. Mi fa molto piacere, essere qui con voi e con Luca è una grande emozione. Sono stato in questo spogliatoio tanti anni: tanti momenti belli, altri meno. Ma mi sono divertito molto. L’album delle figurine? Io lo faccio adesso, con mio figlio di dieci anni. Gli piace il calcio, è appassionato e faccio la collezione con lui. Ogni album terminato lo metto nel mio ufficio, mi aiuta anche a rimanere aggiornato".
"Il record di imbattibilità di Marchegiani? Merito nostro (ride, ndr). Gli avversari, ci scherzavamo sopra, avevano difficoltà anche a respirare: non passava neanche il vento con noi in difesa. L’arrivo alla Lazio? Era una squadra tosta, con grandi giocatori. In quel periodo poi ci furono anche altri grandi investimenti da parte del presidente Cragnotti. Il mix ha fatto sì che nascesse una squadra pazzesca, veramente forti. Tra Porto, Parma e Barcellona ho sempre avuto squadre forti, ma qui avremmo potuto vincere anche qualcosa di più. Lo diciamo spesso, quando ci incontriamo ancora oggi. Con le nazionali partivamo quasi tutti, sono stati anni importanti quelli vissuti qui. E mi fa molto piacere essere di nuovo qui".
"La mentalità vincente? Ci si nasce, ma si costruisce anche lavorando in gruppo. Quando riesci a farlo vinci, lo fai in modo facile e tranquillo. Ci sono giocatori nati per vincere. Io ho vinto tanto, ma questo messaggio vincente bisogna anche saperlo trasferire. La Lazio non era abituata a vincere, poi con un gruppo forte e vincente è stata costruita la vittoria. Eravamo forti in tutti i reparti. E poi c’erano i cambi. Gli allenamenti erano sempre intensi, anche a poche ore dalla partita. Se non giocava uno lo faceva l’altro. E la squadra funzionava. Mister Sven gestiva le teste di tutti i giocatori e lo faceva nel migliore dei modi. Io ho ancora le maglie dello Scudetto, le tengo nel mio ufficio. Ne ho anche altre, alcune le ho date agli amici. Ma ne conservo tante, ho giocato per tanti anni e ho una collezione importante".
"Eriksson? L’ho conosciuto al Benfica, ero un ragazzino. Non credo si ricordasse di me, ma poi ho avuto la fortuna di convivere con lui tutti questi anni. È una persona fantastica, umana, corretta. Gestiva il gruppo in modo intelligente, con l’aiuto dello spogliatoio. I portieri della Lazio? Tutti tranquilli, nessuno era sopra le righe. Marchegiani era equilibrato, forse Ballotta era un po’ matto. Luca era sempre serio. Era una squadra fortissima, tra i difensori avevo legato tanto con Sinisa. Aveva un carattere molto simile al mio, molto forte. Il suo modo di giocare e di pensare era molto affine alla mia. Poi c’era Favalli, grandissimo giocatore e persona super divertente nello spogliatoio, faceva divertire tutti".
"Erano tutti giocatori interessanti e versatili: Negro faceva a volte il centrale, Pancaro a sinistra, era un mix che Eriksson gestiva in modo molto positivo. Ogni giocatore stava sempre al top fisicamente. I giocatori si preparavano anche per giocare dopo quindici giorni. Sinisa? Mi viene in mente ogni volta che si parla di Lazio. Mi ci ritrovo molto. Mi ha fatto molto piacere che la Lazio abbia omaggiato la sua famiglia, mi manca molto Sinisa. Aveva un carattere fortissimo, grande persona e grande giocatore. La fascia di capitano? Io l’ho presa solo alla fine, quando tutti erano andati via. Sono rimasto qua, mi hanno lasciato solo (ride, ndr) e ho fatto il capitano. I capitani erano Luca, Favalli, Nesta. Ma la squadra era forte, ognuno era un po’ capitano".
"Sandro era un grandissimo giocatore, con una classe tremenda. Giocava in modo molto diverso dal mio, insieme eravamo perfetti: lui faceva cose che io non potevo e viceversa. Era veloce, versatile. Un grandissimo giocatore, la sua carriera parla da sola. Leggeva bene le situazioni: giocava tanto in anticipo, era veloce. Ma sapeva leggere la situazione prima degli altri. E questa è una forza incredibile. Io e Marchegiani? Avevamo un rapporto tranquillo. Luca era un portiere che dava tranquillità per il suo modo di essere. Noi eravamo tutti un po’ agitati, lui stava nel suo mondo e risolveva la situazione. Era una cosa perfetta, ci dava equilibrio".
"Veron? Era fantasia, una bellezza. attuale. In mezzo al campo c’era fantasia, creatività, c’era tutto. Ma allo stesso tempo lavorava anche per la squadra. Ed era importante, perché era tosto e correva tutta la partita. Aiutava tantissimo tutti gli altri centrocampisti. Loro due in campo si difendevano anche in caso di problemi. Cholo era uno così, anche se ci litigavi poi in campo arrivava a difenderti. Era questa la forza del gruppo: ci rispettavamo tantissimo anche se non andavano magari a cena con le famiglie".
"Attaccanti? Questo animale (ride facendo vedere la figurina di Boksic, ndr) se era in giornata era finita: nessuno lo marcava. In giornata era una bestia. Inzaghi in allenamento girava sempre dietro ai difensori, così non prendeva le botte, poi qualcuno gliela passava e segnava. Inzaghi allenatore mi ha stupito per il livello a cui è arrivato al momento, ma come lui anche altri. Sono stato di recente con Almeyda, non pensavo potesse farlo. Simeone parla solo di calcio, lui doveva fare l’allenatore. Ma anche di Conceicao non pensavo. Inzaghi è appassionato di calcio come il fratello, ha la battuta giusta ed è divertente, ma non avrei mai pensato. Cholo invece è pesante, tipo Guardiola: ti fanno una testa così".
"Un’icona di quella Lazio tra Nesta, Inzaghi, Simeone, Mihajlovic e Mancini? Eh, è tosta. Nesta lo tolgo, Inzaghi anche sebbene sia un mio amico. Tolgo anche Simeone, mi sta simpatico anche se abbiamo avuto dei problemi (ride, ndr). Io scelgo Mihajlovic e Mancini, non riesco a sceglierne uno però. Lazio-Milan 4-4? Epica. Lazio-Bologna 3-1? Decisiva. Lazio-Roma 2-1? La metterei come tranquilla, non decisiva. Diamo troppo importanza a loro (ride, ndr). Juve-Lazio 0-1? Decisiva, come Lazio-Venezia 3-2. Stavamo rimontando tutti i punti persi quando eravamo distratti. Lazio-Reggina 3-0? Tranquilla. L’attesa di Perugia-Juve? Tremenda. Ognuno l’ha vissuta in modo diverso, ma è stata unica, incredibile. Venivamo da una stagione in cui avevamo perso lo scudetto in modo strano, quella vittoria è stata indimenticabile. La festa scudetto? Abbiamo festeggiato in modo tranquillo, ci siamo divertiti (ride, ndr)”.
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