Lazio, Kennet Andersson: "Via per giocare, non sento mio lo scudetto del 2000"

20.05.2020 07:10 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Carlo Roscito e Daniele Rocca - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, Kennet Andersson: "Via per giocare, non sento mio lo scudetto del 2000"

Solo Eriksson poteva farmi lasciare Bologna per un’altra squadra”. Racconta così il suo trasferimento alla Lazio, Kennet Andresson. Intervenuto ai microfoni di Radio Incontro Olympia, l’attuale direttore sportivo del Goteborg ha svelato diversi retroscena del suo passaggio in biancoceleste: “In precedenza avevo avuto la possibilità di andare alla Juve o in altre grandi squadre, però stavo troppo bene a Bologna. Poi quando uno svedese ti chiama, uno come Sven-Goran, ti senti speciale. Ci pensi una o due volte, ma alla terza dici ‘va bene, vado’”. Solo due presenze a cavallo di agosto e settembre, ma bastano per essere annoverato tra i Campioni d’Italia del 2000. Poi a ottobre il ritorno a Bologna, in quella che è stata la sua seconda casa. Le strade di Andersson e della Lazio, in quella stagione si sono incrociate anche alla penultima giornata di campionato. L’ultima, soffertissima, trasferta prima di cucirsi addosso il tricolore. In questa lunga intervista, il centravanti svedese ha spiegato i motivi del suo addio prematuro alla Lazio.

LO SCUDETTO CON(TRO) LA LAZIO - “Ognuno vuole fare parte della squadra, sentire che fai il tuo lavoro nel modo giusto. Io non mi sentivo così, non per la squadra, non per i miei compagni o per l’allenatore, solo perché non ho giocato tanto nelle prime sei partite. Poi si è rifatto avanti il Bologna, che stava messo abbastanza male senza di me, mi voleva indietro. Allora ho parlato con Sven-Goran Eriksson, e vedendo che giocatori c’erano in rosa ho capito che sarebbe stato difficile per me trovare spazio. Dunque non posso dire di aver vinto lo scudetto con la Lazio, non lo sento mio. Senza offesa e senza polemiche. Questo è il calcio, questo è lavoro. Con il gruppo non c’erano nessun problema, c’erano grandi personalità, ma non ho avuto alcun tipo di problemi con loro. Volevo giocare di più e sentirmi più importante per la squadra, tutto qui”.

BAGGIO, SIGNORI… E ANDERSSON - “Quando giocavo io, come oggi, c’erano le grandi squadre. Qualche volta si poteva vincere contro la Juve, un’altra contro l’Inter. Difficile fare di più. Abbiamo giocato in Coppa Uefa, fino alla semifinale persa con il Marsiglia. L’arrivo in Italia? Serviva qualcosa in più a livello tecnico, venendo io dalla Francia. Per me, quando sono arrivato a Bologna con Ulivieri, lui era duro eh (ride, ndr). C’è voluto un po’ di tempo, ma poi è stato fantastico giocare con quei compagni. Baggio e Signori? Era fantastico giocare con loro. Quando è arrivato Baggio, per me era il giocatore più grande con cui ho avuto la fortuna di giocare insieme, faceva delle cose incredibili. E poi c’era Beppe, che faceva sempre gol. Non so come ci riuscisse, aveva un grande istinto, anche da fermo. Mi sembra quasi un sogno aver avuto l’occasione di giocare con gente così forte”.

LA SERIE A DI IERI E DI OGGI - “Seguo ancora il campionato italiano, anche se da lontano, non vedo tutto le partite. Sono direttore sportivo del Goteborg, quindi ho molto da fare, però guardo una partita ogni tanto, poi almeno una volta all’anno vado a Bologna, dove mi sento come a casa. Quindi vedo le partite quando sono lì. Però io non faccio paragoni con il passato, questo è il presente e basta, non penso a 20 anni fa. Anche Tare, che ha giocato a Bologna dopo di me è diventato direttore sportivo, evidentemente tutti gli attaccanti alti di quella squadra diventano ds”.

IBRAHIMOVIC, MESSI E LO SPAREGGIO MONDIALE - “Non lo conosco personalmente. Qui in Svezia si parla sempre di Zlatan, sempre. È nato e ha giocato nel Malmoe, poi recentemente ha acquistato parte dell’Hammarby (squadra rivale, ndr.). Credo che i tifosi delle due squadre pensino molto a lui. Io sto bene fuori dalla mischia, guardando la situazione con il mio Goteborg. Ibrahimovic al Bologna? Se vuole diventare direttore sportivo, allora deve andare. È un attaccante, è altro, mi sa che è una buona scelta (ride, ndr) Perché no. Numero 9 più forte al mondo? Anche numero 2, numero 3, numero 4, scelgo sempre Messi. Anche se lo devo mettere in porta. Lo spareggio Italia-Svezia nel 2017? Per me è stato un incubo, volevo che andassero entrambe al Mondiale, l’ho sempre detto. Ma essendo svedese, alla fine per noi è andata bene così”.

IN SVEZIA TUTTO APERTO TRANNE IL CALCIO - “La situazione per il calcio è come in Italia, noi non siamo ancora partiti. Abbiamo anche noi presentato un protocollo, speriamo di poter giocare, ma probabilmente dovremo aspettare ancora qualche settimana. Coronavirus? La Svezia ha scelto un’altra strada, un po’ più aperta, non siamo stati chiusi in casa. I negozi sono sempre stati aperti, ci sono delle restrizioni che abbiamo deciso di seguire, anche per questo motivo noi qui stiamo abbastanza bene. Le polemiche? Anche qui il calcio è importante per la gente, il calcio è lo sport nazionale, quello più seguito. Adesso è tutto fermo, noi avremmo dovuto iniziare il campionato un mese fa, qui si comincia adesso e si finisce a novembre. Ci sono state polemiche perché tanti negozi e tanti ristoranti sono rimasti aperti, e gli unici che non possono lavorare sono i calciatori. È un po’ strano, anche perché i controlli dei nostri atleti sono diversi da quelli che ci possono essere in tutte le altre parti. Noi possiamo fare le cose nel modo giusto, rispettando i protocolli, ma ancora non si è trovato un accordo. Proprio come in Italia. È un po’ strano, ma speriamo che si possa tornare presto a giocare, senza il calcio la vita di tutti i giorni è un po’ triste”.

Pubblicato il 19/05 alle ore 23.40