Lazio, minacce a Lotito. La lettera della madre di Diabolik: "Mio figlio non c'entra"

"Mi sembra di essere tornato nel 2015, quando c'era Diabolik", questa la frase pronunciata da Lotito in una recente intervista alla Repubblica. Il riferimento è alle tante minacce ricevute nell'ultimo periodo dal patron che lo intimano di vendere la società. Sulle colonne del quotidiano è arrivata la risposta della madre di Fabrizio Piscitelli, che ha scritto al presidente della Lazio sostenendo di essere dispiaciuta per quanto sta accadendo: “Mi duole sapere pure che questa perenne sua condizione di perseguitato oggi le rinnovi il passato”. Poi ha aggiunto: “Come lei dichiara in una intervista, al tempo era mio figlio ad intaccare la sua suscettibilità, il suo buon nome e a non renderle la vita serena come invece merita. Al suo posto, visto però che mio figlio da ben 5 anni non c'è più e da lassù non può dirigere le contestazioni, i suoi amici/nemici sono in galera, mi chiederei cosa la rende davvero così inaccettabile”.
Piscitelli è stato ucciso il 7 agosto del 2019, al parco degli Acquedotti, e la madre, nella lettera indirizzata a Lotito ha aggiunto: “Non mi intendo di calcio, né di tifoseria, ma credo che lei davvero detenga il primato dell'essere più detestato e ridicolizzato in assoluto, anche nel ruolo di senatore. Penso che la ragione risieda nel fatto che lei è troppo perbene e virtuoso, nonché dotato di rare capacità imprenditoriali e non. In un mondo così sporco non c'è spazio per queste nobili caratteristiche ed è per questo che in tanti, forse in troppi, nutrono disprezzo per la sua persona. Ha però tutta la mia solidarietà e le auguro di riuscire a fare condannare anche questa volta i suoi persecutori, ma con più successo e a guadagnarsi la stima e la considerazione almeno del buon Dio”.