Nel ricordo di Piola, Re dei bomber e icona biancoceleste. Gradella racconta: "Ecco come ci conoscemmo..."

26.12.2012 02:31 di  Marco Valerio Bava  Twitter:    vedi letture
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Nel ricordo di Piola, Re dei bomber e icona biancoceleste. Gradella racconta: "Ecco come ci conoscemmo..."

“Sono diventato laziale durante un derby […], quando Piola con la testa fasciata a causa di un infortunio trascinò la Lazio alla vittoria segnando due reti proprio con la testa”. E’ il racconto di Paolo Ferrari, attore e doppiatore che scelse il biancoceleste “per colpa” di un campione. Assoluto, immenso. Sarà capitato anche a voi, nel periodo delle Feste Natalizie, di aprire l’album dei ricordi, sfogliarne le pagine e perdersi nei meandri della memoria. Da innamorato di Lazio –poi- è facile naufragare nel dolce mare delle rievocazioni. Si hanno a disposizione 113 anni di campioni e gesta e c’è solo il calcio a onorare una storia ultracentenaria. Se, però, chiedete ai vostri nonni di scegliere un nome, di eleggere chi –più di ogni altro- entusiasmò i loro giovani cuori, i loro sogni bambini, be’ andranno diretti su Silvio Piola, non un semplice calciatore, un simbolo. E i simboli, si sa, sono eterni e imperituri. “Forza, Forza Piola, per gli sportivi non tramonterai mai più”, erano i versi di una canzone dell’epoca. Resa l’idea? Piola è stato l’attaccante degli attaccanti, una macchina da gol che in Italia ancora deve conoscere eguali. 338 reti (274 in Serie A) in 629 partite giocate. Provate a prenderlo, voi che giocate o giocherete. Alla Lazio arrivò nel 1934, grazie a 250.000 lire versate nelle casse della Pro Vercelli. Rimase fino al ’43 e furono nove anni intensi, ricchi di gol: 148 in 237 gare disputate. Con la maglia della prima squadra della Capitale, Piola arriva in Nazionale e -nel 1938- la trascina alla vittoria del secondo titolo mondiale segnando cinque reti, due delle quali nella finale contro l’Ungheria. Un fenomeno. Un campione immenso, patrimonio dello sport italiano, di ogni appassionato di calcio. Campione e uomo semplice. Amava stare in famiglia, dedicarsi alla moglie e ai figli, alla grande passione per la pesca. Vi ricorda qualcuno? (domanda per i più giovani). Non cedette alla lusinghe del mondo dello spettacolo, nonostante fosse uno dei personaggi più in vista dell’epoca. Piola era così: “Mio padre non era una persona che amava apparire –ricorda Paola Piola ai microfoni di Lazio Style Radio 100.7-, era amico di Aldo Fabrizi e Mario Riva, ma raramente lo vedevi in televisione”. Ricordi in bianco e nero, dal sapore vintage e forse per questo speciale. Piola e la Lazio fu un matrimonio vincente. Silvio era scettico, non voleva allontanarsi da casa, lasciare il Piemonte per trasferirsi a Roma. Le titubanze inziali vennero cancellate in poco tempo: “Roma è una città particolare –continua la figlia Paola- sa essere metropoli, ma anche luogo un po’ provinciale, nel senso che il calcio veniva e viene vissuto in modo particolare. Mio padre venne subito travolto dall’affetto della gente, questo lo aiutò a sentirsi a casa. Roma gli è entrata dentro, anche quando tornò in Piemonte, mantenne qualche vostra inflessione dialettale e una predilezione per alcuni piatti tipici”. La Lazio custodisce il suo ricordo come fosse oro. Piola è il bomber italiano di tutti i tempi, una pietra miliare nella storia biancoceleste. Un vanto da mostrare fieri. Non solo per la caratura del giocatore, anche per quella dell’uomo. Esplicitata nel racconto di Uber Gradella. Amico e portiere della Lazio a partire dal 1940: “Io arrivai alla Lazio dal Verona ed ero molto giovane (aveva 21 anni ndr). Il giorno del raduno, ci trovammo nella hall di un albergo e tutti parlavano tra loro –confida Gradella-, io ero solo, non conoscevo nessuno e sono sempre stato una persona timida. Mi ero messo in un angolo, in disparte, quando vedo avvicinarsi Silvio. Dopo qualche passo, lui si ferma davanti a me, mi prende per un braccio e mi dice: ‘qui siamo tutti uguali, siamo tutti per la Lazio. Andiamo’. Da lì nacque la nostra amicizia”.  Sono fotografie, pezzi di una storia da preservare e tramandare ai più giovani. Frammenti di Lazio, di campioni e di gol.