PRIMAVERA | Lazio, Punzi: "Percorso, obiettivi e prospettive: vi dico tutto"

Parola a Francesco Punzi. Lunga intervista ai microfoni di Lazio Style Channel per il nuovo allenatore della Lazio Primavera, l'anno scorso alla guida dell'Under 18. Di seguito le sue dichiarazioni.
RITIRO - “Abbiamo iniziato il 7 luglio con le visite mediche per poi trasferirci a San Gregorio Magno dal 9. Ora è più o meno una settimana che siamo verso la Borghesiana. Procede naturalmente bene, sono dei ragazzi già amalgamati tra loro perché è la fusione dei due gruppi U18 degli scorsi anni. I 2006 diciamo che facevano parte del gruppo Primavera e sono saliti dei ragazzi del 2007, 2008 e anche due ragazzi del 2009 che stanno partecipando a questa prima fase della stagione. Dal punto di vista umano, il fatto che tutti questi ragazzi fossero già tesserati con la Lazio è stato un vantaggio perché abbiamo ridotto il periodo di conoscenza. Tanti ragazzi del 2007 avevano avuto già modo di esordire e allenarsi con la Primavera. Per me è migliore come processo di conoscenza perché io sia i 2006 sia i 2007 li avevo già allenati”.
PRIMAVERA - “Come ho ritrovato quelli già presenti lo scorso anno? L’esperienza li ha aiutati, sono migliorati grazie al lavoro dello staff che hanno avuto a disposizione e il fatto di giocare con continuità nella categoria li ha aiutati. Sono ragazzi che comunque hanno fatto proprio il percorso nella Lazio, qualcuno credo dall’U14 e questo crea quel processo di fidelizzazione nella società che sicuramente aiuta”.
AMICHEVOLE PRIMA SQUADRA - “Al di là del piacere e dell’onore di svolgere un’amichevole simile, credo che per i ragazzi confrontarsi con giocatori che disputano il campionato di Serie A a un certo livello come la Lazio sia stato un piacere. Un test bello, era giusto che riuscissero a tenere abbastanza bene il campo e credo abbiano fatto una buona gara e una bella figura. Questo ci interessava”.
GAVETTA - “Sicuramente il fatto di allenare da un po’ di anni, io ho cominciato abbastanza presto perché ne avevo 19. Naturalmente dalla scuola calcio cercando di migliorare in base alla categoria di appartenenza, poi a 27 anni ho avuto l’opportunità di essere in una società che era in difficoltà con la prima squadra e ho avuto l’occasione di allenare in Promozione. Da lì ho praticamente fatto quasi sempre i grandi fino a quando sono approdato qui alla Lazio. Ho fatto una parentesi alla Viterbese a inizio stagione per poi salire in prima squadra. Legnano è stata un’esperienza bella e formativa, confrontarsi in un ambiente nuovo, girone Serie D A. Un’esperienza anche di vita perché ero a 600 km da casa in un paese che non conoscevo. Un’esperienza che ti aiuta soprattutto se sei fortunato come lo sono stato io”.
DIFETTI E PREGI - "Impulsività, un po’ migliorata negli anni. Tenace, sì. Se sono cambiato nel tempo? Sicuramente si, ho cercato di lavorare e modificare alcuni aspetti che mi accorgevo potessero crearmi delle difficoltà nella gestione del gruppo. Ho commesso anche errori per poca esperienza. Nel tempo, come in tutte le cose, l’esperienza aiuta a commettere pochi errori”.
CARRIERA - “Uno snodo fondamentale? Il primo è stato quando ho avuto la possibilità di allenare una squadra di grandi per la prima volta. È stato quando ero in Promozione con il Tanas Casalotti, vincendo direttamente il campionato approdando in Eccellenza. Il secondo, quando dopo anni di Eccellenza con l’Arena abbiamo avuto la possibilità di vincere il girone A e andare in interregionali. Ho avuto un passaggio importante anche a Viterbo subentrando nel campionato di Lega Pro. È stato un impatto emotivo più che tecnico. L’ultimo, è stato quello di venire alla Lazio nel Settore Giovanile dove diventi più formatore che allenatore e hai la possibilità di confrontarti con dirigenti che hanno fatto questo mestiere a altissimi livello”.
PROSPETTIVE - “Se è facile intravedere del talento in un ragazzo che ha 16 o 17 anni? Valutare le prospettive, secondo me, è una delle cose più difficili sia per un tecnico sia per un dirigente. Spesso l’allenatore va a gestire un gruppo in cui ci sono ragazzi che hanno fatto un percorso all’interno della società e questo di formazione e lungimiranza i dirigenti sono determinanti perché li conoscono molto prima rispetto a un tecnico che poi li dovrà gestire. A questa età, dall’U16 a salire attraversano l’adolescenza e si avvicinano alla maggiore età. Una serie di situazioni che possono spostare il loro obiettivo, avere la possibilità di conoscere il trascorso ti dà la possibilità di entrarci in sintonia”.
SOCIAL - “Se l’allenatore può incidere su questo? Potessi limitarglieli, lo farei. Via no perché in questo mondo qui non si può fare. Sicuramente questi ragazzi sono attratti da una vita che vedono sui social che si discosta dalla realtà quotidiana. In questo le famiglie sono determinanti perché loro danno l’indirizzo maggiore, ma noi dobbiamo essere altrettanto presenti perché trascorrono almeno cinque ore insieme a noi nell’arco della giornata. Abbiamo 1/3 della loro vita, dobbiamo cercare di aiutarli in questo e fargli capire che quello che vedono in rete non è la realtà della vita quasi sempre. Ai ragazzi dico sempre di dare il loro meglio ogni giorno per non avere rammarichi”
OBIETTIVO - “Il risultato sportivo, credo che per la Lazio sia importante fare la Primavera 1. Io credo che gli obiettivi è giusto che li tracci la società, noi parliamo del nostro obiettivo che è quello quotidiano di dare sempre il nostro meglio. Dedicare tempo a questa attività e non avere rammarico di non aver curato un dettaglio tecnico e non per i nostri ragazzi. E cercare di essere a loro disposizione. Spesso nel Settore Giovanile tanti allenatori commettono l’errore di voler usare il calciatore per raggiungere un risultato personale, secondo me dobbiamo anteporre le due cose: siamo noi a loro disposizione. L’obiettivo è quello di migliorare al massimo il prodotto che la società ti mette a disposizione, poi dove potranno arrivare non lo possiamo sapere e non sta neanche a noi dover giudicare. Ci sarà chi lo farà al nostro posto. Noi dobbiamo consegnare a fine stagione alla Lazio un prodotto che possa essere migliorato al massimo nel tempo che si ha a disposizione. Non farci influenzare da un risultato positivo o negativo, ma proseguire nel nostro ruolo che abbiamo sviluppato e creato con lo staff a disposizione. Se ne parla troppo poco, ma i componenti del gruppo di lavoro hanno la stessa rilevanza dell’allenatore. Anzi, spesso è gente che lavora anche di più dell’allenatore in maniera proprio pratica. Sono quelli che riescono a stringere un rapporto migliore col giocatore e ti aiutano a cogliere ciò che tu non sei riuscito. La Lazio ha buonissimi ‘soldati’ per quanto riguarda lo staff, lo dico sempre al direttore Mattiuzzo che la società è stata bravissima nella ricerca degli allenatori che fanno parte del gruppo. Ne ho conosciuti tanti e di molto preparati, che non si accontentano mai e vogliono sempre approfondire”.
I MODELLI - “Non sono d’accordo nel parlare del ‘mio calcio’. In questo sport difficilmente i vede un’innovazione, è tutto scoperto. Noi dobbiamo solo essere bravi a scovare le qualità del nostro gruppo, esaltarne i pregi e migliorare i lati meno positivi. Poi la strada la indica la squadra. Avere un modello personale e volerlo perseguire al di là dei calciatori che uno ha a disposizione, non so quanto può essere d’aiuto. Negli anni, seguendo questo sport a tutti i livelli, ci sono delle persone che mi hanno colpito. Io vedo più partite che posso, soprattutto del mondo dei dilettanti perché vengo da lì. Mi piace seguire le squadre dei miei amici che lavorano in quelle categorie. Quando ho cominciato, circa 26 anni fa, seguivo Glerean che è stato un innovatore al Cittadella e poi è stato anche al Palermo. Era bello vederlo allenare. Poi ovviamente tutti quelli che stanno in Serie A adesso sono molto bravi”.
IL GRUPPO - “Credo che in Primavera abbiamo un gruppo che va migliorato un po’ con il lavoro, ma che può andare in campo con la consapevolezza di potersi giocare tutte le partite. Dobbiamo essere bravi a dargli la giusta fiducia, il coraggio senza farci scalfire da risultati negativi. Dobbiamo continuare a credere nelle loro qualità, sia i 2006 che i 2007. Devo dire però che anche i 2008 e i 2009 che sono saliti con noi mi stanno stupendo per atteggiamento e qualità”.
BORDONI - “Bordoni capitano è stata una scelta condivisa dettata anche per militanza nella Lazio. Io lo conoscevo dall’Under 18, quando anche mister Sanderra l’aveva chiamato due anni fa. Quest’anno in Primavera ha avuto la possibilità di giocare e si è conquistato la fiducia e il posto a suon di prestazioni positive. Incarna le qualità di cui parlavamo prima: la tenacia, la caparbietà, la voglia di non mollare mai anche nei momenti in cui ha giocato meno. E poi ha una dote fondamentale per chi fa questo sport, cioè che dal martedì alla domenica ha sempre lo stesso atteggiamento, è sempre al 100%. È un leader silenzioso, non parla tanto, ma l’esempio lo dà ponendosi e allenandosi nel modo giusto, che è un po’ una caratteristica di tutto il gruppo”.
FARCOMENI - “Farcomeni è arrivato lo scorso anno dal fallimento della Reggina. Con la mia Under 18 ha giocato tutto l’anno come mezzala destra, è un giocatore che per qualità tecniche e fisiche può ricoprire tutti i ruoli dal centrocampo in su. Ha estro per fare l’esterno, ha passo per fare la mezzala e qualità tecniche per fare il play. Li stiamo un po’ alternando in questo momento, contro la prima squadra si è comportato bene. Ha la testa sulle spalle, questa cosa lo aiuta per interpretare più ruoli all’interno della stessa partita. È un ragazzo per bene con buone qualità, sarà importante nella nostra squadra”.
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