Quarant'anni fa Lazio-Ipswich, Petrelli: "Ad un passo dall'impresa, poi il finimondo. Chissà dove saremmo arrivati in Coppa dei Campioni..."

07.11.2013 09:55 di  Matteo Botti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Botti / Lalaziosiamonoi.it
Quarant'anni fa Lazio-Ipswich, Petrelli: "Ad un passo dall'impresa, poi il finimondo. Chissà dove saremmo arrivati in Coppa dei Campioni..."

Coppa Uefa allora, Europa League stasera. In mezzo quarant’anni tondi tondi, fatti di delusioni cocenti, trionfi, scandali, gioie e fallimenti. Un quarantennio di sicuro non scontato. Quel mercoledì 7 novembre del 1973, all’Olimpico fece visita l’Ipswich Town, blasonata compagine proveniente dalla terra d’Albione. La qualificazione agli ottavi di finale appesa ad un filo. La voglia di giocarsela, di tentare l’impossibile e l’incoscienza di recuperare una situazione ampiamente compromessa nella gara d’andata. Due settimane prima a Portman Road la banda Maestrelli – che sarebbe poi passata alla leggenda nel maggio successivo – era stata sommersa da una quaterna dai padroni di casa. Ma all’Olimpico era tutta un’altra cosa. Al 26’ Garlaschelli e Long John già avevano dimezzato il divario e le Aquile, spinte dal trambusto dei 45.000 sugli spalti, credevano nell’impresa. Poi in cattedra ci salì il direttore di gioco, il fischietto olandese Van der Kroft. Rigore generoso assegnato e trasformato dagli inglesi. Di lì in poi l’innesco del finimondo. Invasione di campo dei tifosi contenuta a stento dalla polizia, scontri fra gli stessi e le forze dell'ordine costrette a far uso dei gas lacrimogeni. Far west sul prato verde, senza esclusione di colpi fra giocatori e arbitro, ahilui, colpito al viso da due calciatori biancocelesti. Ecco cosa ricorda Sergio Petrelli, tosto tassello della retroguardia di Maestrelli, intervistato dalla redazione del portale LazioPolis.it, di quell’incredibile serata capitolina.

Sergio, ce la fa a tornare indietro di quarant’anni? “Qualche flash mi è rimasto. Per esempio le lacrime negli spogliatoi. Ma per i fumogeni, mica per le botte. Intorno c’era il finimondo”.

Cazzotti volanti? “E anche calci, il loro portiere (Best, ndr) uscì un po’ zoppicante. I nervi erano tesi dopo la partita d’andata”.

Cos’era successo? “Il loro centravanti fece quattro gol, fu la serata peggiore della carriera del mio amico Facco, che pure era un saltatore, un  marcatore vero, aveva fisico. Maestrelli si lamentò di  varie irregolarità. Ma lo scandalo vero fu l’arbitro (lo svedese Loow, ndr) che prima del match girava per lo spogliatoio con un bicchierone di whiskey e in campo zigzagava”.

Fu una partita dura? “Io feci un’entrataccia, al mio avversario (Johnson, ndr) misero nove punti di sutura all’inguine. Ricordo che al ritorno, prima dell’inizio, venne da me e mi disse friend, tu amico italiano. Aveva paura, a me veniva da sorridere. Oggi ne sarei imbarazzato”.

Volevate proprio ribaltarlo, quel risultato? “Eravamo una squadra pazza. Ci stavamo per riuscire, poi un rigore inventato ci tagliò le gambe”.

I giornali titolarono: la notte della follia… “La rabbia vera venne dopo, perdemmo la possibilità di giocare la Coppa dei Campioni. E fu il più grande rammarico per tutti noi. Impossibile dire dove saremmo arrivati con la squadra dello scudetto. Ma niente mi toglie dalla testa che dietro quella sanzione ci fosse un gioco politico”.

Vale a dire? “Guarda caso in Coppa dei Campioni al posto nostro ci andò la Juventus. Qualcuno crede che a parti invertite sarebbe andata nello stesso modo? Avrebbero squalificato loro per far giocare noi?”.

Petrelli e la Lazio di oggi. “Mi lascia perplesso. La società ha comprato una cartocciata di cinque o sei giocatori, sperando che magari uno sia buono. Ma una squadra come la Lazio deve essere pronta e competitiva  da subito, ogni anno. Non si può aspettare che i ragazzi crescano. Non so, magari non ci sono i soldi”.

O si spendono male? Visto che Lenzini  i milioni dei diritti tv se li sognava… “Ma non so se sia un bene o un male che il botteghino non conti più. Chiaro che un tempo gli stadi fossero pieni e ci fosse molto più entusiasmo, più calore. Le dirò una cosa: domenica scorsa ho caricato figli e nipoti sul pullmino, io vivo a Pescara, loro ad Ascoli, e siamo venuti a Roma per Lazio-Genoa. Tutti lazialissimi, s’intende, anche se i miei, come sport praticato, al calcio hanno preferito la pallavolo. Ebbene, li ho lasciati allo stadio e io me ne sono andato con mia moglie a passeggiare in centro”.

Questo calcio non le piace più? “No, è che soffro troppo. E allora ho deciso che le partite della Lazio le vedrò da solo, a casa, in silenzio assoluto”.

Lei resta nella storia, da giocatore, per il passaggio diretto dalla Roma alla Lazio. Non è più accaduto… “È perché ho capito dov’era la verità”.

N.B. Qualche giorno dopo Lazio-Ipswich si giocò a Wembley Inghilterra-Italia. Alla vigilia un giornale londinese titolò: “Quindicimila camerieri italiani sugli spalti”. Questo per dire di quanto le provocazioni inneschino la violenza. Chinaglia fu protagonista: da un suo tiro respinto a malapena dal portiere, lo storico tap-in vincente di Capello. La prima vittoria degli azzurri oltre la Manica.