Salas: "Lazio, quanti ricordi. Scudetto, Montecarlo e derby: vi racconto"

12.06.2025 18:45 di  Simone Locusta   vedi letture
Salas: "Lazio, quanti ricordi. Scudetto, Montecarlo e derby: vi racconto"

Marcelo Salas, uno dei più grandi attaccanti nella storia della Lazio, è tornato in visita a Formello nelle settimane scorse. In quell'occasione scambiò due battute ai nostri microfoni in merito ai ricordi dello scudetto e sulla possiilità di vincerne un altro. Inoltre, realizzò un'intervista con Panini insieme all'ex attaccante Simone TiribocchiNe è uscito fuori un racconto che parte da Temuco, in Cile, fino agli anni in Italia tra trofei, gol importanti e il rapporto con i compagni di squadra. Ecco di seguito le parole del Matador: "Fa sempre piacere tornare qui a Formello, vengono in mente mille ricordi. Il mio arrivo alla Lazio? Nello Governato venne a prendermi nel 1998 in Argentina. Sono arrivato e mi hanno presentato il giorno dopo, sono arrivato però mesi dopo, in estate. Segnai anche due gol al mondiale contro l’Italia. Per me era un’opportunità. Era un sogno giocare nel calcio italiano. Ero molto amico con Almeyda. Anche De La Pena e Conceicao erano miei grandi amici. Un grande anno, ma quello dopo è stato più difficile perché sono arrivati grandi giocatori. Èstato bellissimo, abbiamo vinto cose importanti che la gente ancora ricorda".

SUPERCOPPA EUROPEA - "L'abbiamo vinta contro il Manchester United, a Montecarlo. Eriksson iniziò con Inzaghi, lui ebbe un infortunio dopo pochi minuti. Un fallo fatto da Stam, che poi venne alla Lazio. Ero arrabbiato perché non ero partito dal primo minuto, avevo tanta voglia di entrare e menomale che è finita bene. Ho fatto gol e abbiamo vinto quella coppa, molto importante per noi e per i tifosi. Poi abbiamo vinto un’altra coppa importante contro il Mallorca, con gol di Vieri e Nedved".

SCUDETTO DEL 2000 - "Sono passati tanti anni, ma i ricordi sono gli stessi. Dovevamo aspettare negli spogliatoi che finisse Perugia – Juventus. Eravamo nervosi, ascoltavamo la radio. Una volta terminata siamo andati in mezzo ai tifosi, è un ricordo molto fresco, come fosse ieri".

Nel bel mezzo dell'intervista, Tiribocchi gli consegna una foto della prima stagione con la maglia della Lazio. Un tuffo nel passato ancor più immersivo per Salas: “Ero giovane, sono arrivato in una squadra importante che iniziava a vicere trofei. Primo gol? Era un’amichevole contro il Real Madrid, su assist di De La Pena. Poi il primo trofeo contro la Juventus in Supercoppa Italiana, al Delle Alpi. Segnò Conceicao".

MISTER - "Sono arrivato con Zoff, poi arrivò Eriksson. Il Presidente Zoff è stato un grande portiere, è stato un onore. Eriksson tatticamente era bravissimo, ma era impressionante nella gestione della squadra. Abbiamo avuto qualche confronto acceso, ma mi ci sono trovato sempre bene".

DERBY - "Bellissimo aver segnato al derby. La città vive per quella partita, come in Argentina. La città si ferma, si parla tutta la settimana prima ma anche quella dopo. Sono stato fortunato a vivere quei momenti. Il primo gol che ho segnato al derby era un rigore, è stata una delle reti più umportanti. Ma anche contro il Milan all’Olimpico, al 4-4, è stato molto bello".

SOPRANNOME E ESULTANZA - "Il soprannome Matador nasce con l’Universitad De Chile, feci quattro gol contro il Colo Colo in un 4-1 e i tifosi iniziarono a cantare “Matador Matador!”. I tifosi ripresero il coro da una canzone argentina, poi un giorno faccio l’esultanza e da lì sono rimasto con quella fino alla fine".

L’ex attaccante del Lecce prosegue l’intervista con Salas porgendogli un’altra foto, ancora più vintage. Era in nazionale, con il Cile. Da lì il racconto dagli inizi: “Sono di Temuco, al sud del Chile. Sono andato via da lì a 15 anni da solo. Cercavo la gloria, volevo diventare un calciatore professionista. I primi mesi sono stati duri, mi mancava la famiglia. Poi sono andato a Santiago, dove ho vinto con l’Universidad de Chile e prima di venire a Roma sono passato al River Plate. Poi dopo la Juventus ho fatto il percorso inverso, tornando prima al River Plate e poi all’Universidad de Chile, quando ho chiuso la carriera nel 2008 a 33 anni per un infortunio al ginocchio. Ero giovane ancora.

L'ATTACCANTE OGGI"Io ho iniziato da centrocampista, ero un ‘dieci’. Volevo essere Maradona (ride, ndr). L’attaccante deve saper fare gol, deve essere un bomber, poi se sa fare quella giocata in più è meglio".

DIFENSORI DIFFICILI DA AFFRONTARE"Paolo Montero. Mi ci scontravo spesso. Anche in nazionale, Cile vs Uruguay. Con lui ho un bel rapporto. Poi anche Nesta, Cannavaro, Baresi, Costacurta, Malfini. Tutti giocatori importanti".

MANCIO"Una grande persona. Quando sono arrivato ero suo compagno di stanza, nei primi mesi. Lo ammiro molto, ho imparato tanro da lui. Sono arrivato da giovane e ho sempre guardato quelli più grandi per poter imparare. Ricordo ancora il suo gol a Parma di tacco. Un grande".

VIERI"Un bomber nato, straordinario. Eravamo molto amici, ancora ci sentiamo. Eravamo una bella coppia".

INZAGHI"Siamo stati compagni uno-due anni. Una persona spettacolare. Ora è diventato un grande allenatore, non me lo sarei aspettato perché era molto tranquillo. Non pensavo diventasse un allenaotre con un carattere così forte, sono molto orgoglioso di lui".

BOKSIC "Mi ha aiutato molto quando sono arrivato. Nel ’96 lo sfidai, giocava alla Juventus e io al River. Avevamo un bel rapporto".