Lazio, il primo tempo di luci non basta a San Siro: esulta l'Inter

Lazio che reagisce alla grande dopo il gol dell'Inter, peccato che non duri per tutto il match: alla fine, è l'Inter a portarsi a casa i 3 punti.
26.09.2019 06:35 di  Laura Castellani  Twitter:    vedi letture
Fonte: Laura Castellani - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, il primo tempo di luci non basta a San Siro: esulta l'Inter
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© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS

Un banco di prova complicato, questo è vero. Ma la Lazio, dopo la personalità e il bel gioco del primo tempo - sana e arrabbiata reazione al vantaggio dell'Inter - si lascia spegnere nella ripresa. E non è una novità. Quando c'è da spingere, per riacchiappare la partita e tentare perlomeno di strappare un punto, è l'Inter a gestirla per il meglio. Proteggendo il vantaggio, riuscendo ad ammansire la squadra biancoceleste. A Conte basta il solo gol di D'Ambrosio per portarsi a casa i tre punti: paradossale, dopo i quarantacinque minuti di iperattività di Handanovic, minacciato a più riprese da Correa. Questione di maturità, su questo la squadra d'Inzaghi è ancora ingenua. C'è da crescere: si vince anche di malizia. "Voglio vedere coraggio e tantissima personalità", ammoniva Inzaghi a ventiquattro ore dal match. Peccato che sia durato solo, tanto per cambiare, quarantacinque minuti. 

DALLA PANCHINA IMMOBILE - Una decisione inaspettata, presa a poche ore dal match: Inzaghi preferisce lasciare in panchina Ciro Immobile, lanciando in attacco dal primo minuto il tandem Correa-Caicedo. Il centravanti azzurro trova spazio nella ripresa. Scelta tecnica, così giustifica Igli Tare. Insomma, non si tratterebbe di una lezione impartita dopo quell'uscita dal campo molto più che polemica, con il Parma. Fuori anche Leiva e Lulic, spazio a Parolo e Jony (un passo indietro, per lo spagnolo, rispetto alla prestazione con il Cluj: meno brillante e tanti errori, a partire dalla responsabilità sul gol dell'Inter). Tra gli avversari, Conte sceglie D'Ambrosio come esterno del 3-5-2, invece che l'ex Candreva, favorito dalle previsioni. Il gol nel primo tempo gli ha dato ragione. Menzione speciale per la presenza in campo dell'ex Stefan de Vrij. Nulla di scontato: con una scusa o con l'altra, il difensore non era mai riuscito a scendere in campo davanti alla sua ex squadra. 

SANTO HANDANOVIC - Se continua così, l'Inter dovrà provvedere alla sua canonizzazione, al termine della stagione. Nonostante il risultato al primo tempo possa lasciar pensare diversamente, è Handanovic a essere il più impegnato tra i pali nei primi 45 minuti. L'Inter riesce a buttarla dentro nell'unica occasione creata. Inizio accorto, Lazio che attende e Inter che fa girare la sfera. L'istruzione di Inzaghi a bordocampo, che vuole alto il baricentro, viene recepita solo dopo il vantaggio al 22' di D'Ambrosio, che con un incornata sfrutta l'intervento in ritardo di Jony. Di sicuro non manca la reazione. Il duo Caicedo-Correa è spesso pericoloso, con l'ecuadoriano bravo soprattutto ad apparecchiare per gli interventi dell'argentino, più che ad agire da punta e cercare la conclusione. Due minuti dopo il vantaggio interista, Correa risponde con un grande tiro dalla distanza: primo miracolo di Handanovic. Ma l'occasione perfetta per il raddoppio arriva al 34esimo: Caicedo serve Correa, un assist perfetto. L'argentino tenta lo scavetto, ma non gli riesce. A ripensarci, a fine partita, ci si mangia i gomiti. In quell'occasione, è la fortuna (e la superficialità dell'ex Samp) a sostenere i padroni di casa. Un minuto dopo, invece, è l'aureola sulla testa di Handanovic, nuovamente su Correa. Lazio aggressiva e di carattere, fino al recupero: altra creazione di Caicedo, il destro è di Bastos. Inutile dirlo: Conte ringrazia ancora una volta il suo Samir Handanovic. Inzaghi, invece, si mangia le mani, dopo l'ennesima occasione non imbucata in rete.

VECCHIE ABITUDINI - Grande personalità in chiusura di primo tempo. Peccato che non si pareggi - figuriamoci vincere - solo con quella. A maggior ragione se i venti minuti di aggressività e convinzione sono seguiti da un secondo tempo di calo, in pieno stile biancoceleste. Per la fiera del già visto, dopo Spal e Cluj. Nella ripresa, Inzaghi richiama Caicedo - tra i migliori in campo fino a quel momento - e lancia Immobile al 53', che non riesce a lasciare la sua impronta. Non è solo colpa sua: complice anche il calo generico dei suoi, che gli stanno poco dietro. I biancocelesti, almeno in teoria, cercano il pareggio, ma l'ultima occasione nitida è quella di Correa al 51esimo. È l'Inter a dettare i tempi e a scandire il ritmo della gara. La squadra di Conte controlla con tranquillità, semmai prova a chiuderla, ma senza correre troppi rischi. E infatti, al 60esimo, l'occasione del raddoppio nerazzurro impatta per due volte sui piedi di Thomas Strakosha: stavolta quello miracoloso è lui. Barella si mangia Bastos, nel batti e ribatti il portiere albanese riesce a metterci un punto. E se Martinez fosse stato leggermente più preciso, nel recupero, avrebbe avuto anche lui la sua occasione per raddoppiare. D'altronde, cercare continuità, dopo Parma, davanti alla prima della classe non era un'impresa facilissima. Peccato che la personalità richiesta da Inzaghi alla vigilia si sia vista nitidamente solo per venti minuti. 

Pubblicato il 25-9 alle 22.50