Lazio, Inzaghi ti guida nella storia: Simone, il suo gruppo e 5 momenti da ricordare

La Lazio torna a giocare la fase a eliminazione diretta della Champions League a 20 anni di distanza. Inzaghi e i suoi scrivono un'altra pagina di storia
09.12.2020 08:00 di Marco Valerio Bava Twitter:    vedi letture
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Lazio, Inzaghi ti guida nella storia: Simone, il suo gruppo e 5 momenti da ricordare
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Lo ha detto forte e chiaro nel post partita: “È come se avessimo vinto un altro trofeo”. Simone Inzaghi si prende tutto, la gioia, la soddisfazione, l’orgoglio di un traguardo storico e per nulla scontato. Niente lo è nel calcio, figurarsi in Champions League. La Lazio accede alla fase a eliminazione diretta della competizione più prestigiosa a vent’anni di distanza, l’ultima volta Inzaghi era il centravanti di una squadra costruita per arrivare in fondo e che si arenò ai quarti, eliminata da un Valencia irripetibile. Oggi, invece, è la guida di un gruppo partito con altri obiettivi, ma con l’entusiasmo di chi da quattro anni e mezzo costruisce, mattone dopo mattone, la storia della Lazio. Simone è felice, va ai microfoni senza voce, ma con il cuore carico di gioia, sa di aver fatto un altro passo ulteriore nella leggenda.

IL PRIMO SIGILLO - Era partito tra lo scetticismo generale, amore sì, ma condizionato dal malumore di una piazza ferita alla vicenda Bielsa, da una stagione - quella precedente - ampiamente al di sotto delle aspettative. Inzaghi s’è tappato le orecchie, ha cementato il gruppo, ha chiesto e ottenuto Immobile per farne il perno del suo nuovo ciclo. La sua prima Lazio è tornata in Europa, ha vissuto momenti entusiasmanti come i derby di Coppa Italia, con la Roma eliminata ancora una volta quando più contava, a ribadire la storica supremazia cittadina. L’anno successivo si apre con il primo trofeo della sua storia da allenatore della Lazio. I biancocelesti abbattono una Juve che arriva dall’ennesimo doblete italiano e da una finale di Champions. Simone rilancia Luis Alberto, oggetto misterioso fino a quel momento, e il Mago ripaga con una prestazione sontuosa, preludio a una stagione straordinaria. Immobile ne fa due, sembra fatta, ma nel finale Dybala replica e sembra ormai tutto pronto per i supplementari, ma Lukaku s’inventa un’azione dirompente e centra per Murgia che regala al suo maestro una gioia incontenibile sfogata sotto la Curva Nord. 

CAVALCATA - La Lazio cresce anche attraverso le sofferenze, notti nefaste come quelle di Salisburgo e quella del 20 maggio contro l’Inter, ma cresce, si fortifica e l’anno successivo piazza la sua cavalcata in Coppa Italia. La Lazio elimina l’Inter di Spalletti, a San Siro passa in vantaggio con Immobile nel secondo tempo supplementare, subisce il pari di Icardi al 120’ su rigore e poi proprio dagli undici metri Strakosha mura su Lautaro e Nainggolan, Leiva segna il penalty decisivo e spedisce la Lazio in semifinale dove c’è ad attendere il Milan di Gattuso. La gara d’andata si gioca all’Olimpico, i biancocelesti sono in emergenza, ma pareggiano senza subire gol. Si va a San Siro dopo due mesi, la Lazio gioca meglio, domina per larghi tratti e sbanca ancora il “Meazza” con il gol di Correa. Biancocelesti in tripudio e in finale, all’Olimpico arriva l’Atalanta di Gasperini che s’appresta a entrare tra le prime quattro in campionato e a conquistare la Champions. Dieci giorni prima, sempre all’Olimpico, i nerazzurri s’erano imposti 1-3, insomma nell’ambiente si respira tensione, forse anche un po’ di sfiducia. Inzaghi e i suoi però ci credono, si compattano, fanno valere la maggior qualità, Inzaghi la vince anche tatticamente, con i cambi di Milinkovic e Caicedo e proprio Sergej fa saltare il banco, prima del sigillo d’autore di Correa. 

SUPERCOPPA E CHAMPIONS - Simone solleva il secondo trofeo da tecnico, a dicembre poi arriva anche il terzo, nessuno meglio di lui nella storia biancoceleste se non Eriksson a quota a sette. Il tris di coppe arriva a Riyad, la Lazio domina, schianta la Juventus per la seconda volta nel giro di quindici giorni, un altro 1-3 firmato da Luis Alberto, Lulic e Cataldi. Storie diverse, ma tre simboli del ciclo di Simone: un talento rigenerato e diventato tra i più in vista in Europa; una colonna del gruppo, il capitano scelto per costruire il nuovo ciclo; un giovane partito dalla Primavera e poi svezzato definitivamente. La seconda Supercoppa della gestione Inzaghi arriva in un momento eccezionale, la Lazio è la squadra che gioca meglio di tutte, domina in campionato e si porta a ridosso della vetta, a -1 dalla Juve, prima che una maledetta pandemia tarpi le ali a una squadra mai così sfortunata. Il cammino laziale riprende quattro mesi dopo, tra enormi difficoltà, gli infortuni sono tanti, troppi per gestire normalmente le energie giocando ogni tre giorni. La Lazio abdica dal sogno scudetto, ma centra comunque l’obiettivo Champions. Un traguardo inseguito da tredici anni, festeggiato con orgoglio, come giusto che fosse. La Lazio era partita per puntare al quarto posto, lo conquista con pieno merito

TRA LE STELLE - La Champions è il sogno che diventa realtà, l’appuntamento con le serate di gala. La Lazio finisce nel gruppo F, opposta al Borussia Dortmund, allo Zenit e al Club Bruges. Girone semplice? Impossibile sottovalutare i campioni di Russia e i campioni di Belgio, squadre abituate a vincere, a giocare in Champions, impossibile pensare di non soffrire contro una squadra piena di talento come il BVB. Ma la Lazio, al debutto tra le stelle, schianta proprio Haaland e compagni, all’Olimpico finisce 3-1 con Immobile, Luiz Felipe e Akpa Akpro che si prende la scena e diventa più di una semplice riserva. Poi il Covid arriva a complicare i piani di Inzaghi, il cammino laziale si fa in salita, a Bruges si va in tredici, più cinque ragazzi della primavera, il pareggio è conquistato con il cuore, con l’orgoglio, così come quello di San Pietroburgo firmato dalla zampata finale di Caicedo. La Lazio recupera pezzi importanti dopo la sosta, accoglie lo Zenit all’Olimpico, domina e vince 3-1 trascinata da un super Immobile. Il penultimo impegno è a Dortmund, ci si gioca tanto e la Lazio sfodera una prestazione gagliarda, intensa, coraggiosa, va sotto e pareggia, ma nel finale sfiora più volte il gol della vittoria che sarebbe stata meritata. Il Bruges, però, batte uno Zenit in disarmo e costringe i biancocelesti a giocarsi la sfida decisiva all’Olimpico con due risultati su tre. Il resto è storia. La gioia d’Inzaghi certifica che la Lazio è tra le prime sedici d’Europa, un traguardo storico, con Simone a scrivere la storia. Come venti anni fa.