Storie di ex: Sereni a caccia di rivincite...ma quanti intrecci in Lazio-Brescia!

30.09.2010 10:50 di  Federico Farcomeni   vedi letture
Fonte: Federico Farcomeni - lalaziosiamonoi.it
Storie di ex: Sereni a caccia di rivincite...ma quanti intrecci in Lazio-Brescia!
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© foto di Alberto Mariani

Sono ancora negli occhi di tutti le splendide parate di Matteo Sereni. Contro Palermo e Roma ha permesso ai suoi di portare a casa 6 punti; contro il Chievo ha chiuso la porta; e contro il Bari ha consentito alla squadra di restare in partita fino all’ultimo minuto.
Ora che scenderà a Roma, per l’ex portiere della Lazio, le rivincite da consumare sono davvero tante. Sembra un’era geologica fa quando Matteo Sereni veniva spedito tra i pali “alla sprovvista” nella gara interna contro il Chelsea e ne prendeva quattro dai Blues di Ranieri. Crespo, Gudjohnsen, Duff e Lampard in sequenza mixata. Il giorno dopo (usciva Matrix Revolution), a scuola, nelle università, nei bar e nelle piazze, la frase ricorrente era sempre quella: “ma possibile che non gli abbiano insegnato neanche a respingere il pallone lateralmente? Sono le basi della scuola calcio!” Passarono i giorni, le settimane, i mesi. C’era lui quando la Lazio sollevò la sua quarta Coppa Italia. Dalle (Delle) Alpi alle Ande si espanse un grido fortissimo: “Si, sono un grande”, firmato Matteo Sereni.
Il portierone di Parma rimase a Roma fino al 2006, giocando pochissimo (unica eccezione la stagione 2004/05 con 20 presenze). Ma davanti c’era un mostro sacro come Peruzzi. Finì in prestito al Treviso per mezza stagione, ma non bastò a farlo sentire di nuovo un numero uno. Nel 2007 si riaccese la speranza con il passaggio al Torino: alla prima di campionato contro la Lazio fece subito vedere che era davvero tornato. Raccolse l’applauso della Nord, che lo erse a beniamino dopo la diatriba con Lotito, quindi contribuì al pareggio dei suoi (2-2). In quell’occasione la stampa lo dipinse come “un Sereni tuttofare”. Quella stagione mise insieme 32 presenze. Quella dopo 31, e nel mentre ottenne a gran voce il prolungamento del contratto, grazie anche alla puntata di piedi della moglie-procuratrice Silvia. Divenne un idolo della tifoseria. Lo scorso anno rimase a Torino nonostante la retrocessione, ma non riuscì a contribuire all’ascesa dei granata: si infortunò proprio nel momento decisivo della stagione, senza poter riuscire a giocare le finali playoff contro il Brescia. Quest’anno si è ripreso la scena. Nonostante il momento poco felice nella sua vita privata. Dopo le parate sfoderate contro il Palermo decise di dedicare la sua prestazione ai figli. A Sky dopo la partita disse: “Sono contento di essere stato il migliore in campo, così ho la possibilità di dedicare le mie parate ai miei due figli (Simone, 8 anni, e Giorgia, 4) che non vedo da troppo tempo e non per colpa mia”. L’ex moglie Silvia, di 10 anni più grande di lui, lo ha accusato di essersi presentato solo 4 volte in 6 mesi, seppure ammettendo di volere soltanto la serenità dei propri figli. Secondo il legale di Matteo, il tribunale farà presto giustizia. Intanto Sereni domenica aspetta con ansia il palcoscenico dell’Olimpico. Si, è un grande. E non importa che abbia il numero 22.

Non solo Matteo Sereni. Anche altri giocatori di Lazio e Brescia hanno vestito le maglie degli avversari. Già detto dei fratelli Filippini (ieri ha parlato Antonio che strinse una grande amicizia con Rocchi e Di Canio), sulla sponda della Lazio ci sono Stefano Mauri, Francelino Matuzalem, Simone Del Nero e Igli Tare. Il primo visse una bella stagione in riva al lago di Iseo: nel 2003 venne acquistato dal Modena, giocando alle spalle del sempreverde Roby Baggio. Concluse la stagione con 7 reti in 30 presenze. Il Divin Codino pennellava assist a go-go. Matuzalem domenica non sarà della contesa, ma pure lui della maglia azzurro-savoia conserva bei ricordi: 60 presenze e 3 gol (2 dei quali nel 2-2 dell’ultima partita della carriera di Baggio a San Siro contro il Milan) in due stagioni, una delle quali coincise proprio con l’avventura di Mauri. Infine Del Nero e Tare. Il primo è entrato in pianta stabile nel calcio che conta proprio grazie al Brescia (102 presenze). Il secondo pure (Corioni lo acquistò nel 2001), anche se la sua carriera con le Rondinelle venne macchiata da quello sputo a Verona verso i suoi tifosi in una gara vinta contro il Chievo (gli ultras bresciani poi gli dedicarono cori offensivi e uno striscione con su scritto “Vietato Spu…tare”). Sia Del Nero che Tare sono presenti in una delle pagine più gloriose della storia recente del Brescia Calcio, la doppia finale di Coppa Intertoto con il Paris Saint Germain. Il 7 agosto del 2001 l’attaccante albanese entrò al 67’ della sfida del Parco dei Principi (0-0), mentre al ritorno (1-1) giocò titolare. Nella sfida del Rigamonti fece la sua comparsata anche Del Nero che però venne utilizzato da Mazzone come ultima carta, visto che entrò a 6 minuti dalla fine. Nelle due partite, oltre a Roberto Baggio e Luca Toni, giocarono anche i gemelli Filippini. Per finire, lo stesso Del Nero crebbe molto nel settore giovanile del Brescia grazie anche ai consigli dell’allenatore Luciano De Paola, inviso però agli ultras laziali per la sua ideologia dichiaratamente comunista (rimase a Roma per poche settimane, nel 1993/94). Infine, l’attuale allenatore della Primavera delle Rondinelle è Giampaolo Saurini, nativo di Colleferro, e tifoso laziale doc. Nella Lazio mosse i primi passi calcistici, vinse un campionato Primavera durante la stagione dei -9, ma giocò una manciata di partite soltanto nel 1990/91 (storico un suo gol in extremis all’Atalanta, rivale storica del Brescia). E c'è pure Libor Kozak, lo scorso anno in prestito al Brescia in B. Corioni l'avrebbe voluto trattenere. Non dimentichiamoci neanche di Hetemaj: il sogno del fratello sarebbe quello di giocare con la Lazio e lui, Perparim, ha da poco infilato la Roma. Ah, ovviamente, checché ne dica il nome, Mark Bresciano non è un ex…