IL PRECEDENTE - 28 marzo 1998: quando Udinese-Lazio iniziò a valere l'Europa che conta

28.04.2012 11:25 di  Emiliano Storace   vedi letture
Fonte: Emiliano Storace - Lalaziosiamonoi
IL PRECEDENTE - 28 marzo 1998: quando Udinese-Lazio iniziò a valere l'Europa che conta

Ci voleva una Lazio mostruosa per uscire vittoriosi dallo Stadio “Friuli”. Perché contro una delle migliori Udinese della sua storia, bisognava forse giocare la partita perfetta. E la Lazio, quel 28 marzo 1998, rasentò davvero la perfezione. Non poteva che essere così per i biancocelesti di Sven Goran Eriksson, capaci di una stagione stratosferica e vicinissimi a cullare un sogno scudetto che ad inizio anno, sembrava davvero fantascienza. Per proseguire la caccia alla Juventus capolista o al secondo posto valido per la Champions League, la Lazio era chiamata a fermare la corsa di una squadra che non perdeva in casa dalla prima giornata di campionato e che andava in goal da ben 29 partite consecutive. Numeri importanti ma non superiori a quelli di una Lazio che (coppe incluse), veniva da ben 23 risultati utili consecutivi. La via per la gloria passava per Udine, una casualità allora, ma che negli anni futuri diventerà quasi una consuetudine. Fu una gara che per tutta la settimana venne preparata come una finale, con i tifosi che chiedevano l’impresa e con Eriksson che predicava la consueta calma. Ma la calma non ha mai fatto parte della storia di questo club, e Formello nei giorni precedenti la partita, si trasformò in un catino gonfio di passione e di speranza. Con il vento in poppa e consapevole del proprio valore, i biancocelesti scesero in campo senza badare minimamente al valore dell’avversario, consci che la squadra da battere era la Lazio e nessuno doveva intralciare il suo cammino. Alla guida dei ragazzi di Eriksson, c’era poi un guerriero dalla classe immensa che si chiamava Roberto Mancini, un campione che dalla prima giornata di campionato aveva preso per mano la Lazio trascinandola a lottare per traguardi, che fino a qualche anno prima, erano impensabili. E proprio quel giorno in uno stadio “Friuli” pienissimo, la differenza tra Udinese e Lazio fu proprio Roberto Mancini. La classe del giocatore jesino si vide già dopo 18’ di gioco, quando una finta velenosa costrinse Bertotto al fallo in area ed al conseguente calcio di rigore. Jugovic andò sul dischetto ma il suo tiro centrale lasciò invariato sia il risultato che le speranze, dei bianconeri di Alberto Zaccheroni. Il goal era solo rimandato di poco. Boksic serve Fuser al limite dell’area, destro potente nel mucchio e Mancini, lesto come un cobra, con un tocco morbido anticipa tutti quanti e supera Turci per il vantaggio laziale. Una rete che manda in estasi i tifosi biancocelesti, che se avessero potuto, lo avrebbero santificato in campo in quel momento. Il vantaggio non ferma la Lazio, anzi, la esalta ancora di più. Un gioco bello, fluido e morbido. Una serenità ed una maturità interiore, che avevano messo alle spalle anche il mezzo falso della domenica precedente contro il Piacenza. All’inizio della ripresa il genio infinito di Mancini mette il sigillo sulla partita, servendo di tacco la corrente Fuser, che di destro infila Turci con una botta terrificante. In mezzo tante occasioni, capovolgimenti di fronte perfetti e una difesa di ferro. L’Udinese si inchinò alla forza della Lazio, più completa e forte soprattutto nell’animo e nella consapevolezza. Mancini chiuse la gara con colpi da maestro e prodezze da giocoliere, costringendo gli stessi tifosi del “Friuli” a tributargli un applauso quando all’82’, Eriksson decise di concedergli la passerella sostituendolo con Gottardi. Udine, che per anni era stata crocevia per la salvezza della Lazio, diventava stavolta il trampolino per l’Europa più importante. Quasi come un’investitura o una laurea, consegnata a chi finalmente stava diventando grande. Oggi, come ieri, la gloria passa ancora per Udine. Non sarà la stessa Lazio per valore tecnico, ma da quella Lazio di quattordici anni fa, quella attuale deve prendere l’orgoglio, la forza mentale e la sua spavalderia. A volte, basta questo, per arrivare a toccare le stelle.

UDINESE: Turci, Bertotto, Calori, Pierini, Helveg, Giannichedda, Walem (46' Statuto), Bachini, Poggi (62' Locatelli), Bierhoff, Amoroso (81' Jorgensen) . A disposizione: Frezzolini, Zanchi, Pineda, Navas. Allenatore: Zaccheroni.

LAZIO: Marchegiani, Chamot, Nesta, Negro, Favalli, Fuser, Venturin, Jugovic, Nedved, Boksic (75' Casiraghi), R.Mancini (82' Gottardi). A disposizione: Ballotta, G.Lopez, Grandoni, Almeyda,Rambaudi. Allenatore: Eriksson.

Arbitro: Sig. Treossi (Forlì).

Marcatori: 32' R.Mancini, 56' Fuser.

Note: ammoniti: Chamot, Venturin, Locatelli, Bertotto. Jugovic ha fallito un calcio di rigore al 18'.