Reja, come te nessuno da dieci anni: Edy ha la miglior media punti dell'era Lotito e in casa...

E' tornato, si è ripreso la Lazio in un pomeriggio di fine dicembre. La pioggia battente non ha spento il sacro fuoco della passione, quello che lo ha sempre animato anche nell'ultimo anno e mezzo, passato ad aggiornarsi, a ricaricare le pile dopo otto anni vissuti intensamente tra Napoli, Spalato e Roma. Reja è tornato, c'è Bollini al suo fianco e sembra una coppia perfetta: Edy il motivatore, il saggio capace di ricompattare il gruppo, stringerlo a sé e ridargli un'anima, Alberto l'insegnante, l'uomo giusto per tirare fuori il meglio dai tanti giovanotti presenti nella rosa biancoceleste. Lotito non ha voluto rischiare, conosce Reja e le sue grandi qualità. 19 mesi fa, quando lo zio Edy decise di dire basta, il presidente gli scrisse una lettera che era un ringraziamento sentito e un invito a non staccarsi dal mondo Lazio: "Per lei le porte saranno sempre aperte...". Questione di cuore, ma anche di numeri, perché nessuno più di Reja ha saputo portare in alto la Lazio nell'era Lotito. Il tecnico di Lucinico trovò una squadra allo sbando, in pochi mesi la riportò nell'elite del calcio italiano. La Champions, sempre sfiorata, mai agguantata, resta il suo grande rimpianto, ma quel contratto con scadenza 2015 è il segnale che Edy vuole riprovarci. Considera la rosa attuale migliore rispetto a quella lasciata nel maggio 2012, ma il mercato dovrà portare innesti di spessore, capaci di dare nuovo smalto a un organico che, in diversi elementi, pare arrivato alla fine di un ciclo. Reja è uomo capace di farsi sentire, di far arrivare il messaggio all'orecchio della dirigenza.
EDY LA SICUREZZA - Lotito si fida, potrebbe accontentarlo. Il goriziano è una sicurezza, mai nessuno in quasi dieci anni di gestione lotitiana ha saputo collezionare una media-punti migliore. 1,67 punti a partita, calcolata sulle 86 panchine biancocelesti dello zio Edy e costruita soprattutto nelle due stagioni vissute per intero a Formello. Una media che proiettata sulle 38 partite porterebbe la Lazio a ridosso della zona europea. Nessuno come lui negli ultimi dieci anni. Petkovic si avvicina (1,47), Delio Rossi è staccato (1,44), Caso (1,06) e Ballardini (0,96) sono a distanza siderale. Più pregi che difetti, perché Reja è un signore del calcio, capace di valorizzare il materiale a disposizione: Dias e Biava sotto la guida di Edy erano diventati una delle coppie più affidabili d'Italia, Ledesma e Gonzalez erano equilibratori indispensabili, Hernanes realizzatore decisivo. Reja non ha mai conquistato gli esteti del calcio, ma i numeri parlano chiaro. Negli ultimi 20 anni solo Zoff (1,94) ed Eriksson (1,89) hanno avuto una media punti decisamente migliore del vecchio Edy. Mancini (1,70) e Zeman (1,68) lo precedono di un soffio, nonostante le rose a loro disposizione fossero più attrezzate rispetto a quelle guidate dal goriziano, Zaccheroni è dietro (1,61) e quella era una Lazio costruita per vincere il titolo. Reja allenatore pragmatico e intelligente, uno dei diktat una volta approdato per la prima volta a Formello fu quello di onorare il proprio stadio. L'Olimpico come fortino, campo sul quale costruire le proprie fortune. Nella stagione 2010-2011 la media punti della Lazio tra le mura amiche fu da primi posti: 2,21 a partita, la migliore dai tempi dello Scudetto. Nel 2000 Eriksson toccò quota 2,53 punti a gara, Zoff si avvicinò l'anno successivo (2,41). Mancini (2,00), Rossi (2,11) e Petkovic (2,16), pur nelle loro stagioni migliori, non raggiungono le vette toccate da Reja. Edy è pronto a ripartire dall'Inter, ultima squadra affrontata nella sua prima avventura biancoceleste. Fu l'ultimo acuto della sua gestione, l'Olimpico gli regalò una gioia condita da un retrogusto amaro per la Champions sfumata. Ma la Befana porta dolci e -in un momento nero come il carbone- la Lazio e Reja ne hanno una gran voglia.