GARBAGE TIME - Massamasso Tchangai, l'icona del popolo togolese e una morte avvolta nel mistero

Massamasso in togolese significa "Grazie a Dio". Un nome buffo, ma molto evocativo, Il cognome è Tchangai. Una stringa che dice ben poco ai più, ma a Lomè e dintorni è una sorte di eroe. Idem a Benevento, giusto qualche migliaia di chilometri più in là, viene persino nominato ambasciatore della Provincia nel mondo. Ad Udine il suo arrivo strappa qualche sorriso, Massamasso. E' la prima generazione di Udinese multietnica, ma Tchangai non correrà mai sul manto erboso del Friuli. Dodici anni in quinta, ai giri alti, prima dell'avaria motore. Una morte prematura, che ancora oggi non trova una spiegazione.
TERZINO CORAGGIOSO - Tchangai nasce nel 1978, l'8 agosto, una data chiave in questa storia. E' di Atakpamè, centro amministrativo della colonia tedesca pre-indipendenza, una delle pochissime città del Paese servita dall'acqua potabile. Nel 1998 è uno dei protagonisti del cammino del Togo in Coppa d'Africa. Passione e determinazione, nonostante la sua Nazionale rischi di giocare con maglie di altre squadre, con una toppa del Togo cucita sul petto. Non ha ancora 20 anni e Pierpaolo Marino se ne innamora calcisticamente. E' un laterale basso, sgroppa sulla corsia destra, si ispira a Liliam Thuram. Ed è proprio il Parma a premere per il suo acquisto, il giocatore si promette ad entrambe e si rischia il caso diplomatico, ma sono i bianconeri a depositare per primi i documenti in federazione. Un ingaggio da 7 milioni di lire al mese, con un dettaglio inizialmente celato dai dirigenti friulani che lo indispettirà. L'Udinese non ha più caselle da extracomunitari a disposizione e Massamasso tiferà per i suoi compagni dagli spalti. Un ragazzo serio, educato ma anche molto coraggioso: "Ho conosciuto dei ghanesi a Roma che non sapevano dove andare a dormire - denuncia il nostro eroe - Blatter ha parlato di schiavismo e ha ragione. Come minimo siamo pacchi postali. Se l'Udinese mi avesse spiegato prima la legge sugli extracomunitari non avrei firmato". Uno sfruttamento in piena regola, se si pensa ad esempio che il presidente del Torino Borsano qualche anno prima aveva tesserato i ghanesi Gargo e Kuffour come... fattorini. Tchangai è un capopopolo, si spinge persino a raccogliere pomodori con i suoi connazionali, un gesto molto apprezzato dalla sua comunità.
DALLA C2 AL MONDIALE - Compra casa ad Udine, spera di tornare a viverci anche a fine carriera. La sua avventura prosegue tra Slovenia e Olanda, in prestito alla società satellite De Graafschap. Nel 2001 passa alla Viterbese, l'anno seguente al Benevento. Una tappa che coincide con il punto più alto della carriera, e probabilmente della vita di Massamasso. Si trasferisce nel Sannio con la moglie Mamafufana e la piccola Fridos. Quattro stagioni da assoluto protagonista, con la chicca del suo Togo qualificato per la prima volta al Mondiale (il giorno della partita decisiva è stato dichiarato festa nazionale, ndr). Dalla C2 alla rassegna continentale più importante del giuoco. Tchangai è il capitano di quella squadra, guidata in campo dal talento di Adebayor. E' l'unico svincolato del Mondiale, si era liberato dal Benevento in seguito ad alcuni dissidi con la dirigenza. Resta però in Campania, si allena per oltre due mesi con i dilettanti della Giorgio Ferrini per presentarsi al meglio alla rassegna tedesca. E' la storia più pittoresca di quel Mondiale. Gioca con il numero 5, la targa della sua automobile è 5555, 5 è anche il numero civico della su abitazione. Un codice quasi inquietante. Il presidente Carmine Nardone lo elegge ambasciatore della Provincia di Benevento nel mondo. E' la vetta della montagna, dopo un percorso tortuoso, sofferto e carico di insidie.
MORTE MISTERIOSA - Il Mondiale del Togo termina al girone eliminatorio. Massamasso spera di strappare un contratto in Italia ma firma in Arabia Saudita, all'Al-Nassr. Nel 2008 partecipa alla Coppa d'Africa, poi si trasferisce in Cina, allo Shenzen Ruby Football Club. E' l'inizio della fine, il primo passo verso il burrone. Nel luglio del 2009 Radio France International diffonde la notizia di un suo coinvolgimento in una storia di narcotraffico. Il giocatore decide di rientrare a Lomè, capitale del Togo, e programma una conferenza stampa per spiegare il malinteso. Torna a casa e scopre che il fratello minore aveva venduto tutti i suoi beni. La conferenza salta, Massamasso accusa un malore e viene ricoverato all'ospedale militare. Alcune fonti antigovernative parlano di 'pessime condizioni', l'8 agosto viene dichiarato morto per infarto, anche se il sito governativo tarda qualche giorno nell'annunciare il decesso. L'8 agosto, il giorno del suo 32esimo compleanno. Uno strano scherzo del destino per un ragazzo così affezionato ai 'suoi numeri' e così appassionato al calcio come strumento di riscatto per un popolo oppresso e sfruttato, che ha denunciato a suo tempo le angherie perpetuate dal sistema occidentale, calcistico e non. Anche se la sua morte, dopo 4 anni, resta ancora avvolta nell'ombra.