IL PRECEDENTE - Lazio-Fiorentina 8-2, quando i biancocelesti si divertivano a Zemanlandia

06.10.2013 10:00 di  Matteo Vana  Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Vana - Lalaziosiamonoi.it
IL PRECEDENTE - Lazio-Fiorentina 8-2, quando i biancocelesti si divertivano a Zemanlandia

Capita alle volte di svegliarsi con la certezza che succederà qualcosa che renderà la nostra giornata speciale. "Certe giornate non son certe per niente" cantava Zucchero qualche anno fa. Immaginate di tornare bambini, al giorno in cui vostro padre vi annuncia che, per la prima volta, andrete allo stadio insieme. Quel luogo di cui avete sentito parlare tante volte, quel posto in cui migliaia di persone si ritrovano per tifare la loro squadra del cuore, unite dalla passione per quei colori, il bianco ed il celeste, i colori del cielo. Fate colazione, vi lavate i denti e vi vestite, la voglia di sentirsi grandi è troppa. Immaginate ora che quella partita sia Lazio - Fiorentina 8-2, il capolavoro di Zeman, la partita da far vedere e rivedere a tutti i detrattori dello sport più bello del mondo.

Domenica, 5 marzo 1995. Splende il sole sull'Olimpico, gli ultimi gradini a limitare la vista, poi il verde, splendente, del manto erboso. Vostro padre guarda i biglietti, voi avete occhi solo per quel campo che, tra poco, catalizzerà gli sguardi di migliaia di persone. Il posto è sempre quello, scaramanzia è la giustificazione, le mani da stringere, le stesse da anni. Poi le squadre entrano in campo. Ci sono tutti i beniamini di cui avete sempre sentito parlare; Marchegiani, Nesta, Bergodi, Fuser, Boksic, Casiraghi, ma manca lui, Beppe Signori. Di contro la Fiorentina che in attacco fa paura: Batistuta, Rui Costa e Baiano. L'arbitro fischia il calcio d'inizio, neanche il tempo di capire cosa succede che la Lazio è già in vantaggio: Boksic se ne va sulla sinistra, palla dentro e Casiraghi da solo, insacca. Lo stadio esplode e voi non potete fare altro che emulare quella massa che gioisce. Vi alzate in piedi e urlate forte il nome del vostro idolo, proprio colui che ha aperto le marcature; lui si gira, sembra che sorrida, alza un braccio. Vi rimettete seduti più felici che mai, senza sapere che il meglio deve ancora venire. Passano 30 minuti e, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, Negro sbuca alle spalle di tutti depositando il pallone in rete, è il 2-0. Stavolta lo sapete cosa dovete fare, il gol non vi coglie di sorpresa cosi come il 3-0 di Cravero su rigore. Quello che non vi aspettate è l'esultanza dopo il rigore parato da Marchegiani, il portiere blocca il destro di Batistuta e la Curva impazzisce. La palla non è entrata, non capite bene cosa sia successo, ma le facce intorno a voi sprizzano entusiasmo da tutti i pori, si continua, va bene cosi. Inizia il secondo tempo e segnano ancora Boksic, Di Vaio, Rui Costa e Batistuta per la Viola. E Casiraghi che mette a segno 4 reti in una sola partita, record. L'arbitro fischia la fine del match, è già ora di tornare a casa. Nel tragitto sentite forte la voglia di tornare allo stadio, non vedete l'ora che arrivi la domenica successiva per poter vedere ancora quella squadra che ha incantato tutti, senza sapere che, una partita cosi, non la rivedrete mai più.

Un match che è uno spot per il mondo intero che, i fortunati che hanno potuto assistere dal vivo a questo evento, ricorderanno per tutta la vita. I biancocelesti seppelliscono la Fiorentina con un punteggio senza precedenti. E' la Lazio di Zeman, delle galoppate di Boksic, dei gol di Casiraghi, dei giovani Nesta e Di Vaio, campioni in erba, ma già protagonisti. Difficile dire a che gioco si è giocato, impossibile parlare di tattiche e moduli quando si segnano 10 gol in un singolo match. Ciò che conta agli occhi del bambino è che il suo "esordio" è coinciso con la vittoria della propria squadra. Non importa se le partite non saranno sempre cosi spettacolari; scoprirà più in là che gli arbitri non sempre faranno nel miglior modo possibile il loro mestiere, che ci saranno pagine buie e inchieste che rischieranno di far sparire quell'amore appena sbocciato, ma già cosi grande, che spesso i soldi rovineranno tutto e che quei campioni ammirati in campo, quei due giovani romani, simbolo di migliaia di altri ragazzi come loro, un giorno saranno costretti, per motivi diversi, ad andare a cercare fortuna altrove. Ciò che conta è che la fede è stata trasmessa dal padre al figlio, la grande famiglia biancoceleste, in quel giorno, ha accolto un nuovo membro; per scoprire tutto il resto ci sarà tempo.