Lazio, l'ex De Silvestri racconta l'aneddoto con Di Canio: "Ora non sarebbe fattibile"

Lorenzo De Silvestri è una delle colonne del Bologna, ma non ha mai nascosto, come il suo allenatore Mihajlovic, la sua passione per la Lazio. Il difensore è cresciuto nel settore giovanile biancoceleste e ha esordito in Serie A proprio con questi colori. Parlando del divario generazionale di uno spogliatoio e i cambiamenti con il calcio del passato, durante l'intervista su Twitch con DAZN, il calciatore romano ha raccontato un aneddoto avvenuto a Formello: "Il calcio di prima era diverso, più genuino. Senza dover far vedere tutto sui social, c'era più educazione e spensieratezza, ma anche più nonnismo. Racconto un aneddoto: primo ritiro in prima squadra con la Lazio, ai tempi c'erano Di Canio e Rocchi; portavo i capelli lunghi con il ciuffo alla "pariolina" e dopo 2/3 allenamenti, mentre dormivo, Di Canio con il rasoio mi tagliò tutto. Da quando ho 17 anni non li ho più fatti ricrescere e li tengo rasati. Adesso non sarebbe più possibile una cosa simile". Nel corso della chiacchierata sono stati toccati anche altri argomenti.
COMPAGNI FORTI - "Il più forte con cui ho giocato? In Nazionale scelgo Pirlo. A livello di club dico Zarate. Ricordo il primo anno che venne alla Lazio, nel 2009, fece la differenza e vincemmo la Coppa Italia. Poi ci sono stati anche Jovetic, Mutu. Fortunatamente ho giocato con tanti calciatori forti. Ora al Bologna c'è Hickey, ha prospettive spaventose ed è solo del 2002. Alla sua età non ero forte come lui, magari ero un po' forte a livello atletico, ma non avevo la sua tecnica. Lo vedo pronto".
IL RAPPORTO CON MIHAJLOVIC - "Se è lui che mi cerca o io che lo seguo? Due e Due. A Firenze e a Genova mi "raggiunse" lui, mentre a Torino e qui a Bologna mi ha voluto lui. Entrambi abbiamo giocato alla Lazio, quindi è veramente una cosa che si ripete nella mia carriera. Mi ha conosciuto che ero un ragazzino, a 21 anni, adesso ne ho 33: un rapporto che mi porto avanti da tanto tempo e si è modificato anche. Lui mi ha aiutato molto. A livello umano nell'affrontare le cose di petto, con coraggio. Anche io ho aiutato lui. Con lui ho fatto un po' di tutto: all'inizio non giocavo, poi mi ha inserito ed è stato bello. Un episodio in cui mi sia sentito arricchito da lui? A Genova è arrivato quando stavamo vivendo una situazione complicata per la classifica. Venne e rivoluzionò tutto: portò la musica nel pullman, cambiò il modulo, ci fece cambiare l'atteggiamento in partita. Lì capii che, invece di subire le situazioni, a volte per cambiare le cose bisogna aggredirle".
FUTURO - "Al momento in futuro mi vedo più come dirigente, mi farebbe piacere svolgere quella carriera. Ovvio che poi quando smetti ti viene voglia di altro: allenare o fare il collaboratore. Ad oggi mi vedo più orientato in dirigenza, poi non so in che ruolo. Devi subito metterti a studiare se vuoi fare questo tipo di lavoro, serve umiltà per migliorarsi. Il mio futuro lo vedo nello sport, mi piace in generale".