Roma, Mourinho stavolta se la prende con Abraham: le frasi shock in conferenza

Dove è finita la Roma capace di vincere un trofeo senza Dybala? A Josè Mourinho è bastata questa semplice domanda per affilare la lama e colpire un altro dei suoi calciatori. Dopo Karsdorp, stavolta l'obiettivo del mister giallorosso è Abraham. Anche in questo caso l'attaccante non viene citato, ma i riferimenti a lui sono evidenti. Il lusitano inizia la sua arringa in conferenza stampa così: "Differenze? È difficile per me rispondere. Ho la risposta per te, se mi dai la tua parola che resta tra me e te, te lo dico fuori. Non puoi farlo? Allora non te lo dico. Pensa bene all'anno scorso e a quest'anno se ti sembra tutto uguale o manca qualcosa di fondamentale. Mkhitaryan? No, è qualcuno che è qui ma non è lo stesso". Il dubbio sui riferimenti però viene spazzato via alla domanda successiva quando gli è stato chiesto se i problemi di Abraham fossero psicologici.
ATTACCO FRONTALE - Per l'attaccante inglese Mourinho usa parole fortissime: "Magari sono old fashioned però penso che quando diventi un giocatore professionista in un universo di milioni e milioni di bambini che lo volevano essere, non hai bisogno dell'appoggio di nessuno, non hai bisogno di una fonte esterna per motivarti. Cos'è questo? L'allenatore, lo psicologo...ma cosa, devi dare tutto in campo ogni giorno, in ogni allenamento, in ogni partita. Gioca bene, male, sbaglia o non sbaglia. Con un giocatore che con me sbaglia, l'unica cosa che posso dire è che è scarso, però sbaglia. Ma una cosa è sbagliare e un'altra è l'atteggiamento. La tua domanda riflette un po' il mondo di oggi. Ma quale appoggio psicologico, corri amico, vai lì per il duello individuale, crea dei problemi a Buongiorno e agli altri...amico, sono milioni e milioni di bambini che vogliono arrivare e arrivano in pochi, sono privilegiati. La fonte esterna è il plus, ma non sei tu allenatore, psicologo o direttore a cambiare la mentalità di un giocatore. Sei un uomo. Volpato oggi non ha giocato bene, di chi è la colpa? È mia perché non è un giocatore che può giocare contro una squadra come il Torino perché è una squadra che gioca a uomo, aggressiva e tosta. La colpa è mia che non ha giocato bene. L'ho cambiato per migliorare la squadra e per proteggerlo, è parte della sua formazione. Ma ci sono altri giocatori che devono avere un livello alto non dico di performance, ma parlo di atteggiamento: non hai bisogno di motivazioni per andare alla fine del mese a prendere lo stipendio, lì vai. Dobbiamo tutti dare di più".
Roma, Mourinho attacca (senza citare) Karsdorp: "Uno mi ha tradito"