Lazio, Bianchessi: "Floriani Mussolini? Diventerà più forte di Lazzari. E Ruggeri..."

Nella mattinata, ai microfoni di Radio Laziale durante la trasmissione 'Morning Lazio', è intervenuto il direttore Mauro Bianchessi che nel corso del collegamento ha analizzato la crescita di alcuni giocatori provenienti dal Settore Giovanile della Lazio. Primo fra tutti, Floriani Mussolini. Queste le sue considerazioni in merito: "È un ragazzino che mi sono trovato quando sono arrivato alla Lazio nel 2017, era piccolino. All’inizio si vedeva che aveva qualcosa di importante e di diverso ma non era pronto fisicamente. Lì è stata una lotta, perché appena entrati non si conoscevano gli allenatori e non giocava mai. Per dire quanto è difficile far crescere dei giocatori. Lo metti fuori sei mesi in una società dilettantistica per farlo giocare, cambi l’allenatore e lo riporti dentro a 16 gli fai un contratto e fanno pesare il cognome senza guardare la realtà del valore del giocatore. Nell’U18 fatica a giocare e lo difendo, alla fine con un giro diverso dall’interno dalla Lazio e lo scorso anno lo seguivano squadre italiane e estere, è stato il miglior esterno della Serie B. Con questa fisicità ancora da completarsi, avrà un margine ancora di crescita importante. Quando sono andato via dalla Lazio nel 2023 avevo detto che qualcuno dei nostri ragazzi sarebbe arrivato in Serie A, lui è il primo. Ruolo? Sarà un esterno di altissimo livello perché ha un passo e una tecnica importante, deve migliorare nella fase difensiva. È un Lazzari che diventerà più forte di Lazzari, anche fisicamente. Non è pronto per giocare in una squadra di Champions League, ma basta avere un poco di pazienza. Se lo impieghi come quarto o terzino destro, bisogna lavorarlo. Ma credo che un allenatore intelligente si adegui alle caratteristiche dei propri giocatori e non il contrario, Sarri è un maestro in questo. È un Bellanova, che è anche un mio giocatore”.
SARDO E GLI ALTRI - “Siamo partiti nel 2017 lavorando sui ragazzini dai 13 ai 14 anni, crescerli con un progetto tecnico importante cosi che qualcuno di questi potesse arrivare nel progetto interno della Lazio in prima squadra. Ruggeri ha fatto un campionato da titolare a Salerno, è discreto. Crespi sta girando, è un attaccante che arriverà più tardi ma è comunque un valore economico. Sardo, purtroppo è stato perso. L’ho preso io a Monza, è un giocatore che farà il calciatore in Serie A. Sono prodotti cresciuti nel settore giovanile. Quando sono andato via a Lotito ho detto ‘Tra due, tre anni vedrà i frutti del nostro lavoro’. Oggi i ragazzi crescono con le Playstation arrivano dopo, quindici anni fa arrivavano prima. Ora devono fare un percorso più lungo e arriveranno alle prime squadre intorno ai 23 anni, sono molto distratti. Quando ho saputo che Sardo si era fatto male e si trovava male in Germania e non giocava, c’era la Fiorentina, l’Atalanta, il Milan, la Juve. Poi è arrivato perché ho lottato col papà per fargli fare il calciatore alla Lazio col settore giovanile, lui giocava basket. Simile a Vecino, una mezzala polivalente. Tecnicamente bravo, gioca sia di destro sia di sinistro, grande passo e visione di gioco. Non pronto, ma bisogna farcelo diventare”.
PRIMAVERA - “Dopo la Primavera devono fare uno stacco mentale, essere gestiti da gente per bene e non avere pressioni dalla famiglia che pensa di avere dei fenomeni, ma sono dei ragazzi con delle qualità che però devono fare un percorso. Se mentalmente non sono forti, affamati e umili si perdono. Non è il caso dei nomi fatti. Quelli sono giocatori che il passaggio l’hanno fatto. Qui c’è una selezione naturale che non dipende dalle scelte tecniche nostre, ma dalle loro. Se pensano di essere fenomeni di strada non ne fanno, al primo ostacolo la colpa è dei procuratori e della società. Entrano in un vortice e non ne escono più”.
ADDIO ALLA LAZIO - “Sono andato via perché volevo stare vicino a casa, ho degli ottimi ricordi della Lazio. Eravamo in tre a fare il Settore Giovanile, sono arrivato perché Lotito mi ha voluto. Lavoravamo venti ore al giorno 7 giorni su 7, ma Roma è un ambiente difficile e dopo qualche anno c’è bisogno di sentire un’aria diversa”.
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