Lazio, il giorno del 10: dal Flaco al Mago, tra Frusta, Gazza e Golden Boy

11.10.2021 07:28 di  Alessandro Vittori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Alessandro Vittori - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, il giorno del 10: dal Flaco al Mago, tra Frusta, Gazza e Golden Boy

Cosa hanno in comune Luis Alberto, Felipe Anderson, Mauro Zarate, Roberto Mancini, Paul Gascoigne, Michael Laudrup, Vincenzo D'Amico e Mario Frustalupi? Sicuramente la classe e l'aver vestito la maglia della Lazio. Alcuni hanno scritto pagine di storia, altri sono diventati autentiche bandiere, sicuramente ognuno di loro ha onorato la maglia biancoceleste con il 10 sulle spalle. Nel giorno (10 ottobre) dedicato al numero che nel calcio rappresenta l'estro, la fantasia, la classe, la scena va lasciata a chi in campo ha regalato spettacolo e tanti assist per i fortunati compagni che hanno giocato al loro fianco.

DA FLAMINI A FRUSTALUPI - Il primo a vestire la maglia numero 10 della Lazio fu il Flaco Enrique Flamini. In quella stagione (1951-52) in realtà si alternarono lui, Vittorio Sentimenti, Sigvard Löfgren, Ragnar Larsen e Primo Sentimenti che la indossò fino al 1955-56. Per il Flaco fu un premio per la sua fedeltà alla causa biancoceleste: arrivato dall'Argentina a Roma nel 1939 come oriundo, giocò con la Lazio in tre parentesi diverse e poi fece tutta la trafila da allenatore. Dal 1955 al 1972 la 10 finì sulle spalle di Pasquale Vivolo, Gian Piero Ghio e Bombardino Franco Nanni, per arrivare a Mario Frustalupi: il cervello dello scudetto del 1974, l'unico a godere di immunità nelle super concitate partitelle del giovedì di quella Lazio leggendaria, la vestì per tre stagioni rimaste nella mente e nel cuore di tutti i tifosi.

LA BANDIERA D'AMICO E GASCOIGNE - Dopo Frustalupi la 10 si alternò tra Antonio Lopez, Roberto Badiani e Fernando Viola, fino ad arrivare alla bandiera Vincenzo D'Amico: il Golden Boy dello scudetto del 1974 fu l'ancora di salvezza della Lazio in uno dei momenti più difficili, con il miracolo di Lazio - Varese del 6 giugno 1982 che rimarrà scolpito nella storia biancoceleste. Dopo Vincenzino la 10 passò a un altro grande come Michael Laudrup che però nella Capitale non ottenne grandi risultati. Nella Lazio del meno nove fu Gabriele Pin a vestire la 10, poi Ciro Muro, Claudio Sclosa, Sergio Domini, fino all'arrivo di un altro big come Paul Gascoigne. Gazza a Roma fu tormentato dalla sfortuna, subì tanti infortuni, eppure la sua classe lasciò il segno: i due picchi furono il gol al derby e lo slalom a Pescara con i difensori saltati come birilli. Con la 10 anche Fabrizio Di Mauro disse la sua, segnando la rete del pareggio contro la Roma nell'ottobre 1993. Dario Marcolin, Aron Winter e Igor Protti (anche lui gol al derby ed esultanza con il trenino sotto la Sud) precedettero l'arrivo di un fenomeno del calibro di Roberto Mancini.

MANCINI E GLI ANNI RECENTI - Roberto Mancini vestì la 10 nel periodo più fiorente della storia biancoceleste. L'ultima apparizione fu in Lazio - Reggina, 14 maggio 2000 e romanzesco scudetto arrivato dopo il 'tempo supplementare' di Perugia - Juventus. Per un Mancini che esce, entrò mister 110 miliardi Hernan Crespo, acquisto record della storia della Lazio. Dopo l'argentino, Dejan Stanković, Massimo Bonanni, César, Roberto Baronio fino all'estate 2009: allora per 4 anni fu Zarate a prendere il 10 e soprattutto nella prima stagione risultò imprendibile per gli avversari. Ederson fu l'antipasto brasiliano a Felipe Anderson, che forse il meglio lo mostrò con la 7 (maglia indossata anche oggi) anche se pure con la 10 regalò spettacolo. Dal 2018 il numero della fantasia e del talento è sulle spalle di Luis Alberto, che sicuramente onora al cento per cento tale compito. Qualche eccesso fuori dal campo, ma nel rettangolo verde lui è un vero e proprio faro. In poche parole un 10.

Pubblicato il 10/10 alle ore 18