LE MAGLIE DELLA STORIA - Gazza e la Lazio British Style...

Lazio e Inghilterra. Qualcosa di molto simile a un’alchimia. C’è sempre stata specialmente negli ultimi trent’anni come un filo invisibile che ha legato le sorti della società biancoceleste alla terra di Albione, pioniera assoluta di quello diventato la sport per eccellenza. Prima il ‘favore’ del Liverpool, reo di aver abbattuto ai rigori, in un Olimpico già in festa, una Roma lanciata verso la conquista della sua prima Coppa dei Campioni; poi il modo di tifare e lo stile nell’abbigliamento importato nella Curva Nord proprio da oltre-manica e in seguito emulato dalle altre tifoserie; ancora le tante eliminazioni dei cugini dalle competizioni europee ad opera di molte squadre inglesi, cosa che in una città come Roma fa sempre colore; il primo trofeo europeo conquistato ad opera dell’armata di Sergio Cragnotti contro il Real Mallorca in una Birmingham ornata di biancoceleste; per finire con la storica vittoria contro il dream team per antonomasia, gli invincibili del Manchester United, che porta la prima squadra della capitale sul tetto d’Europa. Lazio e la Regina inglese quindi alleanza indissolubile.
A rafforzare questo legame, sicuramente ha contribuito l’acquisto di quello che è stato il giocatore inglese per eccellenza, il genio e sregolatezza fatto uomo, colui che nonostante i suoi eccessi col pallone tra i piedi incantava. Il biglietto da visita della nuova gestione, poi divenuta trionfale del patron Cragnotti, oltre all’emergente Giuseppe Signori infatti, era un calciatore dai tratti tipicamente britannici, non certo longilineo, e famoso alla cronaca per le sue folcloristiche uscite dagli schemi, tanto che al momento del suo arrivo a Roma secondo i tabloid era tra i cinque personaggi più noti d’Inghilterra. Paul Gascoigne, talento puro del Tottenham, viene prelevato nel 1991 nonostante un bruttissimo infortunio da smaltire, l’anno dopo il mondiale italiano in cui si è reso protagonista arrivando fino alle semifinale, eliminato poi dalla futura vincitrice Germania. Personaggio discutibile fuori dal campo dove i suoi tanti eccessi ne hanno penalizzato la stella specialmente fuori il rettangolo verde, è stato sempre amato da tutti i suoi compagni di squadra (nonostante i suoi noti scherzi) e soprattutto dai suoi tifosi, per i quali è sempre stato un idolo. Commovente è stato il suo ritorno all’Olimpico in occasione della sfida tra Lazio e Spurs dello scorso novembre in Europa League, prima di ricadere nel tunnel dell’alcol. In quella circostanza i tifosi laziali si esibirono in un vero tributo per il loro idolo dedicandogli un bellissimo striscione: “He who stands up after falling down is stronger than he who never falls at all; Chi si rialza dopo essere caduto è più forte di chi non è mai caduto“.
La prima stagione giocata da Gazza con la Lazio è positiva. I capitolini infatti conquistano il quinto posto, ponendo le basi per il ritorno in Europa dopo tanti anni di assenza. Attori principali proprio il numero 10 di Gateshead e il re del gol Beppe Signori, altro idolo indiscusso e capocannoniere della serie A in quell’anno con 26 reti realizzate. Tornando alle assonanze con l’Inghilterra, la maglia di quella stagione, per il quarto anno consecutivo, ricalcava perfettamente il british style d’oltre-manica, grazie alla Umbro, marchio originario di Wilmslow. La divisa riscuote un successo enorme, e ottiene il record di vendite, anche grazie all’apertura del primo Lazio point, dedicato completamente alla vendita di materiale ufficiale della Lazio sul modello di merchandising già in voga in Gran Bretagna. La maglia di un celeste meno opaco rispetto a quello classico, ricalca quella dell’anno precedente dalla quale si differenzia per due novità. Lo sponsor, un processo di fusione tra colossi bancari porta la Banca di Santo Spirito a diventare parte della neonata Banca di Roma, la cui scritta si staglia al centro della maglia. Altra novita lo scudetto, non più a cinque strisce ma a tre bande biancocelesti, posto sulla sinistra. Sulla destra il logo dell’azienda inglese. Il colletto a mò di polo è bianco con i bordi celesti e blu, motivo ripreso anche dai polsini, i numeri sono di vellutino blu come lo sponsor. La partita sicuramente più entusiasmante quell’anno è il derby del 29 novembre 1992. Derby che vede protagonista assoluto il numero 8 della nazionale di Sua Maestà. Solito grande spettacolo sugli spalti con le curve che si fronteggiano a suon di cori, striscioni e scenografie. La partita è tutt’altro che entusiasmante, con interventi pericolosi e continue liti tra i ventidue in campo. Leggermente meglio la Roma che mantiene di più il possesso del pallone, ma che nel primo tempo riesce a rendersi pericolosa solo con una punizione di Hassler, sulla quale Fiori non si fa trovare impreparato. La ripresa inizia col botto. Al minuto 48 Giannini sfrutta uno svarione difensivo della difesa laziale e porta in vantaggio i suoi con un tap-in a porta vuota seguito da spogliarello sotto la sud. Reagisce la Lazio che nell’ultima mezz’ora si trasforma, anche grazie all’ingresso in campo di Stroppa al posto di Bacci che da più qualità alla manovra. Più tardi un missile di Fuser colpisce la traversa e rimbalza fuori secondo l’arbitro Luci provocando le proteste dei laziali che urlavano al gol. Al minuto 86 entra in gioco Gazza, fino a quel momento molto deludente e più impegnato in scontri e litigi con chiunque capitasse dalle sue parti con la maglia giallorossa. Cross dalla trequarti di Signori e colpa di testa di Gascoigne che fa impazzire i sostenitori laziali ormai rassegnati al peggio e in piena contestazione contro l’allenatore Dino Zoff. Segue una corsa sfrenata sotto la curva nord. E’ un fiume in piena il talento di Gateshead, corre, piange, prega. Dopo la gara dichiarerà che già pensava a dove potersi nascondere in caso di sconfitta. Quella gara lo pose tra gli idoli di sempre del popolo laziale. Lui, insieme a Signori, sicuramente la stella più brillante della Lazio british style.