ESCLUSIVA LLSN WEB TV - Recanatesi su Chinaglia: "Era un leader, un trascinatore, un mito". Poi sull'anniversario della morte...

“Chinaglia era un leader, un trascinatore, un mito”, con queste parole ha iniziato il suo intervento Franco Recanatesi, nella lunga intervista andata in onda pochi minuti fa sul nostro canale di YouTube. Il grande giornalista romano, che da poco ha lanciato il libro “Io sono Giorgio Chinaglia” una biografia postuma su Long John. L'ex firma del Corriere dello Sport ha proseguito commentando il Chinaglia giocatore: “Non ce ne sono più di calciatori così, che infiammano da soli il pubblico. Un calciatore d'altri tempi, uno che rifiutò il trasferimento alla Juventus, dove avrebbe preso molto di più, per rimanere alla Lazio”. La biografia comincia dai primi anni di vita della punta dello scudetto: “La storia parte da quando Giorgio e la sorella vennero imbarcati sul treno diretto in Galles, dalla nonna, un viaggio complicato per due bambini, che portò a vivere Chinaglia la sua esperienza gallese, che durò dagli otto ai diciotto anni”. Recanatesi poi torna sui mitici allenamenti a Tor di Quinto: “Conquistava il pubblico con la passione e con la voglia di vincere che metteva in campo, e non solo, questa volontà la metteva anche durante gli allenamenti a Tor di Quinto. Allenamenti diventati epici per le battaglie tra i due gruppi che formavano la Lazio di allora, quello capeggiato da Wilson e Chinaglia e quello di Re Cecconi. Gruppi divisi in settimana, ma uniti la domenica, unità che vorrei vedere anche nella Lazio di oggi”. Poi il trasferimento in America e l'inizio di una nuova vita. "Il suo desiderio, il suo sogno era tornare in Italia, anche quando era andato in America, per quel famoso indice contro la Sud, che gli costo molto perché i romanisti lo perseguitavano. Quel gesto, che gli ha cambiato la vita, è quello però che lo ha definitivamente fatto diventare un vero e proprio beniamino per il pubblico laziale". Chinaglia amava la sfida, il confronto, anche fuori dal campo. "Amava molto giocare a qualsiasi gioco di carte e voleva sempre vincere. Addirittura fece saltare la cessione di Ferruccio Mazzola, perché era un suo compagno di gioco. Una volta fece comprare un pullman con un tavolino, apposta per giocare, ma nei posti attorno al tavolo potevano sedersi solo i suoi compagni di gioco". Giorgio muore il primo aprile dell'anno scorso; purtroppo c'è un contenzioso aperto tra le due famiglie. "La situazione è che la seconda famiglia di Giorgio, che 'gestisce' la sua salma, non vuole che la salma torni in Italia, probabilmente per un conflitto con la prima famiglia, che invece spinge per il ritorno in patria, dove verrebbe tumulata e messa accanto a Maestrelli. La situazione comunque dovrebbe sbloccarsi a breve. Per l'anniversario della morte stiamo organizzando qualcosa, poi tra qualche settimana ne riparleremo.".