ESCLUSIVA – Morgan Croce: “Lazio e Subbuteo, una vita di calcio. Sarri ci farà emozionare”

15.06.2025 13:00 di  Simone Locusta   vedi letture
Fonte: Simone Locusta - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA – Morgan Croce: “Lazio e Subbuteo, una vita di calcio. Sarri ci farà emozionare”

Una vita dedicata al calcio, soprattutto in porta. Prima nei campi dilettantistici, fino a diventare un mestiere come allenatore dei portieri. Morgan Croce si è raccontato in esclusiva ai nostri microfoni: dalla passione per la sua Lazio fino alla recente vittoria del campionato italiano di Subbuteo, passando anche per i ricordi di un'adolescenza passata tra le strade di Testaccio e gli spalti allo stadio. Come disse Sarri, la lazialità ti invade. E così è successo anche a Morgan. Si percepisce dal tono con cui racconta i suoi ricordi, dall'orgoglio con cui mostra i cimeli legati alla storia biancoceleste. Morgan è un tifoso che ha vissuto 'molte Lazio', ma spiega come l'emozione sia sempre prevalsa, e sempre prevarrà, sul risultato sportivo della sua squadra del cuore.

Sei reduce dalla vittoria del titolo del campionato nazionale di Subbuteo. Cos’hai provato e cosa provi tutt’ora per questa grande soddisfazione?

“Per me è stata veramente un po' inaspettata, perché io avevo vinto nel 2022 i mondiali; nel 2019 e nel 2022 i campionati italiani; poi nel 2023 ho perso in finale ai tiri piazzati, che sono l'equivalente dei rigori nel Subbuteo. Lo scorso anno mi sono fermato agli ottavi di finale e quindi non mi aspettavo di tornare a quel livello. Invece poi ho vinto tre settimane fa la Coppa Italia individuale ed è stata una grande sorpresa; mentre domenica il campionato italiano. Una grandissima soddisfazione”.

Com’è nata la passione per il Subbuteo?

“Sono nato e cresciuto a Roma a Testaccio, quindi quando ero ragazzo era un po' la nostra Playstation, tutti i maschi che amavano il calcio, nel tempo che non potevamo stare fuori a giocare a pallone, eravamo a casa a giocare al Subbuteo. Era un po' il gioco per eccellenza, a fine anni ‘70, anni ‘80, è stato un gioco che andava per la maggiore. Quindi è una cosa che parte dall'infanzia”.

Sei di Testaccio, ma anche laziale. Com’è stato crescere in quello che tendenziamente viene considerato un feudo giallorosso?

“È vero che Testaccio è un quartiere storicamente della Roma e chiaramente noi laziali eravamo una minoranza, però non eravamo pochi in quegli anni, anche a scuola eravamo un gruppetto abbastanza nutrito. C'era Alessandro Cochi (presidente del comitato regionale Lazio del CONI e grande tifoso biancoceleste, ndr) con il fratello Fabio, soprattutto il fratello era un noto tifoso della Lazio. Però ripeto, non eravamo pochi, seppur a casa degli avversari”.

La lazialità è un qualcosa che hai ereditato in famiglia?

“Io sono diventato tifoso della Lazio da bambino perché i miei nonni erano tifosi della Lazio e mi hanno portato allo stadio. Per tantissimi anni, fino all'adolescenza, ci sono andato sempre con loro, poi ho trasmesso questa cosa anche a mio figlio che ora ha 19 anni e siamo andati sempre allo stadio insieme”.

La prima partita allo stadio?

“La prima volta fu per la festa dopo lo scudetto del ‘74, avevo poco più di quattro anni, la Lazio fece una partita amichevole con una squadra straniera, con i festeggiamenti, fuochi d'artificio e fu la prima volta che i miei nonni mi portarono allo stadio. Poi per tanti anni, soprattutto purtroppo di Serie B, il regalo che mi facevano i nonni a seguito della promozione a scuola era l'abbonamento allo stadio. Poi chiaramente crescendo un po', io ho sempre giocato a calcio, è iniziato ad essere difficile andare allo stadio perché poi la domenica gli orari non coincidevano. Quindi dai 16 anni in poi ho iniziato un po' a rallentare la mia presenza allo stadio per poi ritornarci ora con mio figlio, quando il calcio che è il mio lavoro me lo consente”.

Il primo Scudetto della Lazio di Maestrelli l’hai solamente sfiorato. Hai ricordi vividi di quegli anni?

“Io me lo ricordo in parte per essere iniziato ad andare allo stadio a 4-5 anni e poi perché comunque ho letto molto della letteratura, ho visto molti dei documentari sulla Lazio, soprattutto quelli che faceva Michele Plastino. Ho letto tanti libri, come ‘Uno più undici’. Conosco benissimo la storia della Lazio, ho sempre comprato la rivista Lazialità fin dai primi tempi, e poi mi ricordo però la prima partita che ho visto in cui ho capito quello che stavo vedendo credo fosse nel ‘78, un Lazio-Juventus, 1-0 per la Lazio con autogol di Verza, questo me lo ricordo benissimo”.

Che ricordi hai invece dello scudetto del 2000?

“Ho ricordi molto belli, chiaramente anche dell'epoca di Cragnotti, anche perché poi ho giocato in porta nei dilettanti, alleno i portieri e uno dei miei miti è stato sempre Luca Marchegiani, proprio un modello di riferimento. È una Lazio che ho seguito veramente tanto. Però oggi ti dico che guardando indietro, con il cuore, la squadra che io ho amato di più, visto che ero presente con i miei nonni allo stadio, è quella dei -9. Quell'anno quasi tutte le domeniche in casa siamo andati allo stadio, ero presente a Lazio - Lanerossi Vicenza. Seppur ci siano stati grandissimi campioni nell'epoca di Cragnotti, le due Lazio che ho amato di più sono la Lazio dei -9 e quella dell'83 che tornò in Serie A con Giordano, Manfredonia e D'Amico, con Orsi in Porta: Orsi, Podavini, Saltarelli, Vella, Miele, Perrone, Ambu, Manfredonia, Giordano, Badiani, D'Amico”.

“Il laziale vive di sofferenza, quindi amo le Lazio che hanno sofferto. Io penso sempre che l'epoca di Cragnotti sia stata un po' ingannevole. Se guardi la storia della Lazio, forse la dimensione Inzaghi è quella un po' più realistica, gli anni di una Coppa Italia ogni tanto, di una Supercoppa italiana, perché in fondo la storia della Lazio, prima di Cragnotti, non era stata estremamente brillante, seppur fatta soprattutto di Serie A, però mai a quei livelli. Quindi Cragnotti era un po' troppo e la Serie B era troppo poco”.

Il giocatore della Lazio che tieni nel cuore e perché.

“Io da ex portiere dilettante e da allenatore dei portieri ho sempre avuto miti che erano portieri, quindi ho amato tantissimo Luca Marchegiani. Sono felice che la Lazio abbia avuto anche Angelo Peruzzi. Però extra portiere, il calciatore che io ho amato di più della Lazio, è stato Bruno Giordano. Non un grande giocatore, ma un fuoriclasse”.

Passando ai giorni nostri, come valuti la stagione appena trascorsa e in generale la Lazio di Baroni?

“La stagione passata all'inizio è stata un po' ingannevole. Però poi alla fine purtroppo i risultati sono stati negativi visto che comunque nel calcio va valutato quello che si ottiene a fine stagione. Credo che sia stata una stagione estremamente negativa”.

Cosa ne pensi del ritorno di Sarri?

“Io ero rimasto malissimo che Sarri fosse andato via perché per la Lazio aver avuto l'opportunità di avere un allenatore come lui era stata una gran cosa. Quindi ero rimasto un po' male dell'arrivo di altri allenatori, sempre nel rispetto assoluto della loro professionalità. Oggi sono strafelice che sia tornato. Credo che lui si sia legato molto all'ambiente, si sia affezionato tantissimo alla storia e alla squadra. In più, è un allenatore di alto livello, la Lazio raramente ha avuto allenatori di così alto livello”.

Sarri rispecchia un po’ quel lato romantico che al laziale piace, ma stranamente rimane una figura un po’ divisiva.

“Sì, è vero. Però purtroppo il laziale non è mai contento di niente. È sorprendente questa cosa, perché comunque, secondo me, in quel momento quando è arrivato alla Lazio, lui e Mourinho erano tra gli allenatori più richiesti in circolazione. L'altro andò alla Roma e noi prendemmo Sarri, che avrebbero fatto tutti carte false in quel momento per averlo. Oggi sono molto contento, sicuramente l'allenatore è esigente, ma io penso che il non giocare una competizione come la Conference League aiuti molto. Io sono anche in parte contento che la Lazio non sia andata in Europa perché tanto è una coppa che per me è inutile, è vergognosa e non perché poi l'abbia vinta la Roma. Vincere fa sempre comodo, pure vincere il torneo di calcetto al paese la sera, però secondo me è solo un dispendio di energie e Sarri, che richiede molto alla squadra, forse può lavorare meglio senza avere l'impegno della coppa europea. È chiaro che come prestigio perde qualcosa la società”.

Quali sono gli obiettivi che la Lazio potrà perseguire il prossimo anno secondo te?

“Io ho 55 anni e gioco ancora la sera a calcetto e calciotto. Alleno i portieri in serie D e in Lega Pro, gioco a Subbuteo. Lo faccio per vivere delle emozioni. Io seguo il calcio per le emozioni, non sono un tifoso che si aspetto che la Lazio vinca lo Scudetto. Ma sono sicuro che Sarri, come è già successo in passato, ci può fare emozionare. Secondo me la cosa più bella del calcio sono le emozioni che puoi provare e le emozioni io le ho provate quando stavamo retrocedendo in serie C con il gol di Fiorini, le ho provate con i gol di Immobile, con i gol di Giordano, con Gascoigne, seppur non abbiamo vinto niente. Per me il fine non è la vittoria a tutti i costi, ma è vivere delle emozioni, come il gol di Provedel in Champions League”.

Bellissimo il gol di Provedel.

“Ero allo stadio, bellissimo. Sono molto contento che con Sarri sicuramente lui tornerà ad avere fiducia e a giocare titolare perché comunque fino a un anno e mezzo fa era stato eletto il miglior portiere della Serie A”.

Quindi tu come ti poni nel discorso Provedel – Mandas?

"Sono un alleatore dei portieri professionista, l'estate alleno anche Berardi che è stato il terzo portiere della Lazio che sta a Verona, alleno il figlio di Marchegiani che gioca in Grecia e ti posso dire con cognizione di causa che Provedel è nettamente più completo e più forte di Mandas. Provedel era in nazionale un anno fa, poi Spalletti per premiare Meret che è stato il suo portiere al Napoli dello Scudetto se lo è portato dopo Vicario e Donnarumma. Ma era Provedel in quel momento il terzo portiere della nazionale italiana. Secondo me Mandas non vuole fare il secondo, è giusto che vada a giocare per l'età che ha e per le qualità che ha mostrato. So che a Sarri piace molto Provedel, perché anche per il gioco con i piedi è nettamente superiore a Mandas. Quindi io dietro a Provedel prenderei un altro portiere esperto che si possa accontentare anche di giocare la Coppa Italia. Un portiere che dia comunque garanzia alla squadra sul piano dell'esperienza”.

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