Sabatini a 360°: "Non rinnego il mio passato laziale, Lotito fa bene il difficile e male il facile...scelsi Carrizo al posto di Lloris"

L'ex ds biancoceleste, ora alla Roma, parla della sua esperienza nelle due società.
08.10.2011 07:59 di  Ivan Pantani   vedi letture
Fonte: Ivan Pantani - LaLazioSiamoNoi.it
Sabatini a 360°: "Non rinnego il mio passato laziale, Lotito fa bene il difficile e male il facile...scelsi Carrizo al posto di Lloris"
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© foto di Alberto Fornasari

Walter Sabatini, grande ex direttore sportivo della Lazio, ora è ds nella Roma di Di Benedetto. In passato, vestì la casacca giallorossa da calciatore nella stagione 1976/77, Liedholm lo stimava molto. A Lotito ed alla Lazio deve tanto. E’ da lì che, prima come consulente poi come ds, è diventato quello che è oggi. Tra le pagine dell’edizione odierna del Corriere dello Sport, a firma di Fabrizio Patania, Sabatini ha rilasciato un’intervista a otto giorni dall’atteso derby. Otto giorni al derby, e l’emozioni per Sabatini sono ancora forti. “Ho una leggera inquietudine, non è un pensiero ma un sentimento. Perché definirla partita normale mi sembra improprio. Non lo è anche se con la Lazio mi sono già incrociato diverse volte con il Palermo. Ho perso e vinto, una certa abitudine ce l’ho, ma il derby è una circostanza diversa. Dovrei considerarla una partita da tre punti. Quando ci avvicineremo all’evento, non guarderò la classifica: sarò totalmente risucchiato dai sentimenti”. Il ds giallorosso non nasconde di essere stato di fede biancoceleste in passato. “Sono stato laziale e direi anche con fede incrollabile in quel momento storico della mia vita. E’ un passato che non rinnego, non l’ho fatto quando mi sono presentato ai romanisti, non lo faccio alla vigilia della partita, anche se la Roma per me è una questione chimica. Non è stato difficile riaccendere una scintilla perché, se pur male, nella Roma ci avevo giocato, quindi è stata una sorta di immediatezza rituffarmi in quell’universo. Per la verità l’universo romanista lo devo ancora decifrare compiutamente”. La squadra di Luis Enrique arriva alla stracittadina con i nervi distesi. “Ci arriva con una moderata tranquillità perché negli ultimi giorni alcune cose si sono aggiustate, altre si dovranno aggiustare per poter essere competitivi. La Roma la sento già fortemente mia, la sento fortemente di un gruppo di persone che sta mettendo energie, forze, idee dentro questo progetto”. Il mercato delle due squadre capitoline è stato uno dei migliori della Serie A. “La Lazio ha operato benissimo. Ha fatto delle scelte mirate e volendo puntare ad un risultato immediato, non voglio dire oggi ma per produrre risultati importanti nel giro di questa e della prossima stagione. La Roma ha cercato di integrare con un gruppo di giovani lo zoccolo duro altamente competitivo che già possedeva. Da questa sintesi tra nuovi e vecchi speriamo si produca un risultato accettabile nel presente e un grande risultato a breve termine”. Lotito e Tare hanno voluto puntare su giocatori più esperti, a differenza di Sabatini. “La Lazio ha fatto scelte importanti. A vederli oggi Klose e Cisse, due calciatori anagraficamente non giovanissimi, sembrano due ragazzini. Hanno freschezza, voglia di fare, sono propositivi: mi stanno impressionando. Anche gli altri giocatori che sono andati a prendere sono di rendimento e molto affidabili. L’unica scommessa è Lulic. Il bosniaco è contraddittorio. Tutto e il contrario, ma quando fa il tutto è impressionante in senso positivo”. Il ds giallorosso teme il trio biancoceleste composto da Hernanes-Cisse-Klose. “Dovrei rendere organico un discorso per tutti e tre i giocatori che si integrano a meraviglia. Tutti e tre insieme sono portatori di tutte le soluzioni tecnico-tattiche dello scibile calcistico. Uno può agire di potenza, l’altro con opportunismo e c’è la tecnica. Il calcio è ampiamente rappresentato in tutte le sue forme, quindi mi fanno notevolmente paura”.  I dubbi su Reja continuano a rimanere in casa Lazio. Molti credono che non sia l’allenatore giusto per questa squadra. “E’ stato sicuramente l’allenatore giusto per la Lazio. Se potrà essere l’allenatore giusto di questa Lazio dipenderà dalla sua fortuna, non certo dalle sue qualità, che sono conosciute”. Sono stati tanti i giocatori sconosciuti o semi-sconosciuti che, Sabatini, ha portato alla Lazio i quali, in seguito si sono rivelati delle scommesse vinte. “Ce ne sono tante. Vedendo il suo livello di rendimento, di Stefano Mauri sono orgogliosissimo, mi dà gioia: a distanza di tanti anni, oggi rappresenta ancora un valore aggiunto. Potrei dire lo stesso di Rocchi e Ledesma. Era stata la prima ondata di Lotito. Mi inorgoglisce Diakitè, perché quando entra è quasi sempre all’altezza della situazione, è giovane, ha margini di miglioramento importanti, è costato pochissimo. Potrei dire Kolarov visti gli esiti sportivi e commerciali che ha avuto in carriera. In generale conservo un ricordo professionalmente appagante della Lazio. Abbiamo, non dico ho perché altrimenti Lotito si indispettisce, in un’altra epoca e con altre esigenze, centrato risultati importanti. Il primo anno con Rossi l’Uefa, nel secondo la Champions nonostante la penalizzazione, attigendo a un altro mercato, quello dei parametri zeri, dei prestiti, del tetto salariale a 500 mila euro. Accetto le critiche dei contestatori, ma sarebbe meglio rivisitare la storia della Lazio”. Sono stati molti i successi di mercato per Sabatini, ma non tutti le scelte si rivelarono azzeccate, come ad esempio Carrizo e Makinwa. “Parlo di Carrizo. E’ un ottimo portiere, il suo acquisto fu figlio di un’ipnosi collettiva. Mi assumo la responsabilità di quello che ho fatto. Peruzzi smetteva di giocare a calcio. Lui stesso, dopo averlo visto, segnalò Carrizo come uno dei suoi possibili successori, lo disse generosamente. Partì un’ipnosi collettiva, sembrava non potessimo giocare a calcio senza Carrizo. Decidemmo di rinunciare a Lloris, già preso per 2 milioni, in virtù di questo convincimento”. Non è ancora del tutto convinto che il portiere argentino sia un flop assoluto. “Carrizo non è vecchio, nella scorsa stagione ci fu una petizione popolare dei tifosi per trattenerlo al River Plate tanto aveva giocato bene. Un paio di errori fatali, nel momento decisivo del campionato, e la sua situazione si è ingarbugliata. Ma Carrizo è forte e sono convinto si ricostruirà nel tempo”. Lichtsteiner, Kolarov  e Radu sono tre giocatori che hanno fatto le fortune della Lazio. “Lo svizzero ed il serbo sono state due operazioni speculari, hanno prodotto soddisfazione tecnica ed economica. Su Lichtsteiner ho dato solo il mio parere, ero già in uscita dalla Lazio. Radu l’ho scoperto giocando contro la Dinamo Bucarest nel preliminare di Champions, ci aveva impressionato. E soprattutto aveva impressionato Delio”.  Quando era ds della Lazio, vinse due derby. “Uno 3-0 e uno 3-2. Ho un ricordo importante, legato al primo. In quel periodo Cristian Ledesma era subissato dai fischi e dalle contestazioni. Il sabato, dopo la rifinitura a Formello, mi ritrovai in panchina seduto accanto a Cristian. Gli dissi: ‘Non ti preoccupare, vedrai che un giorno tirerai un siluro che andrà all’incrocio dei pali o giocherai una partita che si alzerà tutta la gente dell’Olimpico per applaudirti’. La sera dopo, quando vidi Ledesma tirare all’incrocio e sbloccare il risultato, mi sembrò di essere un uomo particolarmente fortunato”. I vecchi dissapori con Lotito continuano tutt’oggi. “Non lo sento da tanto. Credo sia arrabbiato con me. Per colpa mia. Abbiamo avuto una discussione l’anno scorso, i rapporti di sono raffreddati, nonostante abbia affetto per lui e continui a pensare che sia il presidente delle cose difficili. Aggiungerei per fortuna della Lazio: aveva bisogno di un presidente che sapesse affrontare le cose difficili. Deve imparare a gestire le cose facili un po’ più di quanto stia facendo. Penso debba consegnare la squadra alla gente. Le squadre non sono dei presidenti, ma di chi gli vuole bene”. Ceduto Zàrate all’Inter, c’è da capite se la Lazio si sia indebolita. “Qualcuno può dire che si è rinforzata perché avrà più coesione nello spogliatoio. Zarate può ribaltare qualsiasi partita in qualsiasi momento, anche partendo dalla panchina. L’attacco era forte, la Lazio ha fatto una scelta strategica, non penso tecnica”. Di Benedetto ha teso la mano a Lotito per l’ Olimpico per collaborare insieme. “Di Benedetto si è messo in posizione di ascolto, interlocutore di tutti per capire la realtà che lo circonda. Poi procederà lui stesso a una selezione successiva rispetto a quanto avrà sentito e valutato”.