La fusione scongiurata, perché "la Lazio è altro": 120 anni fa nacque il Generale Vaccaro

12.10.2012 17:50 di  Stefano Fiori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it
La fusione scongiurata, perché "la Lazio è altro": 120 anni fa nacque il Generale Vaccaro

Chi è laziale si sarà trovato molte volte nella condizione di dover rispondere a una domanda: “Ma dov'è il vanto di essere nati prima della Roma?”. Una domanda che, nel tono di voce e nello sguardo di chi la formula, tradisce un velo di stupore, quasi di superba compassione. Allora, chi è laziale sa che in quei momenti bisogna armarsi di santa pazienza. Sa che il modo migliore per controbattere a questo interrogativo è partire da un'immagine, dallo striscione della Curva Nord che recita: “1927: Vincemmo scegliendo di non esser voi!. E poi, come un mantra purificatore, incominciare il racconto citando un nome: quello del Generale Giorgio Vaccaro. Come molti indiscussi simboli della Lazialità – Ezio Sclavi, Uber Gradella, Silvio Piola, Bob Lovati, Luciano Re Cecconi -, Vaccaro nacque al Nord, nel lontano paese piemontese di San Marzanotto d'Asti. Era il 12 ottobre del 1892, centoventi anni fa. La Capitale diventa la sua casa trent'anni dopo, lo stesso anno in cui fa proprio la tessera di socio della Società Podistica Lazio. Amico fraterno di Olindo Bitetti, uno dei fondatori del sodalizio biancoceleste, Vaccaro ritrova nella Lazio i valori dello sport di cui si fa portavoce nei suoi numerosi e prestigiosi incarichi istituzionali: presidente della Federazione Italiana Rugby, Presidente della Figc e Presidente del Coni. Nel 1939 la consacrazione, con la sua introduzione nel Comitato Esecutivo del Comitato Olimpico Internazionale.

Ma per i tifosi laziali, di ogni età e di ogni generazione, l'ingresso del Generale nell'Olimpo dei miti biancocelesti avviene nel 1927. Il Partito Fascista ha pianificato la creazione di una nuova squadra, che portasse il nome di Roma. Per realizzare tale scopo, però, l'unica via risiedeva nella fusione di tutte le esistenti società di calcio capitoline. All'incaricato Federale Italo Foschi, il club che più faceva gola – non poteva essere altrimenti – era la Lazio: ventisette anni di storia, venticinque di attività calcistica, una supremazia cittadina incontrastata e un campo di gioco, la Rondinella, unico della Capitale a essere adatto alla Serie A. Vaccaro e Bitetti fiutarono il pericolo e passarono subito alle contromosse: il Generale venne nominato Vicepresidente della S.P. Lazio, così da poter portare al tavolo di Foschi tutta l'autorità che derivava dalla sua figura. Insieme a lui, anche il Generale di Cavalleria Ettore Varini, eletto ad hoc Presidente biancoceleste. Come riporta LazioWiki.org, Foschi illustrò subito il progetto del Partito: La squadra si chiamerà Associazione Sportiva Roma, i colori saranno quelli dell'Urbe: il giallo ed il rosso. Il campo sarà quello della Rondinella”. Piccola postilla: nessun giocatore della Lazio sarebbe entrato a far parte della nuova squadra. Fu in quel momento che il Generale Vaccaro fece appello al famoso stellone, lo stesso che nel 1976 avrebbe salvato la Lazio di Maestrelli a Como, lo stesso che nel 1987 avrebbe spinto il pallone di Giuliano Fiorini alle spalle del portiere del Vicenza. Le parole uscirono perentorie dalla sua bocca:Foschi, la Lazio è Ente Morale dal 1921 per Regio Decreto, con una sua storia, quindi non può scomparire. Se proprio vogliamo creare una nuova società, ben venga, ma il suo nome deve essere Lazio, i colori il bianco e l'azzurro e il campo la Rondinella". Al massimo, si sarebbe potuto procedere alla creazione di una nuova squadra, con cui la Lazio si sarebbe confrontata e insieme alla quale, magari, avrebbe potuto dare fastidio agli squadroni del Nord. Accordo trovato, fusione scongiurata: Giorgio Vaccaro riuscì nel suo intento e mantenne in vita la Lazio. Era stata una scelta volontaria quella di Luigi Bigiarelli, quando il 9 gennaio di ventisette anni prima aveva dato alla luce la società con i colori olimpici della Grecia. Fu allo stesso modo volontaria, ma ancora di più voluta con tutte le forze, la decisione di mantenere in vita la prima squadra della Capitale. Ecco allora il vanto, la fierezza e l'orgoglio che chi è laziale dimostra, quando gli viene chiesto dove sia il vanto di essere nati prima.