C'erano una volta Cragnotti e Tanzi: epopea divisa tra latte e pallone

C'erano una volta Lazio e Parma, che si affrontavano con grandi campioni in campo, c'erano una volta le “Sette Sorelle”, che si giocavano ogni anno il campionato, c'erano una volta Veron, Almeyda, Fuser, Crespo, Conceição, etc etc, che prendevano l'autostrada del Sole per muoversi da Roma al capoluogo emiliano e ritorno. Più semplicemente c'erano una volta Sergio Cragnotti e Callisto Tanzi, i due imprenditori che, nel bene e nel male, hanno segnato un'epoca, nel mondo finanziario come in quello calcistico di fine secolo. Domenica i biancocelesti e i gialloblu si sfideranno all'Olimpico per i rispettivi obiettivi, la corsa alla Champions da una parte e un campionato per stupire dall'altra, ma negli anni novanta gli obiettivi spesso combaciavano...
CALCIO E LATTE – La storia dei due imprenditori inizia in maniera differente, ma si congiunge presto e resterà legata a doppio filo per molti anni. Sergio Cragnotti, nato come tutti sanno il 9 gennaio del '40, fonda le sue fortune negli anni ottanta, dopo alcuni anni fruttuosi in Brasile, quando diventa prima vice-presidente, poi Amm. Delegato della Montedison. Lo chiamavano il re delle plusvalenze, appellativo che manterrà anche da proprietario della Lazio. Nel febbraio del '92 acquisisce la Lazio dalla famiglia Calleri e nel marzo seguente ne diventa il presidente. Parallelamente Callisto Tanzi trasformava la piccola azienda agroalimentare di famiglia, nella Parmalat, la più grande società lattifera italiana, sfruttando, tra l'altro, una nuova idea, proveniente dalla Svezia, per confezionare il Latte: il Tetrapak. Nel 1990, tramite la Parmalat acquisisce il Parma, che porterà negli anni ad altissimi livelli. La loro storia si unisce nel '94 quando Cragnotti, dopo essere diventato azionista unico della Cirio-Bertoli-De Rica, acquisisce anche la Centrale del Latte di Roma e la Del Monte, mettendo su un vero e proprio colosso, in concorrenza con la Parmalat. In realtà la concorrenza c'era solo sulla carta, vista la fitta rete di legami tra i due, che portarono a numerose indagini, da parte dell'antitrust.
INTRECCI DI MERCATO – I primi tentativi, di legami calcistici, arrivano proprio nell'anno dell'entrata nel mondo del latte di Cragnotti. Nel '94 i due tentano un clamoroso affare: portare Giuseppe Signori dalla Lazio ai ducali. L'operazione era in dirittura d'arrivo, per una cifra vicina ai 25 miliardi di lire, ma l'opposizione della piazza biancoceleste, che vedeva in Signori il proprio simbolo, bloccò il trasferimento, facendo andare su tutte le furie Cragnotti che minacciò le dimissioni, subito rientrate. Dopo alcune operazioni minori, nel '98 Fuser, capitano biancoceleste che da poco aveva alzato la Coppa Italia, si trasferisce a Parma. L'anno successivo arriva il primo vero colpo laziale: Veron. Comprato per una cifra poco superiore ai 50 miliardi, l'argentino contribuì in maniera determinate alla vittoria dello scudetto. Insieme alla brujita arriva a Roma anche Nestor Sensini. Ma il vero e proprio botto c'è nella stagione post tricolore, quando Hernan Crespo si trasferisce nella capitale per la cifra record di 110 miliardi. Alla corte di Tanzi vanno, in contropartita, Matias Almeyda e Sérgio Conceição, due beniamini laziali. Questa rimane la più grande operazioni tra i due, invece l'ultima degna di nota è quella che porta Dino Baggio in biancoceleste, nell'ottobre del 2000.
IL DECLINO – Nel 2002, dopo aver collezionato ben 14 trofei in due, inizia il declino. Per Cragnotti le avvisaglie si erano già viste in estate, ma il vero e proprio tonfo ci fu in dicembre, con il default dei buoni ordinari d'acquisto Cirio. L'imprenditore viene prima convinto a farsi da parte, per lasciare le sue aziende, compresa la Lazio, nelle mani delle banche. Nel 2003 viene inscritto al registro degli indagati per bancarotta fraudolenta e nell'anno successivo viene incarcerato per sette mesi. Come nelle fortune anche nella malasorte, le due storie vanno a braccetto, con Tanzi che viene arrestato dopo il crack della Parmalat, e condannato a dieci anni di reclusione per aggiotaggio. Due personaggi controversi, ma che comunque hanno segnato per sempre, non solo la storia di Lazio e Parma, ma anche quella dell'Italia tutta.