Calcioscommesse, galeotto fu l'incontro al Coccio? Legale Buffon: "Non è coinvolto nelle indagini"

03.06.2012 13:02 di  Luca Capriotti   vedi letture
Fonte: Luca Capriotti-Lalaziosiamonoi.it
Calcioscommesse, galeotto fu l'incontro al Coccio? Legale Buffon: "Non è coinvolto nelle indagini"
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

AGGIORNAMENTO ORE 18.14 - Il legale di Buffon, Marco Valerio Corini,, intervenuto a Sky Sport 24 difende il proprio assistito: "Non esiste alcun elemento che faccia pensare che Buffon possa essere coinvolto nell'indagine. Non ci e' stato notificato nulla e non vedo perche' dovrebbe arrivare. La perquisizione alla tabaccheria non riguarda assolutamente Buffon. I dubbi possono venire a tutti pero' rimango ai fatti: il fatto che ci siano dei flussi di giocate non sta a me valutarlo, bisogna stabilire se siano attribuibili a Buffon, poi essendo una ricevitoria bisogna vedere a che scommesse si riferiscono, possono riguardare tennis e altri sport. E' un ulteriore salto che va fatto e che in questo momento mi sembra affidato alla congettura. Ha temuto di non partecipare all'Europeo? Assolutamente no, ha un grande entusiasmo, e' iperdeterminato e gli ho visto negli occhi la stessa luce che aveva nel 2006"

AGGIORNAMENTO ORE 14.20 - Due feriti sono meglio di un morto, diceva qualcuno. Specialmente quando poi il morto spunta fuori sul serio, come riporta il Giornale. "Vi informiamo che le autorità di Sofia stanno indagando su un omicidio collegato alle scommesse illegali nel mondo del calcio (…) il 4 aprile scorso a Sofia è stato ucciso il cittadino bulgaro Yordan Petrov Dinov, nato il 24.08.1972, titolare e legale rappresentante di due agenzie di gioco d’azzardo in internet: scommesse su eventi sportivi (incontri di calcio, ecc.)». Possibile movente dell’omicidio? «Secondo le informazioni disponibili, Dinov ha inviato un rapporto alla sede della Uefa in Svizzera nel quale indicava che a causa della corruzione nella lega calcio bulgara alcuni incontri del campionato bulgaro erano stati predeterminati". Firmato, Interpol, destinatario, procura di Cremona, metà aprile. Dinov invia un rapporto all'Uefa sulla partita  Cherno More-Lokomotiv Sofia, terminato 3-0, lo scorso 1 aprile. Meno di 72 ore dopo, Dinov viene freddato al centro, con diversi colpi di pistola. Sulla potenziale pericolosità dei personaggi che girano attorno al mondo del calcio c'è poco da scherzare. Marco Paoloni all’alba dell’inchiesta, un anno fa, aveva rivelato che dopo aver garantito l’over per Benevento-Pisa, finita invece 1-0, era stato minacciato da Bellavista e Giannone, e aveva dovuto consegnare un assegno da 300mila euro a un «tale di Bari» dalle intenzioni non pacifiche: "Mi ha minacciato con una pistola. Ricordo che fece il gesto di estrarla dalla giacca e io ho avuto modo di vedere nitidamente l´arma".L'ex portiere del Bellinzona Gritti ha raccontato due giorni fa agli inquirenti che il “boss” degli zingari, il macedone Hristiyan Ilievski, nato in Bulgaria, avrebbe provato a convincere lui e l’allenatore in seconda della squadra svizzera a collaborare con la rete internazionale del calcioscommesse per falsare il campionato elvetico. "Se non lo fate, vi sparo nelle gambe". Non troppo incredibile, come minaccia, vista la sua fedina penale: lui ha precedenti per omicidio, e così anche il suo «autista tuttofare», Rade Trajkovski.

La lunga estate del Calcioscommesse si arricchisce di nuovi temi caldi, nuovi tasselli, o vecchi da rimettere a posto nel puzzle. Osteria del Coccio di Sturla, a Genova. Un luogo fisico ben definito, foto, il calcioscommesse 2.0, dopo le prime sentenze, le prime stangate e patteggiamenti vari, il luogo fisico dell'incontro tra Criscito e Sculli, da una parte, e il pregiudicato bosniaco Safet Altic, Luca  e Stefano Pollicino, titolari del ristorante, Massimo Leopizzi, l'altro ultrà Fabrizio Fileni e Kujtim Qoshi, "soggetto albanese legato ad Altic", come riportano gli inquirenti.

LEOPIZZI E ALTRI ULTRAS - Uno degli esponenti di spicco degli ultras del Genoa, in particolar modo della frangia di estrema destra (anche se loro parlano di esponenti anche appartenenti alla sinistra antagonista, nel rivendicare emancipazione da ogni richiamo politico) chiamata brigata Speloncia ( che occupa una parte della gradinata Nord, spesso in aperto contrasto con gli altri gruppi per motivi ideologici di matrice politica e con il Presidente Preziosi, coinvolta in molti episodi di violenza, famosa anche per alcuni striscioni non proprio amichevoli contro un giornalista di La Repubblica, reo di aver messo in luce alcuni aspetti poco chiari di un'altra tornata del Calcioscommese, quello che vedeva il Genoa sempre coinvolto, anche se dalla Serie B) Leopizzi, 44 anni, condannato in appello a nove anni di reclusione per il tentato omicidio della moglie e dei suocero, lo ricorderete bene tutti: è stato coinvolto anche negli incidenti del 22 aprile scorso, quanto, in seguito alla pesante debacle 1-4 contro il Siena, i giocatori rossoblu furono costretti a togliere le maglie. Leopizzi sarebbe il famoso ultrà, a cavalcioni sulle protezioni dello stadio, tra i più "caldi" a  chiedere la consegna delle maglie, gesto umiliante quanto simbolico per i giocatori, ritenuti indegni di indossarle e difenderle. Coinvolto anche nella famosa combine con il Venezia in passato, avrebbe confessato al telefono a Sculli di aver alleggerito la posizione del Presidente Preziosi grazie ad una falsa testimonianza, come riporta l'Espresso:  "mi faccio infame come Buscetta", avrebbe minacciato il tifoso, in seguito alle richieste di immediato intervento delle forze dell'ordine e della giustizia da parte di Preziosi contro i tifosi al termine dell'incontro. La vicenda della gara con Venezia, comunque, per la giustizia penale e sportiva è già chiusa. Galeotto invece è quell'incontro al Coccio. Per parlare del Derby, si difendono i tifosi. Per parlare della partita successiva, attaccano gli inquirenti. La partita contro la Lazio.

DERBY - L’8 maggio 2011. Derby della Lanterna. Vantaggio grifoni, poi sale in cattedra la Samp, che aveva pareggiato. Nel recupero, Milanetto serve Boselli, gol vittoria, esultanza rabbiosa di Milanetto, che si scaglia contro i tifosi insultandoli per i fischi ricevuti. Pochi giorni dopo – come è emerso da intercettazioni e da foto della polizia nell’inchiesta New Last Bet – presso l’osteria del Coccio l'incontro. Del "derby dei sospetti" Milanetto, indagato per la partita contro la Lazio, non ha detto nulla, anche perchè non era un argomento contenuto nell'ordinanza di custodia. Da registrare le dichiarazioni di Boselli su quella partita: " Non credo che si possa pensare che fosse una partita combinata perchè è un ‘clasico’, un derby e non si può pensare di pareggiare una partita di questo tipo. Ogni giocatore vuole vincerlo, noi stavamo vincendo e dopo il pareggio abbiamo cercato di tornare in vantaggio a tutti i costi, e ci siamo riusciti all’ultima azione. Non capisco come si possa pensare o dire queste cose, chissà su altre partite, ma su un derby credo sia difficile anche solo pensarlo. Sono sfide troppo importanti. Io quando scendo in campo lo faccio per vincere, l’ho sempre fatto e lo farò sempre" .Su Milanetto: “Mi è sempre sembrata una brava persona. Non posso pensare che milanetto sia in galera, non ci posso credere”.

LA DIFESA DEI TIFOSI - "I nostri nomi e le nostre facce sono state messe in bella mostra nell'inchiesta di Cremona sul calcioscommesse che non ci vede indagati. Dopo la partita Genoa-Sampdoria dello scorso 8 maggio 2011 come tanti anche noi eravamo furiosi per il comportamento della squadra e per gli insulti ricevuti da giocatori come Milanetto, che dopo la gara abbiamo contestato in maniera decisa . Abbiamo saputo che uno dei giocatori era dalle parti di un locale e ci siamo andati anche noi". Incontro quasi casuale, per chiarimenti, così rispondono Fabrizio Fileni e Massimo Leopizzi, i due tifosi fotografati assieme ai giocatori del Genoa Criscito e Sculli all'esterno dell'Osteria del Coccio nella settimana che seguiva il derby vinto sulla Sampdoria e precedeva la sfida con la Lazio finita nel mirino degli inquirenti.

IL COCCIO - L'incontro, documentato da varie foto raccolte dalla Procura di Alessandria, ha messo nei guai Criscito che, a torto o a ragione, ha visto compromessa la sua partecipazione agli Europei. Dalla home dell'Osteria del Coccio: “Situata in un tranquillo angolino di piazza Cadevilla, a Sturla, proprio sotto il cavalcavia di via Caprera, l’Osteria del Coccio è l’ideale per un pranzo o una cena in un’atmosfera calda e informale, da locanda di una volta: ci sono piatti e bicchieri in cotto, fiaschi di vino Chianti, primi piatti e sughi fatti in casa, specialità di carne alla griglia e alla fine di ogni pasto il limoncello lo offre la casa, ed offriamo anche il coperto comprensivo di pane toscano di Altopascio”. Calda e informale, tranquillo angolino a Sturla: secondo gli inquirenti il locale sarebbe stato talmente tranquillo da essere chiuso al momento dell'incontro, al fine di garantire la riservatezza dello stesso. 

"Questo locale non ha mai aperto appositamente per nessun tipo di summit". Così l'ex titolare dell'Osteria del Coccio, Luca Pollicino, ha voluto chiarire la posizione del locale che, per gli inquirenti dell'indagine di Cremona ha ospitato l'incontro per truccare Lazio-Genoa. "Non siamo stati indagati e non c'è stato nessun avviso di garanzia nei nostri confronti", ha spiegato l'attuale titolare dell'osteria, Stefano Pollicino che all'epoca dei fatti era dipendente. "Questo - ha spiegato - è un locale frequentato spesso da calciatori, sia della Samp che del Genoa e quel giorno Sculli aveva pranzato qui per poi tornare nel pomeriggio. Il locale non chiude mai, è aperto sia a pranzo che a cena. Gli altri si sono incontrati qui, arrivando in diversi momenti nel pomeriggio e si sono intrattenuti all'esterno in quanto la ristorazione non era aperta". "Io ho partecipato a piccole fasi a questo incontro, anche perchè ero impegnato con il locale", ha sottolineato Luca Pollicino. "Ricordo che i due tifosi avevano da recriminare contro Criscito, reo di non essersi impegnato durante il derby, ma non so di cosa abbiano parlato dopo la cena. Dispiace, perchè li conosco di persona, soprattutto Criscito che è un bravissimo ragazzo". Un bravissimo ragazzo, accusato di non essersi impegnato a fondo: un normale incontro chiarificatore, dunque.
I fratelli Pollicino hanno ricordato anche l’arrivo dei tifosi Leopizzi e Fileni (che quel giorno non hanno né pranzato né cenato nel locale). "Sono arrivati e ricordo le facce adirate di entrambi per la prestazione nel derby che si era giocato la domenica precedente. Ricordo - aggiunge Luca Pollicino - che ad un certo punto Fileni si è allontanato di qualche metro con Criscito e gli stava rimproverando lo scarso impegno contro la Sampdoria sia suo che della squadra. Nessun incontro segreto o riunione organizzata comunque". E poi riguardo ad Altic. "Lo frequentavo quasi quotidianamente e posso dire che tra lui e Criscito non c’era alcun rapporto, non andavano al di là di un saluto". Non si salutavano, eppure gli inquirenti sono convinti che avessero partecipato al summit insieme, e non per parlare del derby, ma del match successivo, quello contro la Lazio. "Abbiamo visto Criscito, con lui c'era una altro giocatore, uno di noi non gli ha nemmeno stretto la mano, e siamo andati subito al sodo dicendo chiaro e tondo che non esiste tirare indietro la gamba nella partita più importante". I due tifosi ribadiscono di aver rimarcato che il comportamento al derby non era affatto piaciuto e ribattono alle accuse di aver preso parte nel 2005 alla combine "Genoa-Venezia", concludendo in maniera netta "prendiamo le distanze da chiunque sia stato o sia coinvolto in questa porcilaia del calcioscomesse". Prendono le distanze dunque, eppure il quadro probatorio sembra essere quantomeno inquietante. Il giudice Salvini ha dichiarato: “Il quadro probatorio raccolto sul giocatore Sculli, in quel momento in forza alla Lazio, può estendersi, anche al gruppo 'genovese' di riferimento, in virtù degli elementi che legano indissolubilmente lo Sculli a Milanetto (arrestato lunedì,ndr), Kaladze (ex difensore del Milan e del Genoa, ndr) Criscito , e contestualmente, a Altic Safet, nonchè a tifosi ultras genoani quali Leopizzi Massimo e Fileni Fabrizio”. Al Coccio dunque si sarebbe svolto l'antefatto di tutto quel che poi verrà contestato a Stefano Mauri, Milanetto and co., di quell'ormai celebre Lazio-Genoa 4-2.

ALTIC E SCULLI - Saranno anche un "gruppo di sfigatelli", per dirla alla Prandelli, quelli che sono coinvolti nello scandalo del Calcioscommesse, ma legati a personaggi quantomeno poco chiari. Criminalità organizzata, a quanto pare, figlia di una saldatura singolare: convivono la mafia nissena (il clan Fiandaca) e la ‘ndrangheta calabrese (la famiglie Cangemi e Belcastro). Entrambe hanno allungato i tentacoli nella mala che governa la zona del basso piemontese, entrambe utilizzano la manovalanza extracomunitaria: spregiudicata e pronta a tutto. Il loro referente sarebbe proprio Safet Altic, bodyguard ed esattore per il clan Fiandaca, conosciuto dalle forze dell’ordine per la sua violenza spietata. Una «fama» rimasta intatta, nonostante la permanenza forzata del bosniaco nel carcere di Marassi per un traffico internazionale di stupefacenti. Una personcina dabbene che chiunque vorrebbe incontrare in un ristorante chiuso, ad ogni modo. Questo il personaggio che Sculli chiamerebbe nelle intercettazioni "fratello", (anche Leopizzi si rivolgerebbe a Sculli con questo tenero vezzeggiativo) che guiderebbe sempre al telefono per le vie di Milano, con cui "sparlerebbe" delle avventure galanti di Toni (diciamo "sparlerebbe", anche se a quanto pare dalle intercettazioni emergerebbe l'organizzazione di una vera e propria estorsione), a cui presterebbe la sua Audi RS6 da 650 cavalli svariate volte. Una persona di totale fiducia del calabrese dunque, tanto da mandarlo da Kaladze per versargli 50 mila euro per l'acquisto di "porte". Ma non solo Sculli: anche Milanetto , ad esempio, incontra proprio Altic giovedì 12 maggio (due giorni prima della chiacchierata Lazio-Genoa) davanti all’American bar Groove. Insomma, un amico per molti calciatori, a quanto pare. Il calabrese comunque si difende: "Meno male che Toni mi ha chiamato ieri, ci abbiamo riso su - dice ora Sculli - Quanto alle scommesse c’è tanto da dire, ma a tempo opportuno. Non mi sbilancio, non è il momento. Se sono tranquillo? Se uno non fa del male non ha paura, io sono più in vista di tanti altri anche se non sono né un campione né un fuoriclasse, solo un giocatore normalissimo". Quanto al futuro sportivo, "sono in prestito dalla Lazio e credo che il Genoa mi riscatterà: il mio obiettivo è restare, spero di concludere qui la mia carriera. Altrimenti andrò alla Lazio e sarò comunque in una grande squadra e in una grande città".
Due appunti: un telefono cellulare è stato trovato nel pomeriggio in una cella del carcere genovese di Marassi dove si trova detenuta una persona coinvolta nello scandalo del calcioscommesse. La notizia è stata diffusa dal sindacato Sappe. Un telefono cellulare, che vuol dire comunicazioni immediate con l'esterno, per qualsiasi fine. L'unico detenuto di Marassi coinvolto nel Calcioscommesse sarebbe Altic, a quanto pare. Altro appunto: Lazio-Genoa 4-2. Per chi non ricordasse, Sculli giocava nella Lazio, sedeva in panchina con Reja quel 14 maggio 2011, una settimana dopo il derby della Lanterna. Non di solo Mauri, vivrebbe dunque il Calcioscommesse in tinte biancocelesti, benchè  ad oggi la posizione del giocatore calabrese, chiacchierato si, ( almeno inquietanti le intercettazioni con Leopizzi, che gli direbbe: "tu sai cosa vuole dire infame, no? Che tu vieni da una famiglia...";  ma anche le sue dichiarazioni non proprio tenere nei confronti dei suoi compagni "se volete rompergli il cu**, vi apro io le porte"), sarebbe comunque tutta da accertare e chiarire, lontana da provvedimenti di custodia o altro.

DISAMORE, PLEASE, NO - La metà degli italiani, secondo un sondaggio sul Corriere della Sera, sarebbe d'accordo con la proposta-shock del Premier Monti di fermare il calcio per due o tre anni. Attenzione, la metà degli italiani:  tra i tifosi è d’accordo il 33%. Il calcioscommesse rappresenterebbe un sistema all’interno del calcio per il 60% degli italiani e per il 50% dei tifosi. Il 36% pensa invece che le scommesse nel calcio riguardino solo poche persone. D’accordo con questi è il 48% dei tifosi. Per fortuna gli scandali non intaccano comunque la passione degli italiani per il pallone. Il 7% seguirà di meno il campionato. Farà lo stesso il 12% dei tifosi. Il 16% degli italiani ha affermato che la propria passione per il calcio era diminuita già con gli scandali precedenti. Su questa posizione è anche il 20% dei tifosi. Il 57% dei tifosi e in generale il 29% della popolazione continuerà a seguire il campionato. Il 47% degli italiani e il 10% della popolazione tra i tifosi continueranno a non seguirlo. Disamore, no grazie. Non è questo il momento, non è questo il modo, possono farlo tutti, ma che non siano i tifosi ad appendere gli scarpini al chiodo, questo l'augurio in questa calda estate di procure e malavita, celle telefoniche e noi speriamo che ce la caviamo.