Hernanes ed il nuovo ruolo: "Temevo il cambiamento ma ho superato ogni dubbio... Ho ancora molto da dimostrare"

Cinquantadue partite ufficiali dall'inizio del 2010, il ritorno nel nuovo Brasile di Menezes,il primato con la Lazio, l'impatto con il calcio italiano e la richiesta di Reja di cambiare ruolo. Hernanes il trasformista, l'infaticabile. Era il playmaker del San Paolo, al Morumbi l'hanno visto crescere come "volante". Qui è diventato un trequartista, gioca a ridosso delle punte, si muove tra le linee con licenza di attaccare la porta. Le sue dichiarazioni, rilasciate lunedì, sono rimbalzate dal Brasile attraverso il portale lancet.com. Parole importanti, testimoniano l'umiltà e la voglia di mettersi a disposizione del fuoriclasse di Recife. Doti non comuni, perchè solo così si diventa un leader, passando attraverso il riconoscimento silenzioso dello spogliatoio.
S'è parlato a lungo, tra fine agosto e inizio settembre del ruolo di Hernanes. Reja, come ha sempre spiegato, lo considera un playmaker offensivo, un trequartista. Inserimento in area di rigore, tiro e ultimo passaggio le qualità da sfruttare e che gli consentono di interpretare il ruolo. Per giocare in posizione più arretrata secondo il tecnico friulano, dovrebbe possedere più resistenza e maggiore fase difensiva. Ecco perchè, nelle ultime quattro partite, è stato sostituito durante il secondo tempo: "Non lo tolgo per il gusto di toglierlo o per farlo riposare, ma soltanto perchè a giocare in questo modo ci possono essere difficoltà tattiche durante la partita e magari bisogna riequilibrare la squadra. Poi l'ho sempre tolto quando eravamo in vantaggio, non il contrario". ha spiegato Reja prima della sfida contro il Portogruaro.
La trasformazione in seconda punta sta riuscendo. Ed ora Hernanes confessa di aver dovuto superare qualche diffidenza personale: "Ho avuto paura.Temevo il cambiamento, pensavo mi bloccasse. All'inizio non avevo voglia di cambiare la mia posizione. Poi ho pensato che non mi sarebbe dispiaciuto giocare più avanzato. Ho superato le difficoltà e i miei dubbi. Ora la paura è scomparsa, mi trovo a mio agio nel ruolo". Non era proprio sconosciuta la fase offensiva, gli era già capitato in passato: "La prima volta che ho giocato in carriera più avanzato è stato nel 2006, quando sono stato ceduto in prestito dal San Paolo al Santo Andrè e fatto otto partite come seconda punta. E' stato strano".
Ora è convinto che Reja e il calcio italiano lo stiano completando. "Oggi so marcare, costruire gioco ed attaccare. Quello che mancava era giocare di più sulle fasce e ora faccio anche quello. Mi manca di migliorare un pochino nel colpo di testa per essere più completo". Un perfezionista. E sente di non aver ancora dato il meglio alla Lazio. "Si erano create molte aspettative quando sono arrivato, anche per quanto ero costato. Ho capito il trucco, so amministrare e gestire la pressione. E penso di avere ancora molto da dimostrare". Fosse rimasto in Brasile la sua stagione si sarebbe conclusa il 5 dicembre. Con la Lazio dovrà sudare e faticare fino a maggio. Tutti lo attendono al confronto con Javier Pastore, l'asso argentino del Palermo. El Flaco ed il Profeta, colazione con classe, domenica al Barbera. Chi è il più bello del campionato?