Volpi (Resp. Sanitario Inter): "I calciatori vogliono giocare ma non possono avere l'ansia di contagiarsi"

Piero Volpi, responsabile sanitario dell'Inter, è intervenuto ai microfoni di Sky Calcio Club, esprimendosi soprattutto sui nodi ancora da sciogliere del protocollo sulla ripresa: “Ho avuto il Coronavirus due mesi fa, ho toccato con mano l’aspetto medico, particolarmente gravoso. Questo problema lascia degli strascichi anche dal punto di vista psicologico. Anche negli sportivi è un elemento da non trascurare. I tre nodi da sciogliere sono quelli che stanno circolando in queste ore. In questo mese sono stato a contatto con tante componenti del calcio. Devo dire che ho trovato in tutti uno sforzo, ho visto una volontà comune di ripartire, di superare questo problema. Tutti hanno cercato di ingegnarsi, di portare delle soluzioni. Questa pandemia ha delle incertezze, che sono difficili da superare. E queste debolezze il mondo del calcio deve trasformarle in sicurezze. Dovremo vivere per parecchio tempo in sospensione".
RESPONSABILITÀ DEL MEDICO - "Il ritiro è un elemento che si collega. Non fare il ritiro significherebbe alleggerire la responsabilità del medico. Adesso i vertici lavoreranno su questo tema. In Germania la squadra arrivava la mattina, faceva allenamento e tornava a casa la sera. Recludere ancora i giocatori sicuramente, dal punto di vista psicologico, non è una cosa favorevole. Inoltre, molte società non hanno le strutture per garantire un ritiro di 70-80 persone. A parte una squadra che ha un albergo a disposizione, le altre non hanno queste possibilità. L’albergo fuori ti può aiutare, ma non riesci a costituire un gruppo chiuso. È stato uno dei temi discusso in Lega e molti presidenti hanno esposto questo problema. Ho sentito i giocatori, sono preoccupati. La preoccupazione è l’anticamera della negatività psicologica. Vogliono avere garanzie di sicurezza, e nessuno le può dare in questo momento".
IL MOMENTO ATTUALE - "Stiamo parlando di una categoria di persone sane, quella del calciatori, che hanno delle risposte immunitarie molto buone. Intorno a loro c’è tutta una serie di persone, che può essere ad esempio lo staff, in cui l’età è un po’ più alta. Gli atleti vogliono giocare, ma vogliono anche non avere ansia o paura di entrare in un gruppo di lavoro con dei rischi. Le istituzioni calcistiche stanno facendo uno sforzo. L'eventuale alleggerimento della quarantena è nelle mani, nelle teste del Governo. È una decisione che non può prendere il calcio. È questo il vero scoglio".
Coronavirus / Brignano consiglia: "Domani attenzione. Dopo 56 giorni siamo un po' scaglionati tutti"