Serie A spezzata? Un calcio agli interessi di Establishment e Tv

In Francia, le leghe, votano all’unanimità per la ripresa dei campionati, in Inghilterra si studiano soluzioni per ripartire e pure la Bundesliga lavora alla ripartenza. In Italia, invece, lo scenario è nebuloso, in continua mutazione, perché il fronte è spaccato e le diverse anime del movimento pallonaro provano a tirare ognuna acqua al proprio mulino. Ve lo abbiamo raccontato oggi: le tv inviano segnali di stop al calcio. Motivo? Risparmiare le ultime sei rate dovute alla Lega per i diritti televisivi della Serie A, cioè circa 230 milioni. Euro più, euro meno. Il pensiero dei broadcaster è in sintesi questo: “Fermiamoci adesso per risparmiare e programmare senza stravolgimenti la prossima stagione”. Una linea condivisa da una certa politica dello sport, che senza mezzi termini sta facendo intendere al calcio che fermarsi non sarebbe poi delittuoso e non così drammatico come Lega e FIGC vogliono far credere. Si crea così un’asse tra televisioni e alcuni protagonisti seduti nelle stanze dei bottoni che vuole orientare il calcio verso lo stop. Il che fa amaramente sorridere se pensiamo che lo sport nazionalpopolare per eccellenza muove un giro d’affari immenso. Il calcio, per esempio, garantisce occupazione a quasi 260 mila persone residenti in Italia e contribuisce alla ricchezza del Paese per il 7% e vale un punto percentuale di PIL e negli ultimi cinque anni, dal pallone, lo Stato ha incassato 1,08 miliardi di euro. E ci sono altre decine di dati che sostengono la tesi del calcio come industria vitale per il sistema paese e non solo come un passatempo della domenica. Un’industria che non può essere certo definita “l’ultimo dei pensieri”, come ha fatto ieri il Ministro Speranza. Perché definire il calcio l’ultimo dei problemi italiani, vuol dire condannare all’oblio 260 mila cittadini che con il giocattolo che, inevitabilmente, si rompe sono destinate a perdere il lavoro o a vedere ridotti i loro introiti.
INTERESSI - La Fase 2, la ripartenza, dunque, è vitale e necessaria anche per il calcio. Fermarsi vorrebbe dire condannare al fallimento diverse società e alla disoccupazione tutto un mondo di lavoratori come magazzinieri, professionisti dello staff medico, addetti stampa, addetti al marketing, cuochi che gravitano intorno a quei club. C’è poi il valore sociale del pallone. Nel 1948, dopo l’attentato a Togliatti, l’Italia sembrava sul punto di piombare in una nuova guerra civile, ma - dice la leggenda - la vittoria di Gino Bartali al Tour de France fece dimenticare le tensioni politiche e sociali e riunì l’Italia in un unico abbraccio. Ora, è evidente che questa è una ricostruzione piuttosto forzata di quel periodo, ma il valore umano e sociale dello sport è indubbio. Ridare linfa al calcio, di gran lunga lo sport più amato in Italia, vuol dire ridare una speranza al paese, garantire qualche ora di svago a un popolo che negli ultimi due mesi è stato privato dei diritti a cui era abituato (muoversi, uscire, relazionarsi con gli altri, lavorare [si, è un diritto], stare con le persone che si ama) e a cui si sono chiesti e si chiederanno grandi sacrifici. I calciatori, lo prevede il protocollo stilato dalla Federcalcio, saranno super tutelati con tamponi a tappeto e controlli h24. Controlli a cui non viene sottoposto certo il magazziniere o il cassiere del supermercato, chi guida l’autobus, per non parlare di medici e infermieri. Persone che ogni giorno sfidano la sorte per fare il proprio mestiere con dignità e amor patrio e proprio. Quello che non dovrebbero mettere sotto le scarpe alcuni che oggi, invece, guardano solo al proprio orticello. Allora la domanda sorge spontanea, siete davvero sicuri che fermare il calcio sia la soluzione? O forse è solo il colpo di spugna a paure che stavano diventando reali e il toccasana per le proprie tasche? Chissà cosa deciderà il ministro Spadafora che, però, fin qui è sembrato più un turista capitato al Ministero per caso, che un uomo capace di prendere in mano le redini della situazione.
Pubblicato il giorno 20/4/20 alle ore 22:16