Lazio, Lulic: "I tatuaggi, i bambini col mio nome: solo dopo ho capito cosa avevo fatto"

Il bosniaco racconta le emozioni del suo gol sulle pagine de Il Corriere della Sera e rivela: "Oggi avrei molta più pressione..."
26.05.2023 11:15 di  Antoniomaria Pietoso  Twitter:    vedi letture
Lazio, Lulic: "I tatuaggi, i bambini col mio nome: solo dopo ho capito cosa avevo fatto"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

«Bisogna però tenere in considerazione tutto il percorso, non solo la partita con la Roma. La coppa l’ha vinta la squadra. Ciani è stato fondamentale con la rete al Siena a tempo scaduto, Carrizo parando i rigori. Poi Floccari con il gol alla Juve... Io ho messo la ciliegina sulla torta, ma il trofeo lo abbiamo vinto insieme». Senad Lulic è così. Il bosniaco racconta a Il Corriere della Sera le emozioni di un successo storico. La sua rete ha permesso alla Lazio di conquistare un trofeo contro i rivali di sempre. L'ex centrocampista ha raccontato le emozioni dei giorni precedenti a Norcia. La tensione di Mauri e Ledesma e la pressione che oggi avvertirebbe molto di più di allora. Sulla partita ricorda tutto: «Petkovic ci aveva preparato in maniera perfetta. Ognuno di noi sapeva cosa fare. Poi l’azione del gol: eravamo pochi dentro l’area romanista. Quando ho visto l’1-2 fra Candreva e Mauri ho pensato di attaccare il secondo palo, una cosa sulla quale Petkovic martellava molto. Credo di essere stato bravo a non stoppare la palla e non dare tempo agli avversari di reagire».

Dopo la rete il cronometro sembrava si fosse fermato, come racconta Lulic: «Sembrava che non finisse più. Ricordo la parata di Marchetti su Totti, con la palla che va sulla traversa. Mi si è gelato il sangue. Al fischio finale ho sentito un senso di liberazione. Ogni anno che passa mi sembra che quella partita sia sempre più importante. Si festeggia ancora, è una coppa che resterà per sempre. Romanisti? Anche loro hanno sempre festeggiato molto per qualche derby vinto nel corso degli anni. Se nella storia della città non è mai successo nulla di paragonabile, è inutile che qualcuno provi a sminuirla. Se avesse vinto la Roma, avrebbero festeggiato pure loro. Giustamente fra l’altro, perché è una partita unica. E speriamo resti tale». Senad poi rivela che l'importanza del gol l'ha capita solo dopo:  «Quando ho visto gente che si tatuava il mio volto, l’immagine del gol o la coppa. Per strada si sono fermati e mi hanno baciato il piede. Qualcuno ha chiamato il proprio figlio Senad in mio onore. So che i laziali mi vogliono bene, esattamente come gliene voglio io».