Signori: "Ora i miei figli sono felici. Futuro da allenatore? Cerco un progetto"

Lo storico bomber della Lazio ha rilasciato un'intervista in cui parla del suo futuro dopo la "grazia" ricevuta dal presidente della Federcalcio
19.06.2021 12:20 di  Tommaso Marsili  Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Signori: "Ora i miei figli sono felici. Futuro da allenatore? Cerco un progetto"
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© foto di Federico De Luca

Per 10 anni Signori è stato accusato di essere implicato nelle scommesse clandestine sulle partite, ma ora, che è stato ufficialmente scagionato, lo storico bomber della Lazio vuole riprendersi tutto ciò che ha perso. Nella lunga intervista rilasciata oggi, ripresa poi dalla rassegna stampa di Radiosei, Re Beppe ha detto: "Futuro da allenatore? A me manca l’odore dell’erba, andare sul campo, stare con i ragazzi, una prima squadra o un settore giovanile. Vediamo. Tutti dicono: ‘Ah, ma quello non ha esperienza’. Anche Sacchi non aveva esperienza alla prima panchina. Chiunque cominci a fare qualcosa è alla prima volta, è la vita. Capisco la diffidenza, sarebbe un salto nel buio, ma io so cosa posso mettere a disposizione”. Il suo sogno sarebbe quello di andare dove c'è un progetto, che sia in Lega Pro o in Serie A. 

ESEMPI DA SEGUIRE - Nel corso della sua carriera, l'ex attaccante ha avuto tanti allenatori da cui ha ricevuto insegnamenti importanti: "Ho avuto cinque, sei allenatori in A, e credo che ognuno di loro mi abbia dato qualcosa. Sotto ogni punto di vista: umano, tattico, fisico". Su tutti, Zeman è uno degli allenatori a cui Beppe è legato di più. Lui stesso ha raccontato che il primo giorno il boemo lo chiamò bomber, credette in lui e seppe tirare fuori il meglio. 

CI VUOLE TEMPO - "Come diceva Zeman: il tempo è fondamentale. Per le scelte, per fare gol. Pallatempo. Quindi il mio rapporto con il tempo è decisivo, è molto stretto. Anche in questa situazione di ricerca di una panchina è importante. Aver aspettato dieci anni è stato pesante, e tuttavia non ho così fretta. Sarebbe sbagliato andare allo sbaraglio solo perché ho perso dieci anni. Dieci o undici non cambia nulla. Credo che a tutti sia data la possibilità di poter allenare. Dipende se sarò bravo a sfruttare l’occasione”.

MOMENTI DIFFICILI - Sempre durante l'intervista, Signori ha raccontato il momento in cui la polizia lo venne a prendere a casa. Era il 1 giugno 2011, i poliziotti in borghese lo braccarono a Termini. In un baleno le persone hanno cambiato sguardo nei suoi confronti. Il terrore poi si è riversato anche in casa: "Per un bel pezzo io e mia moglie abbiamo avuto la sindrome da campanello. Chi è, chi è, chi è. Magari era il postino, ma avevamo la paura che fosse un carabiniere o un poliziotto. Ai miei figli ho detto: voi dovete essere orgogliosi di Beppe Signori come giocatore, ma più di vostro padre, perché alla fine riuscirà a dimostrare che le cose non sono andate così. Adesso sono felici”.