Bollini si racconta: “La Lazio mi è entrata nel cuore. Che soddisfazione vedere i miei ragazzi tra i grandi...”

Era stato l'ultimo nel 2001 a vincere lo scudetto sulla panchina della Primavera della Lazio, Alberto Bollini è riuscito a bissare il suo stesso successo e l'ha fatto lo scorso 9 giugno a Gubbio dove un anno prima quel tricolore sembrava essere diventato una maledizione, sfuggito all'ultimo respiro contro l'Inter. Questa volta allo Stadio Barbetti non c'è stata storia, una super Lazio ha spazzato via l'Atalanta portando a casa il quinto tricolore della sua storia, il più difficile, il più inaspettato. Una stagione in crescendo per le giovani aquile a cui le difficoltà non sono di certo mancate, soprattutto tra novembre e dicembre quando la sconfitta di Ascoli e i pareggi con Roma e Napoli hanno rallentato la corsa. Numeri da capogiro per la Primavera della Lazio, 11 vittorie consecutive, 20 risultati utili consecutivi e miglio attacco del torneo. A guidare questo gruppo fantastico, uno dei migliori allenatori del settore giovanile, un maestro come Alberto Bollini che si racconta sulle colonne del Corriere dello Sport. Per il tecnico di Poggio Rusco una carriera sempre ad altissimi livelli in 10 anni ha raggiunto per ben 4 volte la finale e per una le semifinale: “Non sono un mago, sono un allenatore fatto della sua pasta, passione, professionalità, umiltà. Amo e vivo lo sport da sempre. L’ispirazione l’ho avuta all’Isef, lì acquisisci una base di pedagogia per fare l’insegnante. Il mestiere dell’insegnante l’ho portato sul rettangolo di gioco del calcio”. Oltre lo scudetto per Bollini c'è la soddisfazione di vedere tanti suoi ragazzi allenarsi in prima squadra, elementi che Petkovic ha voluto con se nel ritiro di Auronzo: “Penso che la Lazio in questo momento sia la squadra di prima fascia che abbia più giovani inseriti in rosa, è un motivo di grandissima soddisfazione. Vederli in campo con la prima squadra è il frutto di una mentalità che sta progredendo da parte della società con le idee del direttore sportivo, ciò rende orgogliosi me e il mio staff. Nella Lazio c’è un allenatore che non solo vede i giovani, ma li integra gradualmente coinvolgendoli. E’ un aspetto bellissimo, in Italia l’inserimento di un ragazzo avviene con difficoltà”. Dopo tanti anni passati a Formello il cuore di Alberto Bollini è biancoceleste: “Quando nel 1999 ebbi il confronto con Velasco, oltre ad essere uno sconosciuto, ero uno degli allenatori più giovani della Primavera, ma sentivo di potercela fare, l’esperienza laziale mi ha segnato per sempre. L’anno dopo conquistammo lo scudetto e quasi non me ne resi conto, l’ho fatto nei 10 anni successivi, vincere a Roma è come vivere un’altra dimensione. La Lazio mi è entrata nel cuore, è uno di quei posti che non si sa perché, ma nonostante le difficoltà riesce sempre ad ottenere molto di più del 100%. Ho avuto l’onore e il vanto di conoscere la famiglia Cragnotti, di lavorare accanto a tanti allenatori, a tanti campioni laziali. La chiamata di Tare riaprì il mio modo di vivere questa maglia”. La Lazio del primo scudetto targato Bollini del 2001 era zeppa di giovani di talento ma pochissimi ebbero l'opportunità di fare il grande salto: “Negli anni 2000 la prima squadra della Lazio era enormemente lontana dalla Primavera, c’erano 22 nazionali in una rosa di 25-26 giocatori, anche per questo i ragazzi non trovarono spazio. C’erano tanti campioni, ricordo la forza tecnica e la personalità di quel gruppo incredibile. Potrei citare tanti nomi, ma ciò che vedevo fare a Nedved era unico. Il lunedì, nel giorno di riposo, era in campo. Si allenava da solo, portavo il suo esempio ai ragazzi. Nedved faceva allenamento sulla tecnica individuale, lavorava per migliorare il sinistro, era un destrorso. Nel tempo è quasi diventato più forte col piede mancino, aveva una professionalità tecnica e fisica incredibili. E poi Simeone: ricordo il grave infortunio di D’Amato, un nostro giovane. In partita si ruppe il crociato, alcuni giocatori della prima squadra erano presenti. Simeone qualche giorno dopo mi venne a cercare, chiese il numero del ragazzo, voleva rincuorarlo”. Tanti anni di Lazio e l'opportunità di vivere al fianco di grandi allenatori: “Con Eriksson c’erano grandissimo stile e un confronto piuttosto formale, aveva una squadra fortissima. Ho avuto modo di parlare con Zoff, un personaggio con un carisma incredibile. Sul campo nacque un rapporto molto stretto con Zaccheroni, ma era un periodo difficile. Con Mancini ci confrontavamo spesso, è stato sempre cordiale. E poi veniamo ai giorni nostri, si è creato un rapporto familiare, ottimo, con Reja, lo è anche con Petkovic. Lui sta attuando un’opera di valorizzazione ed inserimento”. Sono sei gli elementi della Primavera che lavorano sotto le Tre Cime di Lavaredo con la prima squadra: “ Faccio una premessa per tutti: non è un punto di arrivo, ma dev’essere un motivo di orgoglio potersi allenare con grandi campioni e uno staff di Serie A. Ciò non deve creare illusione, tantomeno ai ragazzi. C'è Antic che ha potenza fisica e buona tecnica, è intelligente, ha valori positivi. Ha bisogno di giocare il più possibile per trovare una collocazione tattica delineata. A centrocampo può occupare più ruoli, è universale, forse è più un intermedio da inserimento. Luca Crecco invece è un ragazzo molto semplice, intelligente, tiene ai valori della famiglia e della scuola. Ha potenzialità fisiche nettamente superiori alla media della categoria, ha un gioco aereo importantissimo. Lo abbiamo sempre impostato da centrocampista, ma il calcio di oggi ti porta a conoscere più cose. In futuro potrà dare tanto sulla corsia esterna così come fa in Nazionale o magari nella difesa a tre come laterale di sinistra. Keita è stato bravissimo, ha avuto pazienza, nel primo anno ha rischiato di non giocare e l’allenamento può spegnerti moralmente. Ricordo un episodio: in un torneo di Viareggio venne con la squadra pur non potendo scendere in campo, fu il nostro primo tifoso. Ha qualità tecniche incredibili, ha grandi abilità nell’uno contro uno, dipenderà da lui sviluppare il resto del bagaglio che va dall’atteggiamento alla voglia di migliorare non solo quando si attacca. Tounkara è uno positivo, allegro e questo non guasta mai. Deve lavorare sulla tecnica, sui movimenti offensivi, è normale a questa età. E’ più prima punta, ma è adattabile in più ruoli e nel calcio di oggi un attaccante deve saper occupare più posizioni. Per finire Cataldi che ha la lazialità impressa sul corpo. Alcuni comportamenti tenuti in certe partite l’hanno portato a capire che sbagliando si impara, ma non solo così ovviamente. Ha qualità tecniche importanti e visione di gioco, nelle fasi finali è stato determinante. E non dimentico certo la grandissima crescita di Strakosha e il nuovo inserimento di Guerrieri”. Il sodalizio tra la Lazio e Bollini andrà ancora avanti perchè il tecnico biancoceleste ha rinnovato nonostante le tante offerte: “Ringrazio Lotito e Tare, in più di una circostanza mi hanno manifestato fiducia. Ho sentito parole importanti relative ai valori e all’educazione, alla capacità gestionale. Non c’è solo lo scudetto, c’è anche il Lazio Summer Camp, ci sono i segnali educativi, da settore giovanile, che diamo costantemente attraverso i nostri canali tematici. Il presidente vuole costruire il settore giovanile attraverso strutture che permetteranno di avvicinare i giovani alla prima squadra, saranno i dirigenti ad approfondire il progetto”. Si lavora per la nuova Primavera: “Il concetto è diverso rispetto alla prima squadra. La Juve, ad esempio, ha vinto lo scudetto, ha tenuto la base e si è rinforzata. In Primavera invece ogni anno è una nuova avventura. Cercheremo innanzitutto le nostre vittorie più importanti: l’educazione, il gioco, la crescita dei singoli e in automatico anche il risultato, ci teniamo. In prima squadra ci sono tanti giovani che in Primavera possono essere dei valori aggiunti, dei tasselli fondamentali, deciderà Petkovic se e quando potranno venire con noi. L’importante è che i ragazzi facciano l’esperienza della partita, è fondamentale. Abbiamo una base di partenza, ragazzi come Filippini e Pollace, terremo qualche fuori quota come Serpieri e Lombardi, devono darci spessore. Il fronte offensivo sarà molto giovane, ma ha buone e spiccate doti tecniche”. Anche i ragazzi di Bollini saranno impegnati in finale di Supercoppa, sempre contro la Juventus detentrice della Coppa Italia: “Ci sarà anche per noi una finale con la Juve. Cercheremo di preparare al meglio questa sfida importantissima”.