Marco e lo stendardo per Eriksson: "Grazie Sven, mi hai reso un bimbo felice"
"Il me dodicenne gli sarà grato per sempre. Le emozioni di quel 14 maggio mi accompagneranno tutta la vita". Marco si emoziona ancora mentre ci racconta tutto quello che ha provato da quella sfida con il Sassuolo in poi. Marco è un 36enne, un ragazzo semplice diviso tra famiglia, lavoro e la Lazio. Già, la passione che si trasforma quasi in una persona da amare, coccolare, proteggere e sostenere. Quella Lazio che inevitabilmente segna la nostra vita, che ci fa piangere, ridere, gridare, arrabbiare, ma che ogni giorno in più ci fa innamorare. Marco è cresciuto con la Lazio che tra l'infanzia e l'adolescenza ha vissuto il momento più vincente della sua storia con la ciliegina dello scudetto del 2000. Così il ragazzo si racconta dopo essere finito suo malgrado al centro dell'attenzione social. Sì, perché Marco è il tifoso biancoceleste che in Lazio - Sassuolo ha preparato lo stendardo diventato virale dopo il match e dopo la prematura morte di Eriksson. "Grazie Sven, mi hai reso un bimbo felice" le parole semplici che rappresentano in pieno quello fatto dal tecnico svedese e dai suoi ragazzi e che è diventato un mantra per tutti i tifosi della Lazio che hanno vissuto quella squadra da bambini
La Lazio che vince lo Scudetto. Una cosa enorme che soprattutto i più giovani non hanno ancora potuto vivere. Marco apre l'album dei ricordi: "Avevo dodici anni e ancora oggi è una delle cose più belle della mia vita. Ogni volta che sono le 18:04 nella mia mente penso a quest'ora abbiamo vinto lo scudetto. Vado allo stadio sempre e guardo tanti bambini e ragazzi intorno a me e auguro a tutti loro di vivere la stessa cosa. Mi chiedo sempre se e quando anche loro vivranno questa cosa che non riesco neanche a descrivere a parole". Marco va sempre allo stadio con il fratello Mario e l'amico Gennaro. Un trio che riempie la Tevere Parterre e che segue da vicino le gare di Zaccagni e compagni. Quando lo scorso maggio è arrivata l'ufficialità della presenza di Eriksson non ci ha pensato due volte come ci dice: "Io non ho mai fatto un disegno in vita mia, ma la gratitudine per Eriksson è talmente tanta che volevo fargli arrivare tutto quello che provo e dargli forza nella sua battaglia per la vita. Così sono andato a comprare le bombolette e con l'aiuto di mia madre è nato lo stendardo. Devo ringraziare lei e la sua famiglia se sono della Lazio. Si parla tanto di laziale di padre in figlio, ma nel mio caso devo la fede a mia madre e alla sua famiglia".
Così Marco e Gennaro alzano lo striscione, ripreso anche nel video ufficiale del club e dalle telecamere, e ringraziano il loro idolo dal vivo che si è accorto di tutto: "Sven stava facendo il giro di campo, ha visto lo stendardo e si è fermato. Mi ha guardato e si è portato la mano al cuore per ringraziarmi. I nostri occhi si sono parlati, ha ringraziato me ma sono io che continuo a ringraziarlo e lo farò per sempre". Purtroppo dopo una lunga battaglia Eriksson ci ha lasciato, ma il suo segno resterà per sempre: "Quello che ha fatto è nella storia. Le sue imprese resteranno anche se alla notizia ammetto che ci sono rimasto malissimo perché speravo che Sven superasse anche questa". Sabato, in occasione del match con il Milan, la Lazio ricorderà ancora lo svedese e Marco è pronto al bis: "Ero un po' indeciso, ma penso sia giusto riportare lo stendardo e ribadire il mio pensiero. Poi conserverò tutto tra le cose più preziose che ho". Sicuramente insieme ai ricordi e alle gioie che la Lazio di Eriksson ha regalato all'allora dodicenne che ancora oggi sogna, ama e tifa ricordando i ragazzi che gli hanno regalato la gioia sportiva più grande. Grazie ancora Sven.
© RIPRODUZIONE RISERVATA - La riproduzione, anche parziale, dell’articolo è vietata. I trasgressori saranno perseguibili a norma di legge.