FOCUS - Il suono dell'assenza: Mauri indispensabile, lo dicono i numeri. E allora il prossimo anno...

Il destino, il Fato – nella mitologia greca era posto addirittura sopra allo stesso Zeus – non se la prenda: con Stefano Mauri non ci ha fatto una gran bella figura. Una scivolata sul pallone, tipo buccia di banana: una trovata decisamente beffarda, di cattivo gusto per privare mister Petkovic del suo alfiere più indispensabile. “Più indispensabile” suona così grammaticalmente scorretto: un po’ come il “più uguale”, non produce un bell’effetto all’orecchio. Eppure è così: tra gli indispensabili per il tecnico biancoceleste, il capitano è il “più” indispensabile. Come Klose, ma meno appariscente. Per il tedesco la regola è questa: segna, la Lazio vince; non segna, la Lazio non vince. Per Mauri vale più o meno la stessa legge, solo che il suo essere fondamentale non si basa sui gol (appena 3 in campionato, 4 contando anche la Coppa Italia). E’ tutto un miscuglio di inserimenti e intelligenza tattica, cambi di campo e spazi aperti. I pezzi migliori del suo repertorio – non è per sminuire, tutt’altro – sono quando non ha il pallone tra i piedi: Mauri si muove sulla trequarti, il marcatore ci casca e lo segue, finendo per lasciare campo aperto al portatore di palla biancoceleste (Hernanes, Candreva o Klose non fa differenza). Petko lo sa, a livello tattico la crisi è dovuta principalmente alla staticità dei centrocampisti. Sulla mediana aspettano che il pallone capiti per grazia divina tra i loro piedi, al contrario di quanto avveniva a inizio stagione: fino a dicembre, era tutto un fioccare di tagli, incursioni, sponde e tiri in porta. Un merito da attribuire in gran parte a Stefano Mauri. Da Delio Rossi a Edy Reja, fino a Petkovic: da quando il brianzolo è alla Lazio, non c’è stato un tecnico che non lo abbia considerato patrimonio intoccabile.
MEDIE PUNTI A CONFRONTO - E se tutto questo flusso di coscienza può apparire soggettivo e contestabile, ecco i numeri a dare man forte. Nel campionato attuale, Mauri è sceso in campo 26 volte, di cui 23 da titolare. Togliendo dal computo i 17 minuti della fatal Lazio-Napoli, in 22 gare in cui il capitano è partito dal primo minuto e ha portato a termine almeno un tempo, i punti realizzati sono stati 42: media di 1,9 a partita. Nelle 8 occasioni in cui invece è stato assente, 9 i punti collezionati: la media crolla vertiginosamente a 1,125. Sono due le cose: o Mauri porta incredibilmente fortuna alla Lazio o la sua presenza in campo è sinonimo di evidenti benefici. Dite che è un caso legato a questa sola stagione? Sfida accolta, torniamo al campionato 2010/11: con Reja in panchina, Stefano disputò 26 gare da titolare: 55 punti conquistati, media di 2,11. Furono 9 invece le assenze, in cui la Lazio ottenne 12 punti: media di 1,33. Il conto torna. Non può fare testo la scorsa stagione, in cui prima uno stiramento, quindi una lesione muscolare lo tennero bloccato fino a febbraio.
DISTORSIONE, STOP BREVE, E INVECE... - Infortuni, appunto. Il capitolo dolente di un anno fa, la nota stonata di adesso. Fino al 9 febbraio, fino al pareggio in extremis del napoletano Campagnaro, la Lazio era in lizza per un posto in Champions. Da allora, il crollo verso l’attuale ottava posizione in classifica. Assenze a catena, partite ogni tre giorni, una carenza strutturale e qualitativa della rosa, frutto del mancato rafforzamento in sede di mercato (estivo prima ancora di quello invernale): le cause del capitombolo sono tante e concatenate. Tra queste, il prolungato forfait di Mauri occupa un posto particolare. Eppure, la diagnosi del beffardo infortunio del 9 febbraio non suonava così funesta: trauma distorsivo alla caviglia, il responso dei controlli strumentali. Non a caso, l’obiettivo primario per il rientro tra i ranghi fu indicato dallo staff medico per Lazio-Siena del 18 febbraio: appena nove giorni dopo il trauma. Da allora, però, una serie di complicazioni, di “fastidi di troppo”, di problemi al polpaccio e di volontà di “evitare ricadute” hanno posticipato via via il ritorno in campo. Si è arrivati così al 10 marzo, giorno di Lazio-Fiorentina: 22 minuti scarsi nel finale di partita, giusto per fargli riassaggiare il terreno. Prologo al ritorno da titolare? No, anzi: nelle tre successive gare di campionato – contro Torino, Catania e Roma – Mauri è rimasto sempre in panchina. Solo quattro minuti in casa del Fenerbahce hanno interrotto questa pausa ai box. Dopodiché, una serie di sedute d’allenamento differenziato, poi le due partite da titolare contro Juventus e Udinese. Con il Parma, però, il ritorno in panchina, quando le indicazioni della vigilia lo volevano titolare. L’ultimo capitolo, fine aprile. Mauri vola a Monaco dal professor Muller-Wohlfahrt, al ritorno la spada di Damocle: probabile stop di 20 giorni, stagione pressoché finita. Non è di questo avviso lo staff medico biancoceleste, secondo cui la situazione del giocatore sarà valutata partita per partita.
SPERANZA PER LA FINALE, MA IL PROSSIMO ANNO... - Tutti in casa Lazio sperano che Mauri riesca a recuperare, almeno per la finale di Coppa Italia del 26 maggio: la sua presenza in campo contro la Roma sarebbe fondamentale, nei derby è spesso risultato tra i migliori dei suoi. In ogni caso, rimane l’interrogativo di un infortunio che, da poche settimane di stop, ha finito per tenere Mauri fermo ai box per troppo tempo. E continuerà a farlo. “Se gli infortuni durano un po' troppo, ci sono delle colpe e noi ci dobbiamo guardare allo specchio e agire in futuro con più attenzione”, ha dichiarato oggi in conferenza Petkovic. Gestione non impeccabile del caso? E’ lo stesso tecnico a suggerire questa interpretazione. L’assenza di Mauri sarà pesante per Petkovic, come toccato con mano in questi mesi. In vista del futuro, poi, la carta d’identità del capitano sussurra qualcosa d’importante: Mauri ha 33 anni, anche il prossimo anno sarà centrale all’interno del progetto tecnico biancoceleste. Dal mercato, però, sarebbe auspicabile che arrivasse un giocatore giovane, di prospettiva, che ricalchi le sue doti di incursore e di uomo tattico per eccellenza. L'eventuale assenza del capitano sarebbe sicuramente più digeribile. Prima però c'è una Coppa Italia da conquistare, importante come non mai nella storia della Capitale. Mauri in campo sarebbe un buon punto di partenza.