Veron, la notte dell'addio al calcio: nella memoria restano quei due anni di Lazio e magia

Pubblicato alle 01.49
17.06.2012 17:20 di  Marco Valerio Bava   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Veron, la notte dell'addio al calcio: nella memoria restano quei due anni di Lazio e magia

AGGIORNAMENTO ORE 17.20 - Grande commozione a Ciudad de la Plata, per gli ultimi novanta minuti di Juan Sebastian Veron che da l'addio al calcio a 37 anni, dopo una carriera ricca di successi, iniziata proprio nell'Estudiantes nel lontano 1994. Arriva in Italia alla Sampdoria nel '96, dove mette in evidenza tutto il suo estro e le sue doti da puro fantasista. Dopo un anno al Parma, la Brujita (la streghetta), arriva alla Lazio, voluto fortemente da Sven-Goran Eriksson che già lo aveva allenato a Genova. A Roma per Veron tanti successi, Supercoppa Europea, Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa Italiana, dal 1999 al 2001. In conferenza stampa al termine del match Estudiantes - Olimpo, Veron non ha dimentica gli importantissimi anni in Italia e ne parla con un pizzico di commozione: “Per me l'Italia è stata una tappa meravigliosa, è stato il paese in cui sono cresciuti i miei figli, dove sono maturato come calciatore e come uomo, dove la gente mi ha adottato come se fossi nato li”. Il futuro di Veron sarà ancora a la Plata, questa volta dietro una scrivania. Il centrocampista sarà dirigente e uomo immagine de Los Pincharratas. Ci mancherà la sua classe, la sua eleganza e grinta, con Veron dà l'addio al calcio un grande campione. Adios Brujita

La strega ha posato il libro di magia. Juan Sebastian Veron ha detto basta nella notte di La Plata,  ha dato il suo addio tra gli applausi e le lacrime commosse dei sostenitori  dell’Estudiantes, la squadra che lo lanciò nel ‘94 e che lo ha accolto –dodici anni dopo- alla fine di una carriera da campione. Era tornato a casa nel 2006, in tempo per vincere di nuovo tutto, compresa una Libertadores e un pallone d’oro sudamericano. Stasera è stata l’ultima: i compagni gli hanno regalato la vittoria contro l’Olimpo, è stata la sua passerella d’onore. Saluta la Bruja, uno dei giocatori più amati nella storia del calcio argentino. “La mia ultima partita, mi tornano in mente tanti momenti”, questo ha scritto su Twitter a poche ore dalla sfida contro l’Olimpo. Di momenti intensi ne ha vissuti tanti, maglie prestigiose (Inter, Chelsea, Manchester United) ne ha indossate svariate. Ma il suo capitolo più bello –Estudiantes a parte- l’ha scritto a Roma, con l’aquila sul petto: lo dice il rendimento espresso in quelle due stagioni, lo dicono i trofei vinti, lo disse lui stesso. Con il 23 sulle spalle ha tracciato un solco nella storia della prima squadra della Capitale, i tifosi lo hanno adorato, ammaliati dai suoi numeri, dal suo tocco di palla tremendamente elegante, dalla sua capacità di vincere da solo le partite. Mai hanno smesso di amarlo, sognando sempre un suo ritorno. Veron era la luce di quella Lazio che  all’inizio del nuovo secolo fece inchinare l’Italia ai suoi piedi conquistando tutto. Lui, Juan Sebastian, è stato l’artista in grado di comporre meravigliose creazioni, il solista di un gruppo formidabile, il piede fatato capace di accendere le partite in un attimo, quasi d’incanto. Con la Lazio ha vinto tanto: uno Scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa Europea e una Supercoppa Italiana. Quattro trofei in ventiquattro mesi, un palmares da fenomeno. Quello che è stato Juan Sebastian Veron.