ESCLUSIVA - Così parlò Di Canio: "Sono laziale, dico quello che penso... Petkovic? Un grande allenatore..."

Intervista esclusiva rilasciata al nostro inviato da Londra, Federico Farcomeni
Pubblicato ieri alle 19.45
12.10.2012 13:45 di  Gianmarco Filizzola  Twitter:    vedi letture
Fonte: Gianmarco Filizzola - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Così parlò Di Canio: "Sono laziale, dico quello che penso... Petkovic? Un grande allenatore..."

Gente come lui o si ama o si odia. È entrato nel cuore di tutti i tifosi biancocelesti nel lontano 1989 con quella rete segnata nel derby e l’esultanza, ormai storica, sotto la Curva Sud. Poi Di Canio è andato via dalla Capitale, per proseguire la sua carriera prima in Italia e, soprattutto, in Gran Bretagna dove ancora oggi è considerato un idolo. Il ritorno con l’avvento di Lotito sembrava il revival capitolino della metafora del figliol prodigo, ma la rottura col numero uno laziale l’ha allontanato da Roma e da tutto l’ambiente biancoazzurro. Oggi Paolo è il tecnico dello Swindon Town, formazione inglese che milita in Football League One, ma non perde mai occasione per punzecchiare la dirigenza della Lazio, e in particolare la figura del suo presidente. In esclusiva ai microfoni dell'inviato de Lalaziosiamonoi.it Federico Farcomeni, l’ex idolo della Curva Nord ha rilasciato un’intervista, ascoltata sulle frequenze di RadioSei 98.1, nella quale ha parlato di Lazio e non solo, confermando la sua indole schietta e talvolta molto dura.

RITORNO – Sta andando alla grande la sua esperienza in terra britannica, e dopo la promozione ottenuta con i biancorossi lo scorso anno, la formazione allenato dal manager italiano sta ottenendo buoni risultati anche in questa stagione, e per adesso non ci pensa proprio a lasciare il paese dei Beatles e tornare nel Belpaese: “Un ritorno in Italia? Per ora non è nei miei pensieri, il calcio che più amo è quello inglese, per l’atmosfera che si vive e si respira. Tutti gli allenatori hanno l’ambizione di guidare un club importante, ma al momento vorrei fare un altro paio d’anni qui e portare avanti un certo tipo di progetto, iniziato al mio arrivo”.

SOGNO – La selezione inglese, fino a qualche tempo fa, è stata guidata da Fabio Capello, tecnico che portava in dote la nomina di vincente e guru del calcio, ma alla fine non è riuscito ad ottenere i risultati raggiunti nel calcio tricolore. E chissà se un’esperienza del genere, un giorno, potrebbe ripresentarsi con Di Canio in panchina, di certo lui ne sarebbe felice: “Ormai sono inserito alla grande nell’ambiente inglese e una delle mie aspirazioni più grandi è sicuramente diventare la guida tecnica della nazionale, e perché no vincere qualcosa di importante, che qui manca da molto tempo. Di certo il paragone con Capello, oggi, è fuori luogo. Lui è venuto qui già da grande allenatore, mentre Di Canio deve dimostrare tutto e piano piano lo sta facendo. Magari fra una decina d’anni potrò dire la mia, ma la mia preoccupazione attuale è la partita di sabato, che qua due partite perse e ti licenziano!”.

LAZIO – Non poteva mancare una domanda sul momento attuale della squadra con la quale Di Canio è cresciuto, e la risposta di Paolo è stato a dir poco ironica sull’argomento: “La Lazio? Be', C’è un grande allenatore portato da un grande presidente, quindi adesso c’è da pensare a questo futuro roseo costruito da un grande personaggio che in questo momento sta volando, vola come quella povera aquila Olympia…”. Poi Paolo torna serio, e alla richiesta di un pronostico sullo scontro diretto di sabato prossimo, che vedrà contrapporsi Lazio e Milan, il manager è stato chiaro: “Non credo sia uno scontro diretto perché in questo momento i biancocelesti stanno molto più in alto in classifica. Il Milan ha cambiato tutto e oltretutto c’è un po’ di maretta con Allegri che è stato messo in discussione. Probabilmente il vero big match è Juventus-Napoli, anche se vedo comunque i bianconeri  una spanna sopra le altre…”. I ragazzi di Petkovic da poco hanno fatto visita alla Capitale inglese, per sfidare i galletti del Tottenham, e allora da un esperto del calcio d’oltremanica, una battuta su quella sfida era d’obbligo: “Mi sembra che la Lazio si sia comportata come la classica italiana, timorosa e arroccata, in cerca di strappare il pareggio a tutti i costi. Se sono stato invitato allo White Hart Lane? No, e nemmeno ci tengo perché non è il mio ambiente. Il fatto che Gazza è stato invitato è un gesto positivo, perché so dei problemi che sta passando e queste manifestazioni d’affetto non possono che fargli bene.”

KLOSE E HERNANES – Avevano fatto scalpore le dichiarazioni del tecnico di Quarticciolo sul gesto di Miro Klose, elogiato da ogni parte in Italia e in Europa, che aveva ammesso il tocco di mano nella gara con il Napoli, annullando il gol che avrebbe portato in vantaggio i suoi. E allora lo stesso Di Canio torna su quelle dichiarazioni, facendo chiarezza sul suo pensiero: Non mi sembra che Klose abbia subito detto che aveva toccato con la mano. Ha esultato per una ventina di secondi, e solo dopo essersi reso conto delle tante telecamere, e accerchiato dai giocatori del Napoli, si è convinto a confessare. Ma il punto è che si è fatto un gran parlare della cosa, mentre in Inghilterra non avrebbe fatto nemmeno notizia… Ho sentito addirittura dei tifosi che si sono arrabbiati con Klose perché ha fatto annullare il gol, e questo è l’esempio della decadenza dei valori di un tempo”. Dopo aver puntualizzato il suo pensiero sul “fattaccio”, Di Canio ha detto la sua anche sul Profeta biancoceleste, secondo l’ex centravanti discontinuo e poco prolifico lontano dall’Olimpico nella scorsa stagione: “La nuova posizione e le tre stagioni italiane alle spalle lo hanno sicuramente aiutato. Non difetta di serietà, perché da quello che sento è un professionista serio e questo è fondamentale nella carriera di un calciatore. Certo, i campioni sono altri secondo me, ma ciò non toglie che lui stia sfruttando al massimo il suo potenziale e sia migliorato sotto il profilo del gioco di squadra. In campo internazionale ha mancato l’appuntamento, perché se con il Tottenham doveva dare qualcosa in più alla squadra, non l’ha fatto”.

DERBY – E’ stata sempre la sua partita, il suo momento. Il derby della Capitale è stato sinonimo di Paolo Di Canio per molto tempo, e in molti dicono che dalla sua partenza, manchi alla Lazio un calciatore simbolo che faccia infiammare la Curva e i calciatori in campo. “Chi vedo meglio in un derby Petkovic-Zeman? Per risultati e progetto mi sembra che Petkovic abbia attecchito molto più velocemente, aiutato sicuramente dal fatto che la rosa laziale gioca insieme da molti anni. Adesso come adesso, non vedo nessuna caratteristica zemaniana della Roma attuale, e credo che le caratteristiche della rosa non rispecchino quelle idonee a sviluppare quel gioco. Dà la sensazione che possa perdere sempre la partita, ma in un derby secco tutti sappiamo che può succedere di tutto. Oltretutto la Lazio ha giocatori che conoscono l’ambiente molto bene, e uno come Klose che assomiglia ad un robot, e non si farà assolutamente condizionare dalle emozioni, anzi. Al contrario vedo nella Roma un gruppo di giovani senza una guida che li trascini, e se poi si lascia fuori gente come De Rossi, per loro la vedo dura. Ma ripeto: il derby riserva sempre sorprese, sia brutte che belle”.

PENSIERO – Molto spesso, in questi anni, il tifoso biancoceleste si è sentito ferito, talvolta tradito, dalle continue frecciate e dichiarazioni negative fatte dal loro beniamino. E quello che molto spesso si imputa a Paolo è di non aver mai puntualizzato la distinzione riguardante il livore nei confronti della società e l’amore, ancora vivo, nei confronti della Lazio, una fede che Di Canio ha tatuata addosso, anche se comunque il tecnico dello Swindon Town ha risposto alla sua maniera: “Non è un mio problema che i tifosi ci rimangano male se io dico quello che penso della Lazio. Quando mi si fa una domanda io rispondo sinceramente e non sento la necessità di dover fare una distinzione. Per quando riguarda lo scindere la società dalla tifoseria, rispondo che io non sono un ex giocatore che vive di radio o cose del genere, e che quindi si debba accaparrare i favori dell’ambiente. Commento in modo professionale e schietto, questo è il mio modo di essere, da sempre. Credo che sia da stupidi pensare che io non sia più laziale, e se questo è il mondo che circonda la Lazio preferisco non seguirlo. Sono sempre stato un uomo solo e me ne vanto, perché quello che ho fatto l’ho sempre fatto con le mie forze, e quando dico quello che penso lo dico sempre, che sia mia figlia oppure il mio migliore amico. Non mi interessa dire cose carine quando non le penso, sarebbe ipocrita. Non mi interessa quello che dice la gente, io sono laziale e nasco laziale, e non devo ripeterlo ogni giorno per dimostrarlo. Tra l’altro, i valori che hanno sempre contraddistinto il popolo biancoceleste oggi si sono persi, e quando sento persone, tifosi, che si arrabbiano con Klose per quel gol fasullo, allora non mi sento laziale, perché questo popolo ha sempre lottato per le gioie che ha avuto, conquistandole con il sudore”.