Cristiano Sandri:"Non faremo manifestazioni, ma lo Stato sia trasparente"

La partita è appena cominciata, ma dopo venti mesi vissuti nel dramma, nella disperazione, nella speranza di una giustizia fino ad oggi negata, la famiglia Sandri cerca di tornare alla «normalità». «Ora vogliamo riappriopriarci della nostra vita» afferma Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, il tifoso assassinato l'11 novembre del 2007 nell'area di servizio di Badia al Pino. «La sentenza l'hanno sentita tutti - afferma - tutti hanno avuto modo di commentare, di indignarsi, di rilasciare le proprie dichiarazioni. Adesso è venuto il momento di fermarsi. Noi della famiglia, da due anni a questa parte, abbiamo sempre vissuto in prima linea: ora ci aspettiamo una presa di posizione da parte di tutti coloro che fino ad oggi, a parole, sono stati dalla nostra parte. Ci aspettiamo che qualcuno si faccia garante affinchè l'appello che presenteremo contro la sentenza della Corte d'Assise di Arezzo si svolga nella massima trasparenza».
Cristiano cerca una giustizia in nome del fratello, morto nell'abitacolo di una macchina mentre insieme ai suoi amici stava andando a Milano per seguire una partita della sua Lazio. «E' una situazione che ci sta portando tutti ai limiti di un esaurimento - confessa ancora Cristiano - è arrivato il momento di fermarsi per recuperare le energie spese in tutti questi mesi. Non faremo alcun tipo di manifestazione come affermato da mio padre in un momento di particolare sconforto emotivo: quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto, e siamo andati anche oltre cercando di percorrere ogni strada. L'ultimo nostro pensiero è quello di metterci a fare i capi popolo in una vicenda che tutta la comunità di Roma ha molto a cuore: chiedo soltanto a tutti di non fare gesti violenti o sconsiderati, non servirebbero a nulla».
La tensione emotiva è ancora tanta, l'adrenalina sta per esaurirsi: il tempo di slacciare il nodo alla cravatta e ripartire con una vita normale, che di normale ha davvero poco. «Adesso vorrei stare un po' con mio figlio - conclude l'avvocato Sandri - prima di rimettermi al lavoro. Tornerò allo studio legale e attenderò le motivazioni della sentenza di martedì scorso che dovrebbero arrivare entro i prossimi tre mesi. Poi ritornerò a lavorare sulle carte per presentare l'appello. Il mio unico desiderio è che lo Stato si faccia garante affinchè la seconda fase del processo sia caratterizzata dalla massima trasparenza».