Il vergognoso video dei cori su Paparelli, il figlio: "Questo è troppo, querelerò tutti!"

Sembra che ormai basti nascondere qualsiasi infamia sotto l'etichetta della "goliardia", per aspettarsi giustificazioni e ridimensionamenti in toto. Peccato che non sia così, che un ragazzo che muore allo stadio non sia qualcosa da narrare con spensieratezza, e che i soliti cori ingiuriosi non siano canzoncine burlone così adatte agli incontri conviviali. Qualcuno deve pensarla così, invece, stando al video che è diventato spiacevolmente virale sul web. Una rimpatriata, una cena, un gruppo di tifosi giallorossi impegnati a cantare un coro diffamatorio contro Vincenzo Paparelli. Un abitué, da trentacinque anni a questa parte. Immagini grottesche, ancora più grottesche se si considera che a divulgare la clip è stato probabilmente uno dei diretti interessati. Forse aspettandosi l'encomio. Le parole di Gabriele Paparelli, sulle frequenze di Radiosei, durante la trasmissione La Voce della Nord, suonano ovviamente in tutt'altra maniera: "Goliardico? mi verrebbe da dire una parolaccia, ma non la dico. Allora voglio nomi e cognomi di tutti i cari defunti di quei signori. Faccio qualche coretto anch'io. Sono arrabbiato, perché qui siamo arrivati al limite dell'umano, dell'idiozia. Non capisco cosa ci sia di goliardico nell'insultare un poveraccio che è morto allo stadio". E pensare che poco più di un mese fa ricorreva l'anniversario della morte di Vincenzo, e sulle mura del Verano compariva l'ennesima scritta della vergogna. Prontamente poi, era stata coperta proprio da un gruppo giallorosso. Un segnale per prendere le distanze da un orrore, una mancanza di rispetto, che si ripete puntualmente negli anni: "Uno di queste persone ritratte nel video mi ha scritto in privato su facebook per pormi le sue scuse. Non le ho accettate. Parliamo di tutta gente adulta, grande e vaccinata. Sapevano cosa stavano facendo. E non mi parlassero dei fumi dell'alcol, a cinquant'anni se bevi un bicchierino non comprometti le tue facoltà mentali. Mi viene da pensare che apprezzino l'etichetta della tifoseria che insulta i morti, ogni anno è così". Ogni volta, da quel 28 ottobre 1979. La misura è colma, per la famiglia Paparelli: "Ho sopportato 35 anni, sono sempre stato zitto. Ma questa volta non la passano liscia, ci sono nomi e cognomi, querelerò tutti. Siamo stanchi di ricevere insulti gratuiti. Non erano giustificati allora, non lo sono adesso. E' finita la mia pazienza, perché ho visto chi erano: gente adulta. I ragazzini li posso anche scusare, ma loro no: sanno di cosa stanno parlando, magari conoscevano mio padre, magari erano anche presenti quel giorno. Ho sempre cercato di buttare acqua sul fuoco. Ma adesso sono arrivato al limite, avevo la pelle d'oca a vedere quel video, con quell'atmosfera festosa mentre cantavano quel coro. Fatevi un esame di coscienza, pensate come vi sentireste voi se insultassero da anni vostro padre".
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