Lazio, l'ex Hoedt: “A Roma se perdi non puoi uscire di casa. Klose un maestro"

Le parole dell'ex centrale della Lazio, Wesley Hoedt, rilasciate ai microfoni di Voetbal International. Quanto gli mancano i tifosi laziali...
07.10.2019 07:20 di  Francesco Mattogno  Twitter:    vedi letture
Lazio, l'ex Hoedt: “A Roma se perdi non puoi uscire di casa. Klose un maestro"
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© foto di Federico Gaetano

Non dev'essere un periodo semplice per Wesley Hoedt. E, quando le cose non vanno troppo bene, è facile farsi prendere dalla nostalgia. Con una lunga intervista a Voetbal International l'ex centrale della Lazio è tornato a parlare del suo vecchio club. I biancocelesti, appunto, che l'olandese aveva rievocato poco più di una settimana fa con queste altre dichiarazioni. Il suo intervento ai microfoni del portale olandese parte fin dagli albori della sua vita da calciatore: Come ho sfondato? Ho sempre giocato come centrocampista, la svolta è arrivata nel momento in cui sono stato convocato con l'Under 17 dell'Olanda. A seguito dell'infortunio di uno dei centrali il ct mi ha messo in difesa. Un anno e mezzo dopo ero stabilmente in prima squadra, e sei mesi più tardi ho firmato un contratto con uno dei più grandi club italiani (la Lazio ndr). Da un certo punto di vista, però, Wesley non ha troppi rimorsi: “Penso di aver sempre preso la decisione giusta quando c'era in ballo il mio futuro. La mia carriera è stata in ascesa fino all'anno scorso. Quasi 70 partite in Italia, 50 in Inghilterra, non è cosa da poco”.

LA SUA CRESCITA IN ITALIA - La Lazio, poi, gli ha permesso di limare i suoi difetti e potenziarsi nei fondamentali del ruolo: “Il campionato italiano è il migliore in assoluto per crescere come difensore. Spesso un approccio troppo difensivo è considerato esteticamente brutto, ma per loro è una specie di arte. È per questo che poi in Italia nascono difensori come Nesta, Maldini o Baresi. Sarebbe stato troppo presto andare in Premier League con solo 12 partite di Eredivisie sulle spalle, avevo bisogno di questo step intermedio”. E i suoi compagni in biancoceleste l'hanno aiutato tantissimo: Ho imparato tanto da Biglia o Klose durante l'allenamento. Miro mi ha insegnato a liberarmi dagli avversari. Molti difensori ti trattengono in modo un po' subdolo e lui usava l'astuzia per divincolarsi, anche con le maniere forti, ma senza che l'arbitro lo vedesse. Ora questo non è più possibile, a causa del VAR, ma quelli erano i trucchi di un campione”.

LA LAZIO E I SUOI TIFOSI - Hoedt continua: “L'avversario più difficile da affrontare? Gonzalo Higuaín. Il primo anno contro il Napoli abbiamo perso 5-0 e lui, il mio avversario diretto, ha segnato una tripletta. Non è stato facile all'inizio. In Italia sono tutti allenatori, anche il macellaio o il fornaio. Se fai bene e vinci, ottieni tutto gratis, ma se perdi non puoi uscire di casa. Quando abbiamo perso il derby 4-1 la società ci ha mandato in ritiro per due settimane a trecento chilometri da Roma. Nella capitale vivono per il calcio, si meritano rispetto. E poi i tifosi della Lazio sono fantastici. L'unico suo errore è stato lasciare quell'ambiente, dice l'olandese: “Forse ho sbagliato a non rinnovare il contratto. C'era grande professionalità (alla Lazio ndr) e non ero certo stufo di questo. Però volevo giocare di più in campionato e il Southampton mi aveva fatto un'offerta irrinunciabile” - ma quanto mancano a Wesley i tifosi biancocelesti - “In Premier League il tasso tecnico non è così alto, a dir la verità. La cosa che lo rende un bel campionato è la grande intensità di gioco e la costruzione mediatica che gli orbita attorno. Gli stadi sono sempre pieni, è vero, ma il tifo in Italia è molto più caldo”.

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Pubblicato ieri alle 20