Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio... La Lazio è Campione d'Italia

"Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio 2000, la Lazio è Campione d'Italia". Parole dolci come il miele che riportano alle mente emozioni mai sopite, impossibili da dimenticare per chi, come il popolo laziale, è abituato a veder infrangere i propri sogni sul più bello, pronte ad essere rivissute alla prima occasione. E oggi è l'occasione giusta perchè il 14 maggio è un giorno particolare, è il giorno della festa, della ricorrenza a lungo sognata e, anche per questo, ancora più bella. Il 14 maggio, per ogni laziale, rappresenta il coronamento di un sogno, il raggiungimento di un obiettivo rincorso per quasi 30 anni, il ricongiungimento dei padri ai figli, la storia che si ripete.
Quel giorno il Fato prese le sembianze di Alessandro Calori, difensore del Perugia che, sotto il diluvio universale, indirizzò lo Scudetto verso la Capitale, restituendo alla Lazio ciò che le era stato tolto appena l'anno precedente. Una giornata incredibile vissuta con un occhio al campo e un orecchio alla radiolina in attesa di buone notizie. Il vantaggio, poi il raddoppio e l'attenzione che si sposta sul campo di Perugia. Nella Capitale splende il sole, a Perugia c'è il diluvio; strano il destino che molto spesso ha più fantasia di noi e si ricorda che, anche nella gioia, il tifoso laziale è abituato alla sofferenza scrivendo un finale degno del miglior registra di thriller. Mentre la Lazio rientra negli spogliatoi confortata dal 3-0 appena inflitto alla Reggina, la Juventus si appresta a rientrare sul terreno del Renato Curi per disputare il secondo tempo. I tifosi entrano in campo, tutti con le radio attaccate all'orecchio, poi l'esplosione di gioia al gol di Calori che regala lo scudetto momentaneo ai biancocelesti. Manca ancora mezz'ora alla fine però, 30 minuti per cuori forti, abituati a soffrire, proprio come quelli della maggior parte dei laziali. Poi, gli ultimi minuti vissuti via radio, con le mani nei capelli ed il fischio di Collina che sancisce la sconfitta della Juventus e la conquista dello Scudetto biancoceleste, facendo letteralmente impazzire i tifosi. La Lazio è Campione d'Italia per la seconda volta proprio nell'anno del centenario; la Lazio di Cragnotti, di Eriksson, del turnover, dell'estro di Veron, delle punizioni di Mihajlovic, della forza di Almeyda, della classe di Mancini, del Capitano, Alessandro Nesta,cresciuto nel settore giovanile biancoceleste e laziale vero, della tenacia di Nedved, del carattere di Simeone, scaricato forse troppo in fretta dall'Inter, delle galoppate di Conceicao, dell'esperienza di Marchegiani, e poi ancora di Negro, Pancaro, Couto, Stankovic e della coppia gol Salas-Inzaghi. 14 maggio 2013, oggi come allora il cielo sopra Roma è biancoceleste.
Sono le 18 e 4 minuti, una formula magica entrata nel vocabolario di ogni laziale. Purtroppo non hanno ancora inventato una macchina del tempo che ci possa riportare a quel giorno, quell'ora, ma sarebbe bello che, proprio oggi, in una giornata che ha segnato la vita di ogni tifoso biancoceleste, succedesse qualcosa di magico, qualcosa che esce fuori dai canoni. Sarebbe bello se, ognuno di noi, si ricordasse dove era in quel preciso momento e tornasse nel luogo che l'ha visto gioire; non importa quale sia, se vicino o lontano, che sia il vostro salone di casa, lo stadio, la cameretta dei vostri nonni e dei vostri genitori, il vostro posto di lavoro. E, se possibile, portate con voi la persona che avevate al vostro fianco. In fondo, avete scritto insieme un pezzo di storia della Lazio.