Pietralata, un torneo di calcio per i 40 anni della morte di Pasolini

31.10.2015 19:00 di  Andrea Centogambe  Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori - Repubblica.it
Pietralata, un torneo di calcio per i 40 anni della morte di Pasolini

Quattro squadre dai colori diversi, ma unite dalla stesso volto stampato sulle maglie. Quello di Pier Paolo Pasolini, celebrato a 40 anni dalla sua tragica uccisione (avvenuta nella notte tra l'1 e il 2 novembre 1975) nel modo che forse avrebbe apprezzato più di tutti: un torneo di calcio. Al campo "Fulvio Bernardini" di Pietralata (quartiere legato visceralmente a Pasolini), personaggi noti del mondo dello spettacolo, della letteratura e del giornalismo si sono ritrovati per ricordare il grande scrittore, poeta, regista e artista a tutto tondo. Per tutti, semplicemente PPP. "Pasolini gioca ancora", il nome scelto per uno degli eventi cardine pensati per il quarantesimo anniversario e che ha visto sfidarsi in un quadrangolare quattro formazioni speciali: l'ItalianAttori, il Team Giornalisti Italiani, la Osvaldo Soriano FC (Nazionale scrittori) e la Pasoliniana, formata per la maggior parte dai rifugiati politici e richiedenti asilo dell'ex Liberi Nantes. A contendersi il trofeo nella finalissima. proprio queste ultime due squadre: dopo lo 0-0 maturato nei 35 minuti regolamentari, gli scrittori  hanno vinto 3-2 grazie alla lotteria dei rigori. Medaglia di bronzo per gli attori e registi, con i giornalisti fanalini di coda ma lo stesso sorridenti al momento della premiazione. "Lo sport è il modo migliore per ricordarlo anche perché il rapporto che aveva con questo territorio va di pari passo con la storia di questo impianto", rivendica orgoglioso Gianluca di Girolami, presidente del comitato romano della UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), padrone di casa nell'impianto di Via dell'Acqua Marcia.

Il calcio d'inizio è stato affidato al Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini: "Pasolini è stato teatro, cinema, letteratura, poesia ma anche calcio. Ci sono delle immagini bellissime che lo ritraggono in giacca e cravatta mentre gioca con i bambini nella periferia romana. Nel mio ruolo credo - ha ammesso Franceschini - di dover in qualche modo scusarmi, anche per chi c'era prima, per le istituzioni che non lo hanno capito e, anzi, hanno spesso finito per emarginarlo. Le iniziative organizzate in tutta Italia dimostrano come il ricordo sia vivo anche a quarant'anni di distanza dalla sua morte". Accanto a lui, a inaugurare il torneo, non poteva mancare Ninetto Davoli: "Non dico che Pier Paolo viveva per il calcio, ma quasi. Quando giocava a pallone - ricorda l'attore scoperto proprio da Pasolini - si sentiva come un ragazzino. La sua era una passione viscerale, quando c'era una partita della Nazionale Attori a volte trovava una scusa per rinunciare agli altri impegni e venire a giocare. Ricordarlo oggi in questa maniera è un'emozione vera".

Tantissimi i volti noti che hanno voluto omaggiare Pasolini con gli scarpini ai piedi. O anche semplicemente a bordo campo. Come Abel Ferrara: "È fantastico stare qui, lui amava davvero il calcio", racconta il regista statunitense autore del film che nel 2014 portò al cinema proprio le ultime ore della vita del compianto artista nato a Bologna. "Io sono più appassionato di football americano ma tutti gli sport - sostiene Ferrara - hanno la capacità di unire le persone in autentici momenti di condivisione". "Mi dispiace non aver avuto la possibilità di giocarci insieme, una figura come la sua manca moltissimo a questo Paese", è il pensiero di Matteo Garrone, capitano per un giorno della Nazionale attori. In campo con lui anche un altro regista di primo piano, Marco Risi: "Quest'iniziativa ruota tutta intorno alla sua bella figura, si respira davvero una splendida atmosfera".

Personale e indelebile il ricordo offerto da Enzo Decaro: "Mi trovavo a giocare con Troisi e Arena - rievoca l'attore napoletano - quando ci dissero che Pasolini era stato ucciso. Calò subito un silenzio gelido, per noi rappresentò la perdita di un punto di riferimento fondamentale. Se siamo qui è per lui, ma anche per noi". Allenatore dell'ItalianAttori, la storica bandiera giallorossa Giacomo Losi: "Affrontai Pasolini al Flaminio, in una partita che aveva organizzato contro una rappresentativa di ex giocatori di Roma e Lazio. Ciò che m'impressionò di più fu la sua immensa gioia nel giocare, correva su tutti i palloni anche se la sua squadra stava perdendo in maniera netta. Per lo stile di gioco, nel calcio di oggi lo paragonerei senza dubbio ad Alessandro Florenzi. Anche se a Pasolini il sistema attuale non piacerebbe affatto, per il troppo lucro che ruota attorno a questo mondo". "In questi 40 anni - gli fa eco l'attore e regista Edoardo Leo - il calcio ha perso la sacralità ai livelli più alti, ma la mantiene sui campi di periferia". Come quello intitolato a Fulvio Bernardini, allenatore del Bologna che vinse lo storico scudetto del 1964. Quel Bologna che, destino vuole, aveva uno spazio riservato nel cuore di Pasolini. Perché il calcio, diceva PPP, "come la letteratura e il sesso, è uno dei grandi piaceri della mia vita"