ESCLUSIVA - Il doppio ex Bazzani: "Lazio favorita ma occhio alla grinta della Samp! Contestazione? Giocare senza la Nord è tutt’altra cosa..."

Poco tempo per incidere e lasciare il segno. Giunto nella città eterna dopo lo scambio con Simone Inzaghi, Fabio Bazzani ha vestito la maglia biancoceleste per soli sei mesi, collezionando 15 presenze e 3 reti, per poi far ritorno a Genova, sponda blucerchiata, per altri due anni. Un esordio da ricordare con il gol del momentaneo vantaggio contro il Palermo, come il suo primo saluto alla gente laziale, in conferenza stampa, con il siparietto intorno al suo tatuaggio della Fortitudo Bologna (la squadra di basket di cui è tifoso) che raffigura un’aquila simile a quella biancoceleste. “Anche se non è riferito alla Lazio, fu comunque un bel biglietto da visita per la gente laziale. Il rapporto con i tifosi fu bellissimo e sebbene rimasi poco tempo ebbero modo comunque di apprezzarmi. Ho sempre cercato di dare il mio contributo sempre in silenzio, aspettando il mio turno e per giunta segnai anche all’esordio nella sconfitta contro il Palermo. Non sono stato uno di quei giocatori che ha lasciato il segno alla Lazio ma conservo comunque un bel ricordo e un buon legame con i tifosi”. Raggiunto dai microfoni della redazione de Lalaziosiamonoi.it, l’ex attaccante di Sampdoria e Lazio, ha espresso il suo punto di vista sulla situazione attuale dei capitolini, soffermandosi anche sulla querelle contestazione e le prospettive future.
L’esperienza al Mezzolara in Serie D nella tua Bologna e l’obiettivo patentino all’orizzonte. Come procede la stagione?
“Stiamo facendo un buon campionato e siamo in corsa per i play-off. Essendo una piccola realtà di Bologna che si confronta anche con piazze importanti come Lucca e Mantova, devo dire che non è male. ci proveremo fino alla fine ma in ogni caso la stagione resta positiva, come lo è stata negli anni precedenti. Mi sto divertendo ancora e posso dire di essere soddisfatto. Dopo anni di Lega Pro a Pescara ho deciso di trasferirmi a Bologna con la famiglia anche per avere maggior stabilità. Stavo per smettere ma dopo la chiamata di un amico che fa il ds in questa società, ho provato a fare un anno e ora sono già arrivato al terzo. Sono molto contento di questa scelta. La mia intenzione in futuro è quella di provare ad allenare, per capire se sarò portato per questo tipo di vocazione. Il primo patentino (quello di terza categoria, ndr) già ce l’ho, ma prenderò anche a quello di seconda non appena avrò smesso di giocare”.
Un periodo molto breve trascorso alla Lazio. C’è un po’ di rammarico per non essere rimasto più a lungo a Roma visto che, a conti fatti, in quegli anni un attaccante con le tue caratteristiche avrebbe fatto comodo…
“Era un po’ nell’aria che rimanessi poco visto che si trattava di uno scambio di prestiti tra me e Simone Inzaghi da gennaio a giugno. In questi casi per farlo diventare definitivo devono concatenarsi diverse componenti. Al 90% sapevo che sarei rimasto solo per sei mesi a Roma. Ebbi comunque modo di legare con diversi giocatori come Liverani, Giannichedda e Zauri con cui avevo un ottimo rapporto e mi vedevo più spesso anche al di fuori del campo. Nonostante sia rimasto poco però avevo instaurato un buonissimo rapporto con tutti”.
E con Lotito?
“Era il primo anno dopo il cambio di gestione ed era una figura nuova al palcoscenico del calcio italiano. Devo dire che malgrado la breve parentesi il rapporto con lui è rimasto sempre buono, come del resto lo aveva tutta la squadra. Quando arriva un presidente nuovo poi sei anche più disposto a conoscerlo e capire le nuove idee che può portare”.
La contestazione dei tifosi biancocelesti nei confronti del presidente ha ormai subito un'evoluzione senza precedenti, tanto da decidere di lasciare lo stadio vuoto. Che idea ti sei fatto in merito e quanto può influire sulla squadra?
“Non vivendo a Roma faccio fatica a dare un giudizio completo perché non conosco bene come stanno le cose. Non c’è unità d’intenti questo è evidente, ora però credo si sia arrivati un po’ alla punta dell’iceberg. Disertare lo stadio pur di manifestare il proprio dissenso al presidente è il massimo. Immagino anche la fatica che possa fare un tifoso caldo come quello biancoceleste nel non entrare e sostenere la propria squadra, ma evidentemente si vuole far capire che c’è un totale disaccordo con le scelte societarie. Purtroppo a rimetterci è proprio la squadra, perché giocare senza Curva Nord è tutt’altra cosa. Sicuramente in questo modo aumenta il vantaggio per la squadra avversaria che gioca in trasferta, venendo meno il fattore campo. Devo dire però che nonostante tutto la squadra, almeno domenica, ha risposto bene”.
Un clima simile può influire anche sulle scelte di quei giocatori che, in vista del prossimo calciomercato, potrebbero viaggiare in orbita biancoceleste?
“Un giocatore ovviamente preferisce sempre giocare con la curva piena, soprattutto come quella della Lazio. Io mi auguro che almeno in estate, anche grazie al mercato, ci sia quantomeno una tregua. Sarebbe brutto che una squadra come quella biancoceleste non avesse il proprio pubblico a sostenerla anche in futuro. Non credo sia neanche ciò che vorrebbero i tifosi. Ripeto, da qui all’estate spero che la situazione si risolva, così che chi andrà a giocare nella Lazio avrà il pubblico laziale al proprio fianco”.
La partenza Hernanes può ridimensionare le ambizioni della squadra di Reja o pensi sia stata più una scelta forzata per poi reinvestire in futuro?
“Credo che lì abbia inciso la volontà del giocatore di fare una nuova esperienza. Non credo che sia stato un grande salto per il giocatore perché comunque l’Inter è di fatto in lotta con la Lazio sempre per l’Europa League. È stata un’operazione che ha permesso alla società di monetizzare parecchio, ottenendo quella liquidità tale che, se investita bene sul mercato, potrebbe offrire tante opportunità, soprattutto in una fase del calcio dove girano pochi soldi. Del resto, quando un giocatore sente di aver dato tutto e decide di cambiare aria è meglio accontentarlo. Vivendo a Bologna, ho vissuto la situazione di Diamanti, dove tutti hanno criticato la società rossoblù per la cessione, ma se il giocatore con la testa è altrove fai davvero fatica a tenerlo. In questi casi l’importante è far fruttare al meglio l’incasso per rinforzare la squadra. Tornando ad Hernanes, non la vedo come una cessione che possa destabilizzare più di tanto le ambizioni della società, nonostante il valore indiscusso del calciatore. Non mi sembra poi che stia cambiando più di tanto le sorti dei nerazzurri”.
La vittoria rocambolesca contro il Parma tiene aperto ancora il discorso sesto posto. Può farcela la Lazio a staccare l’ultimo pass per l’Europa League?
“Ha vinto uno scontro diretto e già questo è importante perché oltre a guadagnare 3 punti ha fermato la principale candidata all’ultimo posto disponibile. L’organico per acciuffare il sesto posto la Lazio ce l’ha, poi bisognerà vedere come reagirà a questo momento dove sembra prioritaria la questione contestazione contro Lotito. Se la squadra saprà isolarsi bene e tirare fuori da questa situazione la giusta rabbia, se la può giocare fino in fondo. Non vedo le altre viaggiare a ritmi irraggiungibili, basta vedere l’Inter l’altra sera”.
Domenica arriva una Sampdoria che con l’arrivo di Siniša Mihajlović in panchina ha saputo cambiare rotta raggiungendo con largo anticipo la zona salvezza. Che squadra ti sembra quella blucerchiata?
“Vedo un gruppo che al momento ha grande fiducia in se stesso e un grande entusiasmo, ma come mi dicono spesso da Genova, questa squadra è stata rivoltata completamente da Mihajlović. Come organico sono gli stessi che ad inizio anno aveva difficoltà, navigando tra le ultime posizioni. Con il tecnico serbo hanno avuto un cambio di passo, di atteggiamento e hanno trovato quelle sicurezze e quell’autostima che prima non avevano. Sono andati addirittura a giocare a viso aperto a Torino contro la Juve, rischiando anche di pareggiare. Il merito è soprattutto dei giocatori perché sono loro che vanno in campo, ma penso che se la Samp a 7 giornate dalla fine possa dirsi salva, credo che sia anche grazie all’allenatore. Domenica prevedo una bella partita e molto equilibrata. La Lazio viene da una vittoria che le ha dato molto morale, mentre loro giocheranno con la testa libera di chi è già salvo e che vuole divertirsi per migliorare sempre di più la classifica”.
Che differenze trovi tra la tua Sampdoria e quella attuale?
“Credo ci siano molte differenze come diverso era anche il calcio di allora. Senza nulla togliere alla Serie A attuale, credo che quella di qualche anno fa avesse un livello più alto. Pensiamo solo alla zona salvezza di adesso che viaggia a ritmi molto più bassi. Nonostante tutto i blucerchiati mi sembrano oggi una squadra più offensiva e aggressiva, mentre la nostra era molto più tattica. Faccio però fatica a fare i paragoni perché credo che il nostro calcio qualitativamente sia sceso molto”.
Dove dovrà stare più attenta la Lazio?
“La Samp come ho detto è una squadra molto aggressiva, che ti viene a prendere alta e che davanti ha comunque giocatori come Gabbiadini e Okaka che stanno in buone condizioni e che possono farti male. È normale che anche loro dovranno temere la Lazio che cercherà di fare la partita e di proseguire la rotta per l’Europa. Chi vedo favorito? Dovendo fare la partita gli uomini di Reja dovranno sbilanciarsi, scoprirsi e forzare la giocata e la Sampdoria, mantenendo un atteggiamento guardingo, potrebbe approfittarne un po’ come ha fatto l’Atalanta sempre a Roma. Vedo comunque favorita la Lazio e perché gioca in casa e perché la giudico in un momento positivo”.